VALMADRERA – Negli ultimi tempi, e un po’ in tutte le città, si è visto un rapido prolificare di sale giochi e sale dedicate dove chiunque può recarsi a trascorrere del tempo giocando con slotmachine e videolottery.
In tempo di crisi, come quello che sta attraversando il nostro Paese, questi luoghi possono apparire come specchietti per le allodole per tutti coloro che, più o meno colpiti da difficoltà finanziarie, sperano di poter racimolare qualcosa puntando pochi spiccioli per volta. In realtà, molte persone ricavano solo perdite e senza rendersene conto si trovano colpite da quella che è diventata una nuova dipendenza: la ludopatia, ossia la dipendenza più o meno compulsiva e ossessiva dal gioco d’azzardo.
Disoccupati, precari, giovani e anziani sono le vittime designate di questa patologia che, vista la rapida diffusione, ha anche richiesto la creazione di uno sportello apposito presso l’ASL di Lecco.
Ma a parte le implicazioni di tipo sanitario e morale, non bisogna dimenticarsi di quelle di tipo sociale: chi si attacca al gioco come àncora di salvezza o come lume di speranza, rischia, nella maggior parte dei casi, di ritrovarsi in serie difficoltà economiche e quindi, a seguito della perdita dei propri beni, si rivolge all’assistenza pubblica per ricevere aiuto in senso economico. I comuni, dal canto loro, non si possono accollare problemi che, a onor del vero, sono del tutto evitabili.
Sale giochi e videolottery stanno, però, diventando dei business sempre più appetitosi, per lo Stato, soprattutto perché in tempo reale riesce ad avere i dati dei guadagni che può realizzare a spese, ancora una volta, dei poveri contribuenti.
Alla luce di questa analisi, quindi, a Valmadrera si è pensato di prevenire piuttosto che curare.
In che modo? Inserendo nel regolamento comunale una sentenza della Corte Costituzionale che, rispondendo a una richiesta avanzata dal Comune di Bolzano, stabilisce il divieto di apertura per sale giochi a meno di 300 metri dai luoghi sensibili, quali chiese, scuole, residenze per anziani e asili.
Il regolamento viene poi modificato e ampliato quando nel 2010 in una normativa statale il termine “sala giochi” viene corretto in “sala dedicata” e vengono indicate altre nove categorie di sale da gioco differente. Nel suddetto regolamento, quindi, vengono inserite tutte le varie sfumature nominali proposte dalla normativa e viene anche specificato che i 300 metri di distanza dai luoghi sensibili (all’elenco dei quali sono stati aggiunti anche giardini pubblici e oratori) devono essere considerati in linea d’aria e non effettivi.
“Questi luoghi” afferma l’assessore al Commercio e Turismo Emilio Zangari “non incentivano affatto il senso del lavoro e l’ideale sarebbe che sorgessero, come proponeva l’ANCI, in luoghi poco frequentati e difficilmente raggiungibili”.
Al momento, fa sapere l’assessore, non sono pervenute richieste per l’apertura di questo tipo di esercizio commerciale, molto probabilmente perché dopo la lettura del regolamento comunale in materia anche chi è intenzionato ad avanzare proposte in questo senso trova ostacoli tali che non lasciano altro da fare che desistere.