LECCO – “Come si combatte la corruzione? Eleggendo alla Regione Lombardia uno come me. Io sono una persona seria, ho una laurea vera e non ho mai partecipato allo Zecchino d’Oro (riferendosi a Oscar Giannino, ndr), inoltre non ho mai raccolto firme false (riferendosi a Gabriele Albertini, ndr). I lombardi hanno bisogno di persone serie che non millantano e che rispettano le regole. I grandi moralizzatori come Giannino e Albertini si è visto che fine fanno. Io sono una persona seria e garantisco che con me alla Regione il malaffare verrà cacciato a calci nel sedere”.
Così Roberto Maroni candidato alla presidenza della Regione Lombardia per la Lega ieri sera a Lecco, subito dopo aver varcato l’ingresso di sala Don Ticozzi in un’intervista televisiva lampo, prima dell’incontro organizzato dal giornale Tempi.
Pungolato sul caso rimborsi che ha coinvolto anche uomini della Lega, uno su tutti Stefano Galli, l’ex ministro ha risposto: “Anche la sinistra è rimasta coinvolta, ci sono state le nutelle, i Penati… ma con me al governo della Regione queste cose non succederanno più. La garanzia la dò io, grazie alla mia storia personale e all’esperienza acquisita in qualità di ministro dell’Interno quando ho fatto ‘un mazzo così’ alla criminalità organizzata. Di fronte ai trafficantini di periferia non mi faccio impressionare”.
Poi, raggiunto il palco e dopo gli onori di casa affidati al presidente della Provincia di Lecco Daniele Nava che ha spronato i circa 250 presenti a non lasciare la Lombardia in mano alla sinistra, il direttore di Tempi, Luigi Amiconi, che ha condotto la serata, ha lasciato la parola a Maroni. Partendo dall’editoriale scritto proprio giovedì sul Corriere delle Sera da Antonio Polito, l’ex ministro ha esordito: “Il Corriere ha deciso di schierarsi e di sostenere la candidatura di Umberto Ambrosoli, un uomo che non ha mai fatto politica nemmeno come consigliere comunale. Però, guarda caso, è stato consigliere di amministrazione del Corriere. Non ce niente da fare – ha proseguito manifestando tutto il suo sconforto – è sempre quel giro lì, di affari, banche, giornali, intrecci; è quel giro lì, quello della borghesia milanese che vuole condizionare le scelte politiche della Regione sostituendosi al popolo sovrano con l’obiettivo di condizionare gli elettori raccontando balle”.
Poi Maroni ha proseguito: “La Regione Lombardia è una macchina da corsa, metterla nelle mani di chi, come Ambrosoli, non ha nemmeno la patente per guidare un motorino, vuol dire schiantarsi subito dopo essere partiti”.
Quindi ha chiamato in causa la carta stampata: “Ce l’hanno tutti con me: Corriere, Repubblica e c’è persino chi riesuma storie vecchie, tipo quella della banda Belsito che proprio io ho cacciato. Cercano di buttarci fango addosso in continuazione, nel tentativo di fermarci e lo fanno per un motivo semplice: perchè su di me non c’è niente. Io sono una persona seria, onesta – e poi di nuovo – ho una laurea in Giurisprudenza regolarmente conseguita all’Università di Milano nel 1975, non ho raccolto firme false e non ho partecipato allo Zecchino d’Oro”. Definendo poi Giannino e Albertini “imbroglioncelli da quattro soldi”.
Dopo loro è stato il turno di Mario Monti: “Ha detto che io sono pericoloso per la Lombardia… azzo! Meno di un anno fa, quando venne incaricato di fare il Governo mi chiamò e mi disse: ‘Ministro Maroni io vorrei che continuasse a fare il ministro dell’Interno perchè la sua eccezionale azione di contrasto alla criminalità organizzata è riconosciuta da tutti’. Gli risposi di no, perchè facevo parte dell’opposizione e quindi stavo con la Lega (applausi, ndr). Un anno fa ero pericoloso per i criminali, adesso sono diventato pericoloso per i cittadini lombardi! Credo di aver capito perchè Monti ha detto queste cose, è stato contaminato da Fini e Casini…”.
