Psicologia e vita. Che cosa devo assolutamente dare a mio figlio

Tempo di lettura: 4 minuti

RUBRICA – Questa settimana prendiamo avvio da una mail che mi è giunta proprio in rapporto alla rubrica “Psicologia e Vita” (all’indirizzo info@bassanipsicologo.it). E’ la lettera molto carica di umanità di una giovane donna che si avvicina alla grandiosa esperienza della maternità con qualche comprensibile preoccupazione e un altrettanto legittimo entusiasmo. La domanda che percorre tutta la mail potremmo sintetizzarla in questi termini: che cosa è indispensabile che io dia a mio figlio? Che cosa è fondamentale che gli passi in modo da farne una persona forte, sicura e, per quanto può dipendere da un genitore, felice?

E’ la domanda delle domande, per un genitore, e la Psicologia dell’Età Evolutiva fin dalle sue origini (la Filosofia prima ancora) se l’è posta in modo radicale. Cerchiamo di rispondere partendo da alcune espressioni molto dirette di John Bowlby, il padre della teoria dell’attaccamento.

“La caratteristica più importante dell’essere genitori? – si chiede Bowlby in un passaggio centrale del libro “Una base sicura” – Consiste nel fornire una base sicura da cui un bambino o un adolescente possa partire per affacciarsi sul mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato. In sostanza questo ruolo consiste nell’essere disponibili, pronti a rispondere quando chiamati in causa, per incoraggiare e dare assistenza, ma intervenire attivamente solo quando è chiaramente necessario”.

C’è poco da aggiungere. Si può, forse, porre l’accento e articolare in modo più approfondito alcune osservazioni di Bowlby. La prima è la disponibilità del genitore alla protezione, all’incoraggiamento e all’ascolto. Un bambino trova la forza e l’entusiasmo di esplorare il mondo se ha la certezza di poter tornare in un luogo sicuro dove sentire il calore dell’amore incondizionato. Su quest’ultimo termine è opportuno spendere due parole: amore incondizionato, ossia senza condizioni, a prescindere da tutto e da tutti. Un bambino deve sentire anzitutto di essere amato per quello che è, non per quello che fa. Deve sentire che è bello stare con lui, che è piacevole condividere momenti ed esperienze, che ha un valore assoluto in sé. Sarà questa la sua sicurezza da adulto.

Il che, ovviamente, non vuol dire che può fare tutto ciò che vuole, ma che quel nucleo di amore e di valore assoluto non è mai in discussione. Poi, nella quotidianità di un rapporto di crescita, ci saranno anche i “no” e tanti piccoli-grandi conflitti, ma ciò che di volta in volta è in gioco sarà, per ogni circostanza, un singolo episodio: la rabbia per una disobbedienza, la delusione per un piccolo fallimento, la preoccupazione per un certo pericolo. Episodi comunque avvolti da quella “disponibilità a rispondere” che Bowlby ha focalizzato così bene.

Nella breve citazione di cui sopra c’è un altro aspetto fondamentale rispetto al nostro tema, che ne rappresenta l’altra faccia della medaglia: “Intervenire attivamente solo quando è strettamente necessario”. Qui si cela una delle difficoltà maggiori dell’essere genitori: lasciare che il proprio figlio provi a cavarsela da solo fin quando non sia effettivamente in difficoltà e chieda aiuto. Se l’amore incondizionato è infatti indispensabile per crescere psicologicamente forti, la possibilità di affrontare le difficoltà e le frustrazioni senza qualcuno che le “spiani” è altrettanto importante. Di prove, nella vita, ce ne saranno parecchie da affrontare, ed è opportuno che ogni bambino faccia un po’ di palestra già nelle prime fasi di vita.

Poco oltre nel libro, in un altro capitolo che riassume una delle sue ultime conferenze su questo tema, Bowlby rimarca in modo netto quanto siano importanti questi aspetti. Rivolgendosi ai genitori si esprime in questi termini: “I vostri bambini saranno gli adulti che saranno in rapporto a come li avrete trattati”. Ovviamente – e Bowlby ne è pienamente consapevole – non è in gioco solo il rapporto genitore-figlio nella costruzione di un individuo, ma tutta la ricerca contemporanea, a partire proprio dalle sue intuizioni e ricerche, conferma che questo rapporto è la base della sicurezza dell’uomo che verrà.

Dott. Enrico Bassani
Psicologo – Psicoterapeuta
Via Leonardo da Vinci 15, Lecco
http://www.bassanipsicologo.it – info@bassanipsicologo.it – tel. 338.5816257

[clear-line]

ARTICOLI PRECEDENTI

27 febbario – Psicologia e vita. Come si fa a credere in sé stessi?

13 febbraio – Psicologia e vita. Cosa vuol dire “Ti amo”?

30 gennaio – Psicologia e Vita. Ecco come ci inganniamo minuto per minuto

16 gennaio – Psicologia e Vita. La paura che non si riesce a vedere

28 dicembre – Psicologia e Vita. “Alla ricerca della felicita’ “

12 dicembre – Psicologia e Vita. Scappa, scappa… ma che accadrà dopo?

28 novembre – Psicologia e Vita. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

14 novembre – Psicologia e Vita. Le emozioni non si giudicano

1 novembre – Psicologia e Vita. Emozioni o pensieri… chi detta legge?

17 ottobre – Psicologia e Vita. Come si diventa ciò che si è

3 ottobre – Psicologia e Vita. Dove si nasconde la salute?

15 settembre – Nuova rubrica per LN: “Psicologia e vita”. “Psicologia della vita quotidiana”