Scuole paritarie. Rifondazione risponde al presidente Panzeri

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Simone Bertolino (Rifondazione Comunista)
Simone Bertolino (Rifondazione Comunista)

LECCO – L’annunciata chiusura dell’asilo parrocchiale di Belledo e la proposta da parte di Rifondazione comunista di “statalizzarlo” per mantenerlo in vita hanno aperto il dibattito sul tema della scuole statali e paritarie.

Dopo la lettera di Giancarlo Panzeri, presidente associazione scuole dell’infanzia paritarie di Lecco (vedi articolo) segue la risposta di Rifondazione:

Gentile Direttore,

rispondiamo volentieri alla lettera con cui il Sig. Panzeri, presidente della potente associazione delle scuole cattoliche lecchesi, ci presenta le sue rimostranze per la nostra proposta riguardo la scuola materna paritaria di Belledo. Una lettera i cui toni da crociata suggeriscono che forse è veramente giunto il momento di cambiare anche a Lecco.

“Senza di noi il diluvio”, sembrerebbe suggerire l’esimio presidente. A suo dire, sollevare il tema del cambiamento del sistema scolastico lecchese significherebbe avere bambini abbandonati per strada e disoccupazione di massa tra gli operatori. Ci è mancato poco che ci accusasse di volerceli mangiare i bambini. Diamo una risposta politica.

Anzitutto, stupisce come Panzeri non trovi un rigo di spazio per la questione di merito, ovvero la crisi della scuola paritaria di Belledo. Rifondazione Comunista ha proposto di rendere statale quella scuola per impedirne la chiusura ed evitare così che i cittadini del quartiere -e non- vengano privati di un servizio fondamentale.

Ma andiamo oltre. Il punto è che a Lecco c’è un problema di sistema. Nella lettera si sostiene che il sistema delle scuole paritarie sia il più economico ed efficiente: bella forza! Primo, le scuole paritarie per l’infanzia a Lecco ricevono contributi mediamente più alti rispetto a quanto accade in altre città comparabili, altro che risparmi. Secondo, è lo stesso Panzeri che poco più in là, quasi di soppiatto, ci dice che le rette delle paritarie sono un terzo di più di quelle delle scuole pubbliche. Per l’appunto. Insomma l’efficienza c’è anche perché la si fa pagare alle famiglie.

Che a Lecco non hanno reale “libertà di scelta” visto che le quattro superstiti scuole pubbliche hanno lunghe liste d’attesa e alle famiglie lecchesi non resta che iscrivere i figli agli istituti paritari. Le scuole materne pubbliche sono più inefficienti di quelle paritarie? Non scherziamo. Non solo a Lecco le scuole pubbliche per l’infanzia sono più che efficienti e con programmi psico-pedagogici di alto livello, ma ci sono fior di città nelle quali -al contrario di Lecco- il sistema è prevalentemente pubblico e funziona benissimo; e non scarica i costi sulle tasche dei cittadini. Semmai ci sono città che stanno pensando di tornare al sistema prevalentemente pubblico-statale: non solo per una questione di soldi ma anche di valori.

Ci si accusa poi di voler scaricare sullo Stato i costi oggi assunti dai comuni. Noi chiediamo una cosa precisa: che lo Stato torni ad occuparsi dell’istruzione come del welfare, perché l’ente locale falcidiato dai tagli non ce la fa più. E il rischio è che a saltare sia l’intero sistema dello stato sociale. Il vero punto politico, che il nostro interlocutore non sembra cogliere, è che oggi tutto il sistema di welfare, compreso il no-profit, è chiamato a trasformarsi. Anche a Lecco. Non si tratta solo della scuola: se non emergerà un nuovo modello di intervento pubblico e statale, il vecchio modello dell’ente locale che si limita ad esternalizzare al terzo settore i servizi non regge più.

A meno di pensare che si possa tranquillamente andare avanti ad aumentare le richieste di contributo comunale per le proprie scuole, come se nulla fosse. Noi invece crediamo che anche il terzo settore lecchese, vista la sua rilevanza nel tessuto della città, debba avere il coraggio di rimettersi in discussione. Solo dentro un nuovo welfare pubblico può ridefinirsi anche un nuovo ruolo per il sociale. Perché l’alternativa è la privatizzazione tout-court.

Sulla scuola a Lecco la nostra posizione è precisa: ci batteremo perché i cinque anni che abbiamo davanti segnino una svolta nel ridefinire i rapporti tra comune e scuole private (fra pochi mesi scadrà la convenzione) e per avviare un percorso di transizione verso un sistema a prevalenza pubblica. Se il no-profit lecchese ha idee e proposte in merito che non siano semplicemente la difesa dell’”ancien regime” sarebbe il momento di tirarle fuori: chiudersi in difesa dell’esistente non serve a nessuno.

Cordiali saluti
per Prc Circolo di Lecco
Simone Bertolino