Dopo aver sferrato colpi a destra e a manca, Maroni ha spiegato come è stata possibile una nuova alleanza con il Pdl: “Quello che era successo in Regione Lombardia era troppo grave per fare finta di nulla. Era stato arrestato un assessore per concorso esterno in associazione mafiosa e io come ex ministro dell’Interno non riuscivo a reggere una cosa simile. Ho quindi chiesto a Roberto Formigoni di concordare un percorso comune che avrebbe portato a nuove elezioni in primavera. Lui si rifiutò e ci fu la rottura. Immediatamente subentrò Albertini che si propose come candidato cercando di farci saltare. E’ stato a quel punto che abbiamo cercato una nuova intesa con il Pdl, per non dare in mano la Lombardia al centrosinistra. L’intesa è stata trovata e si basa su due punti importanti che stanno a fondamento del nostro programma: creare la macroregione del nord e, secondo punto, trattenere in Lombardia almeno il 75% delle tasse che equivale ad avere ogni anno 16 miliardi di euro in più. Ciò significa fare tutto quello che ci serve: abbassare le tasse alle imprese cancellando l’Irap che pesa per 8 miliardi e dei rimanenti 8 si abbassano le tasse ai lavoratori avvicinado lo stipendio lordo al netto”.
Altra azione prevista nel programma targato Lega è quella di arginare il problema della delocalizzazione da parte delle aziende, soprattutto quelle a ridosso del confine con Svizzera, Slovenia e Carinzia. “Meno burocrazia e meno pressione fiscale – ha fatto sapere Maroni – inoltre introdurremo la regola della fiscalità di vantaggio territoriale che agevola gli imprenditori di confine per evitare che fuggano . Inoltre, cercheremo di trovare un accordo con la Svizzera e gli altri Paesi confinanti per evitare che il nostro territorio si impoverisca favorendo l’imprenditoria italiana sul suolo italiano”.
Un accenno anche alle famiglie e all’educazione. Per Maroni la famiglia che lo Stato deve aiutare è solo una: “quella fondata sul matrimonio. E lo Stato deve garantire alle famiglie la possibilità di scelta tra la scuola pubblica e quella privata”.
Infine un passaggio su Beppe Grillo definito dallo stesso Maroni: “Un fenomeno strano – proseguendo – Le sue liste sono composte da candidati di estrema sinistra, da persone che arrivano dai centri sociali, dai No Tav. Le espressioni che usa Grillo sono quelle che usava Benito Mussolini ai tempi del Fascismo. C’è questa strana commistione che si spiega in un solo modo: Grillo raccoglie la protesta di chi è deluso e incazzato e vuole spazzare via tutto. Il problema è che per Grillo e i grillini, politici e partiti sono tutti uguali e vanno eliminati. Ma siccome non è così, e parlo per me e per tanti che conosco, questa cosa un po’ mi preoccupa, più che altro per le conseguenze che questo atteggiamento potrà avere. I grillini entreranno in Parlamento, butteranno bombe su Montecitorio come lo stesso Grillo va dicendo nelle piazze e sbatteranno fuori i parlamentari, perchè per loro parlamentare è sinonimo di delinquente. Ma quando lo diventeranno loro parlamentari, come la metteremo? Come funzionerà la cosa? Questa contraddizione farà esplodere il grillismo con enormi danni per il nostro Paese che cadrà in rovina. L’antidoto al grillismo è la serietà e il buon governo, e noi possiamo garantirlo vincendo in Lombardia e governando la macroregione del nord”.
Prima di chiudere un’anteprima sulla composizione dell’eventuale Giunta leghista: “Per ora c’è solo una conferma, quella di Antonio Rossi (presente in sala, ndr) quale assessore allo Sport. Per il resto la mia Giunta sarà formata da metà uomini e metà donne, ma saranno tutte persone scelte sulla base dei loro meriti”.