Formigoni a Lecco per il suo nuovo libro: “L’ingiustizia l’ho subita e continuo a subirla”

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In sala Ticozzi la prima uscita pubblica, l’ex governatore della Lombardia è un fiume in piena

“La nostra riforma della sanità? Una riforma di grande valore sociale che avrebbe voluto fare la sinistra”

LECCO – “Un saluto a tutti, sono molto soddisfatto di trovarmi qui insieme alla mia città. Evidentemente non sono fuggito ma ho avuto il permesso per essere qui, ma sono contento che la prima occasione di incontro pubblico che posso fare sia a Lecco”. Sì è presentato così, martedì sera, Roberto Formigoni ospite in una sala Ticozzi piena per 2/3 per presentare il libro “Una storia popolare”, scritto in collaborazione con il giornalista Rodolfo Casadei, nell’incontro promosso da Libertà Protagonista e dal Centro Culturale Alessandro Manzoni.

Tra i tanti erano presenti gli amici storici di Comunione Liberazione, alcuni amministratori locali e alcuni dirigenti dell’Asst oltre a volti noti della città. Un’ora e mezza di conferenza in cui l’ex governatore della Lombardia (in carica per quattro mandati dal 1995 al 2013) condannato per corruzione, parlando del suo nuovo libro, ha ripercorso la sua storia politica non senza togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

Formigoni è apparso come un fiume in piena: dall’educazione e formazioni attraverso gli ideali cristiani con le esperienze in Gioventù Studentesca e Comunione Liberazione fino alla politica con un bilancio di quanto fatto in regione soprattutto rispetto alla sanità, passando per la politica estera e la situazione covid.

Roberto Formigoni con Gianluca Bezzi presidente del centro culturale Manzoni

“Al di là di tutti gli errori che ho fatto e i tradimenti che ho compiuto, gli ideali cristiani in cui mi sono riconosciuto non li ho mai abbandonati, anche nei momenti di prova che ho subito, e capite bene a cosa alludo, non ho tentennato un attimo perché ero certo che se da Dio accettiamo il bene (e io di bene ne ho avuto tantissimo), da Dio dobbiamo accettare il male. Non che Dio mandi il male, ma il male che Dio permette, l’ingiustizia che Dio permette. E io l’ingiustizia l’ho subita e continuo a subirla, ma capisco che se lui la permette è per aiutarmi ad avvicinarmi di più al mio destino, perché Dio non permette mai qualcosa per il male della persona ma solo per il bene”.

Il consigliere regionale Mauro Piazza con Formigoni

L’esperienza politica

“Ho battuto il fior fior dei signoroni Democristiani perché ero circondato da un popolo straordinario che sentiva incarnato in Formigoni l’ideale della loro vita, perché sentivano che il cristianesimo li spingeva a dare testimonianza anche nella vicenda politica – ha raccontato -. E da lì son venute fuori anche le idee che ho cercato di mettere in atto, insieme ad altri: perché la Regione Lombardia non è stato il capolavoro di Roberto Formigoni, è stato il capolavoro di una squadra che aveva la stessa passione. Una squadra che ha dimostrato tutta la sua intelligenza e la sua disponibilità tanto che a un certo punto è venuto fuori anche il gruppo dei ‘Formigoniani di sinistra’ che condividevano fino in fondo quel programma e quel progetto che stavamo portando avanti. Quando una persona viene rieletta quattro volte consecutive nella regione più grande d’Italia, nella seconda regione più grande d’Europa, nella regione più sviluppata d’Italia, non viene rieletto per i suo bei occhi o perché porta la giacca alla moda (era l’arancione in quel caso il colore di moda – ha detto scherzando – e l’ha inventato Formigoni e non Pisapia) ma viene rieletto perché la gente condivide le cose che son state fatte“.

La riforma della sanità lombarda

“Ancor oggi, a distanza di tanto tempo, la riforma della sanità che porta il mio nome ma è stata frutto di un lavoro di squadra, è qualcosa che la sinistra non riesce a digerire perché avrebbero voluta farla loro. La nostra riforma ha fatto sì che un nullatenente potesse scegliere il medico e l’ospedale dove farsi ricoverare, scegliendo tra gli ospedali più costosi di Milano senza pagare un centesimo al giorno, mentre prima della nostra riforma queste strutture erano inaccessibili visto che richiedevano rette di 2/3 milioni di vecchie lire al giorno. E’ stata una riforma di grandissimo contenuto sociale, fatta per la povera gente, che resiste ancor oggi a 25 anni di distanza. Poi c’è la questione che chi è venuto dopo di me ha distrutto la sanità territoriale ma questa è un’altra questione”.

Vale ancora la pena occuparsi di politica?

“Oggi, nella passività del popolo e nell’assenza dei cattolici, a dominare è una nuova ideologia: maternità surrogata, mancanza di distinzione tra uomo e donna, il sesso che è una scelta personale e non un fatto biologico. Tra poco in Italia non potremo più fare certe affermazioni, già oggi dobbiamo stare attenti quando si parla di famiglia: vorrebbero che si parlasse di famiglia tradizionale perché ci sono altri modelli di famiglia. Non esistono più un padre e una madre ma un genitore 1 e un genitore 2. Domani potrebbero esserci dei giudici che ti portano davanti a un tribunale per aver fatto affermazioni che corrispondono alla natura delle cose ma che offendono il modo di pensare di altri. Questo è il modo per togliere alla gente il modo di ragionare con la propria testa. Di fronte a questa situazione non dovremmo occuparci di politica? Non sentite la ribellione? Non sentite di combattere con tutte le vostre forze? Se non ci organizziamo per combattere questa situazione finiremo in una dittatura culturale, in cui saremo obbligati a pensare quel che lor signori vogliono. Oggi più che mai abbiamo bisogno di richiamare i cristiani a fare politica”.

Covid e sanità lombarda

“Sulla sanità lombarda sono state raccontate ingiustamente tante balle. La Lombardia, dopo la Cina, è stata la prima regione del mondo in cui è scoppiato il covid. Colpa della struttura sanitaria? Assolutamente no. Colpa del fatto che i lombardi vanno in giro per il mondo con le proprie merci, fanno affari, si fanno conoscere, ricevono gente da tutto il mondo e per una sfortunata coincidenza qui si è manifestato il primo caso. Poi c’è una grandissima responsabilità delle autorità cinesi e dell’Oms che non hanno avvertito il mondo dello tsunami che stava arrivando. I processi che stanno avvenendo adesso dimostrano che grossi errori la dirigenza lombarda non li ha fatti, tant’è vero che hanno assolto tutti quelli del Pio Albergo Trivulzio e hanno assolto tutti coloro che sono stati accusati di aver fatto pasticci nelle Rsa: queste due assoluzioni hanno mandato alle stelle la rabbia dei ‘sinistri’ che pensavano di farci fuori, di far fuori la regione sulla base degli errori fatti. E invece il Tribunale di Milano, che è il Tribunale di Milano e non aggiungo altro, ha detto che non c’era colpa nei dirigenti di Regione Lombardia”. Formigoni ha quindi assolto in maniera piena la sanità ospedaliera (“la migliore d’Europa e una delle migliori del mondo”), ma ha criticato la sanità territoriale: “che avevamo iniziato a costruire, mettendo soldi per fare in modo che i medici di medicina generale lavorassero in equipe, cercando di fargli capire come il loro ruolo di sentinelle potesse essere più efficace se avessero lavorato assieme. Non ha mai capito perché poi il mio successore Roberto Maroni abbia voluto far diventare la sanità un punto di discontinuità con il risultato che ha disfatto proprio questa unità dei medici di medicina generale”.