Tagli dallo Stato, Lecco tra le città più colpite: -69% dal 2010

Tempo di lettura: 3 minuti

Soldi tagliLECCO – Comuni alla “canna del gas” e da Roma niente ossigeno per le casse degli enti locali, anzi: negli ultimi quattro anni  (2010-2014) i Comuni italiani avrebbero subito un taglio del 43% dei trasferimenti statali, percentuale che sale al 46% se si considerano i soli capoluoghi di provincia.

Sul podio dei Comuni più puniti dalle “sforbiciate” dei Governi che si sono succeduti dal 2010 ad oggi c’è anche Lecco, al terzo posto con il 69% in meno dei trasferimenti, preceduta da Lodi al primo posto (-72%) e Brescia (-70%). Seguono il capoluogo manzoniano Venezia (-66%) e Milano (-63%).

In fondo alla classifica, il Comune meno colpito dalla spending review è risultato essere l’Aquila (-13%) grazie ad alcune esenzioni ottenute a seguito dei danni provocati dal terremoto del 2009, poi Caserta (-13%) e Messina (-27%)

Della situazione lecchese, riportata dal quotidiano di Confindustria, ne è già ben consapevole l’assessore al Bilancio, Elisa Corti: “Sono dati che avevamo già presentato nei mesi scorsi. E’ un trasferimento al contrario – denuncia l’assessore – il Comune contribuisce al fondo solidarietà per cifre più alte rispetto a quelle che ci vengono trasferite indietro. Questo è il motivo per cui si è trasformata la situazione delle entrate in bilancio”.

L'assessore Elisa Corti
L’assessore Elisa Corti

Infatti, mancando le risorse dallo Stato, le tasse comunali rappresentano ora circa l’80% delle entrate complessive, in cifre si parla di circa 37 milioni di euro su un totale di 50 milioni.

“Non è una sorpresa dell’ultima ora – prosegue l’assessore – se prima si poteva contare su trasferimenti importanti, dal 2010 la situazione è completamente cambiata e il risultato obbligato è un maggiore ricorso alle entrate tributarie”.

Sul caso è intervenuta anche l’on. Michela Vittoria Brambilla che ha puntato il dito contro i Governi di centrosinistra: “Comuni come Lecco sono stati penalizzati non tanto dai famosi ‘tagli lineari’ del ministro Tremonti, quelli che hanno colpito nella stessa misura tutti i Comuni oltre i 5 mila abitanti, ma per i criteri introdotti dai governi Monti e Letta, che hanno preso di mira, rispettivamente, i Comuni con più gettito fiscale e quelli con i maggiori “consumi intermedi” (il valore dei beni e servizi consumati quali input nel processoproduttivo)”.

L'on. michela Vittoria Brambilla
L’on. Michela Vittoria Brambilla

L’ex ministro, citando gli esperti del Centro studi sintesi, prosegue: “In una realtà come quella italiana, dove si è ancora ben lontani dalla definizione dei costi standard, ciò significa, di fatto, non distinguere tra sprechi e spese produttive. Forza Italia ritiene necessario un significativo taglio della pressione fiscale su famiglie ed imprese per uscire dalle secche della crisi economica. Ma altrettanto urgente è definire i ‘fabbisogni standard’, che dovrebbero indicare il ‘giusto prezzo’ dei servizi e delle attività comunali, per poter distribuire su una base di equità le risorse disponibili. Tassare non basta e tagliare ‘alla cieca’ può infliggere seri danni, specialmente ai territori più dinamici del Paese”.

L’intervento della parlamentare giunge all’indomani delle sue dichiarazioni riguardo alla pressione fiscale, rifacendosi studio della CGIA di Mestre che pone Lecco nella top 20 degli aumenti sulle tasse della casa, attaccando la giunta Brivio (“con le sue scelte, ha già elevato la tassazione sugli immobili più di altre amministrazioni di sinistra”).

La replica alle critiche arriva lunedì dall’assessore Corti: “Il prelievo non è aumentato, le entrate a bilancio sull’IMU non si sono alzate e ci saranno contribuenti che hanno pagato di più e altri di meno. Riguardo alla TASI, invece, ci sono le detrazioni per figli a carico che credo che nello studio della CGIA non siano state conteggiate in modo adeguato”.