Una quarantina
i leghisti lecchesi
al Maroni day di Varese

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foto concessa da Varese News

“E’ stato bello, si respirava un’aria come dieci anni fa”, addolcisce lo sguardo Pucci Ceresa segretario provinciale della Lega. Lui con un’altra quarantina di leghisti di Lecco e provincia c’era ieri sera a Varese, nell’incontro organizzato dalla sezione locale e che sulle prime pareva avere solo 700 adesioni e poi è scoppiato a 1200 presenti nel teatro con almeno altri 500 fuori.

Ma i lecchesi sono arrivati tra i primi, dopo un tam tam informale partito lunedì, alla spicciolata sei auto da Lecco una dall’alto lago e via nell’incontro dalla riappacificazione, della ripresa di centralità di Roberto Maroni dopo la diffida a parlare agli incontri pubblici partita da Bossi sei giorni fa e successivamente rientrata.

Subito la base si era mossa protestando. La richiesta di congresso, di confronto è arrivata forte e chiara dal senatur (mai messo in discussione dal popolo leghista che continua a dichiarlo leader massimo) e il suo animal spirit, la sua capacità di cogliere gli umori del proprio lettorato ha ritirato la “fatwa” contro Maroni e poi ieri sera sedeva sul palco acclamato accanto a Bobo e a Calderoli.

E Ceresa sottolinea sia l’unità: “Questa è la Lega”, sia la positività del confronto “Che è sempre stato l’anima del partito”, all’interno di un congresso. Con lui a Varese c’erano tra gli altri Ennio Fumagalli, Marco Benedetti, il sindaco di Merate Andrea Robbiani, il segretario brianzono Centenero, da Colico Cappelletti e poi Anghileri di Oggiono e Giovanni Vittorio Pasquini.

Riconoscibili, difficilmente, al punto a Marco Benedetti, al b Ennio Fumagalli e al c Pucci Ceresa

Una rinata unità, un ritorno al passato scaricando il capogruppo della camera Marco Reguzzoni e la vicepresidente al senato Rosy Mauro (proveniente dal sindacato padano) destinati a pagare il conto del veto a parlare per Maroni e degli ultimi scontri al vertice del partito.

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