Rifondazione: “No all’accordo tra sindacati e Confindustria”

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rifondazioneLECCO – Riceviamo e pubblichiamo:

“Con il recente accordo sottoscritto da CGIL,CISL ,UIL e Confindustria si è scritta un’ altra pagina buia per i lavoratori di questo paese; i contenuti di questo testo, preannunciati dall’accordo di fine maggio 2013, sono particolarmente gravi, l’ennesimo passo indietro nei confronti dei diritti di chi lavora.

In primo luogo si stabilisce con estrema chiarezza che i diritti sindacali spetteranno solo alle organizzazioni sindacali confederali e/o di categoria che accettano e sottoscrivono integralmente tale testo unico.

Questo criterio, che già Marchionne aveva voluto imporre a Pomigliano (e poi in altre fabbriche) con i noti accordi separati, era stato smentito dalla sentenza della Corte costituzionale n. 231 del 23 luglio 2013. Ma, indifferenti alla necessità di rispettare almeno le sentenze della massima corte, Camusso, Bonanni e Angeletti hanno deciso di ribadire quanto sostenuto dalla Fiat negli scorsi anni.

Inoltre, il testo unico riconferma la possibilità di stipulare accordi peggiorativi (in deroga) ai contratti nazionali, possibilità già prospettata dall’accordo del giugno 2011: tali deroghe potranno riguardare ogni materia dei contratti, dalla prestazione lavorativa agli orari.

Quanto alla cosiddetta “esigibilità” degli accordi, si riconferma che quelli stipulati secondo le regole del “testo unico” non saranno impugnabili né contrastabili, pena sanzioni per le organizzazioni in disaccordo e per i loro delegati. In base a questa norma, nel 2010 avrebbe avuto ragione Marchionne nella sua volontà di punire la Fiom e i sindacati di base che cercarono di contrastare il famoso accordo separato di Fim e Uilm.

Infine, ma non meno grave, il testo unico istituisce una sorta di “tribunale sindacale” che valuterà e sanzionerà i comportamenti dei sindacati e dei delegati “ribelli”: un tribunale composto per la sua totalità da sostenitori della più completa “esigibilità” padronale degli accordi (tre rappresentanti delle confederazioni firmatarie, tre rappresentanti di Confindustria e un presidente “esterno” ed “esperto”, deciso e scelto congiuntamente dagli altri componenti).

Concordiamo, quindi, con la parte di CGIL critica verso questo nuovo accordo che:riduce il ruolo, la titolarità negoziale e l’autonomia delle categorie. È un provvedimento che non può essere preso discutendo a porte chiuse in un direttivo. È evidente che c’è una crisi democratica nella Cgil: non è democratico firmare un accordo e poi dire a tutti: “ditemi di sì perchè altrimenti c’è la sfiducia sul segretario”.

Sacconi, Confindustria e sindacati compiacenti saranno soddisfatti, noi chiediamo il ritiro immediato della firma di questo accordo da parte della CGIL che crediamo debba essere ancora un sindacato forte e al contempo riferimento per migliaia di lavoratori!”

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA LECCO

GIOVANI COMUNISTI LECCO