VARENNA – Con il nuovo anno decade il Consiglio di amministrazione di Villa Monastero e, quindi, anche il suo presidente, Rossella Sirtori. Un drastico e improvviso cambiamento all’orizzonte per la gestione del polo culturale di eccellenza del nostro territorio, che da gennaio verrà interamente internalizzato.
Niente più Cda, quindi: i servizi della villa varennese saranno interamente gestiti dalla Provincia di Lecco, in attesa di delineare una nuova forma di gestione mista tra settore pubblico e privato. Questa la conclusione di una lunga ed estenuante diatriba tra maggioranza e opposizione in consiglio provinciale, che durante la serata di ieri hanno per più di un’ora e mezza dibattuto in merito al punto all’ordine del giorno incentrato proprio sull’internalizzazione delle funzioni di Villa Monastero.
Ma quali sono state, quindi, le diverse posizioni dell’assise? Nocciolo della questione è stata l’opportunità di rinviare o meno il dibattito, così da consentire alle parti politiche di istituire un tavolo di concertazione sulla questione. Questa, almeno, la richiesta delle minoranze, unite nel rivendicare il buon lavoro svolto dal Cda e dalla presidente Sirtori e nel voler evitare un suo improvviso decadimento.
A nulla sono valsi, però, i tentativi dell’opposizione di posticipare la votazione: dopo tanti interventi e qualche reciproca accusa e frecciata, il consiglio ha infatti approvato l’ordine del giorno con voto favorevole della maggioranza e contrario della minoranza.
Ma ripercorriamo velocemente lo scambio di opinioni che ha caratterizzato buona parte dell’intero consiglio provinciale di mercoledì. A presentare il punto all’ordine del giorno è stato il presidente della Provincia, Daniele Nava, il quale ha sin da subito messo in luce i costi totali per la gestione della preziosa villa lariana. “Ogni anno l’amministrazione provinciale spende circa 216 mila euro per la gestione del sito culturale. A questi soldi dobbiamo aggiungere il valore del mutuo per l’acquisto della villa, che ancora stiamo pagando e che ogni anno si aggira intorno 1,5 milioni di euro. Una cifra davvero consistente e che in questo momento di crisi e di mancanza di fondi non possiamo permetterci di continuare a versare. Questa situazione – ha concluso – ci porta a prendere fortemente in considerazione un nuovo modello di gestione, che preveda l’apertura al settore privato”.
Una nuova partnership tra pubblico e privato, quindi, sarebbe l’opzione per il futuro, su cui la stessa minoranza non nega di essere completamente concorde. “Siamo del tutto favorevoli a una gestione mista – ha spiegato Chiara Bonfanti del Pd – ma non comprendiamo il perché di questa internalizzazione. Quali soldi risparmiamo attraverso la dimissione del Cda e della presidente Sirtori? La cifra di cui il presidente Nava parla continuerà a essere versata sino alla concreta attuazione di un nuovo modello, cosa che per il momento non è stata ancora proposta e discussa. Ritengo che la maggioranza non abbia le idee chiare in merito e che l’ordine del giorno sia solo un atto di sfiducia nei confronti del Cda, che ha invece e sempre lavorato bene”.
Un Cda che, stando ai dati emersi durante il consiglio, costerebbe alla Provincia una cifra che si aggira intorno ai 2.000 euro all’anno. “Ve li dà il Pd questi soldi, se è questo il vero problema – ha tuonato il capogruppo Pd, Italo Bruseghini – Cosa vi costa – rivolgendosi alla maggioranza – sospendere la discussione e rivedere insieme il modello di gestione prima di procedere con questa incomprensibile internalizzazione?”. “Non capiamo di quali costi parla il presidente Nava”, così è intervenuto Alessandro Pozzi di Sel. “Vogliamo aprire alla gestione mista e quindi il primo provvedimento è gestire tutto da soli? – ha domandato Ugo Panzeri del Pd – Fate un passo indietro e proviamo a trovare insieme un nuovo assetto prima di liquidare il Cda”. “Questo è uno schiaffo – ha commentato Rocco Cardamone, Pd – al modello gestionale. È indubbio il modo in cui il Cda ha lavorato e si è dato da fare, quasi gratuitamente. Bisogna individuare chi spreca e chi non fa bene il suo lavoro, non penalizzare chi è virtuoso”.
Immediate le risposte dei membri della maggioranza, a partire dal leghista e presidente della Commissione Cultura, Giovanni Pasquini: “il Cda non ha bisogno di un avvocato d’ufficio – rivolgendosi all’opposizione – Non servono le barricate della sinistra: qui non si tratta di una questione politica, ma solo amministrativa”. “Non vogliamo depotenziare il polo varennese – ha affermato il capogruppo Pdl, Christian Malighetti – L’internalizzazione è solo un primo passo verso un nuovo e futuro modello”.
Insomma, una lunga discussione, che non ha scongiurato, però, quello che sin dall’inizio poteva essere percepito come l’inevitabile epilogo, ossia l’approvazione dell’ordine del giorno. Da gennaio, quindi, il tutto passerà interamente nelle mani della Provincia di Lecco, in attesa di definire il nuovo modello.