LECCO – “Mi unisco al dolore della comunità della Diocesi Ambrosiana e non solo per la scomparsa del cardinale Dionigi Tettamanzi. Più volte ho avuto l’onore di incontrare “l’arcivescovo degli ultimi”, di poterne condividere i preziosi insegnamenti di carità cristiana, di vicinanza alle persone più deboli e di apprezzarne la concretezza dimostrata nell’affrontare i problemi emergenti della nostra società. Ricordo in particolare la sua attenzione ai temi dell’etica pubblica.
In occasione del discorso di Sant’Ambrogio, ad esempio, il cardinale faceva seguire incontri specifici nei capoluoghi di provincia con lo scopo declinarne i contenuti su un territorio articolato e non sempre sovrapponibile con la realtà metropolitana milanese. Questa tradizione si è interrotta dopo di lui ed è un peccato perché facilitava la partecipazione degli amministratori chiamati a interrogarsi e a rispondere a temi come corruzione, legalità ed economia. Alcune volte incontrava prima della preparazione del discorso un gruppo di amministratori di diverso orientamento politico, chiedendo quali fossero i problemi con cui si aveva più a che fare in modo da trattarli nel suo discorso.
Due volte ho avuto l’occasione di partecipare a questi momenti di dialogo, una in veste di presidente della Provincia di Lecco e una in qualità di sindaco, e ricordo un atteggiamento di ascolto senza filtri né preconcetti. I valori di semplicità e attenzione verso gli ultimi che lo hanno sempre contraddistinto, inoltre, non sono rimasti solo parole nel suo cammino religioso, ma si sono tradotti in gesti e visite che hanno più volte interessato anche il nostro territorio a cui il cardinale era molto legato. Figura di altissima caratura morale e religiosa, il cardinale era davvero in grado di parlare “con tutti e con ciascuno” e di far arrivare forte e chiaro il suo invito alla solidarietà.
Nelle sue visite a Lecco c’è stato modo di confrontarci e di leggere in lui un messaggio profondo da portare avanti nella nostra azione politica: l’attenzione ai più deboli, a chi vive ai margini. Mi viene in mente la visita avvenuta in città nel dicembre del 2011, proprio in occasione di uno degli incontri citati, quando al termine del confronto con gli amministratori, erano circa le 23.00, gli chiesi se volesse fare visita al campo allestito per la prima volta in città per fronteggiare l’emergenza freddo. Lui disse subito di sì e insieme facemmo visita ai senza fissa dimora e ai volontari del campo. Mi colpì la semplicità con cui accettò il mio invito.
Quell’immagine così spontanea fece poi il giro di tutta Italia, ripresa dal magazine Sette del Corriere della Sera che allora pubblicava un numero speciale con avvenimenti di varia natura riportati ora per ora. Ricordo infine il suo forte e personale legame con il quartiere di Chiuso e con la figura del suo curato, per il cui processo di beatificazione il cardinal Tettamanzi si spese in prima persona fino al tanto gioioso annuncio in Duomo avvenuto nel giugno 2011. Con la scomparsa del cardinale Dionigi Tettamanzi, la Chiesa, i credenti, ma anche il mondo laico, perdono una guida e un approdo sicuro nell’incertezza e nella tumultuosità della società in cui viviamo. Sono però convinto che gli insegnamenti del cardinale resteranno sempre nel cuore e nelle azioni di chi l’ha conosciuto e ne ha potuto apprezzare i valori religiosi, etici e morali. Personalmente farò tesoro dell’eredità che lascia alla nostra comunità”.
Il sindaco Virginio Brivio