LECCO – Sabato 27 ottobre, presso l’Aula Magna dell’Ospedale Manzoni, dalle 8 alle 14.30, la Struttura di Oncologia Medica dell’Ospedale di Via dell’Eremo, in collaborazione con il Dipartimento Oncologico e la Rete Ematologica Lombarda (R.E.L.), organizza la quarta giornata oncoematologica lecchese.
L’evento sarà interamente dedicato alle neoplasie del sistema linfatico e allo stato dell’arte delle più recenti ricerche in campo terapeutico.
L’appuntamento vedrà la partecipazione di autorevoli esperti che da tempo si interessano dei diversi aspetti diagnostico-terapeutici di queste particolari neoplasie: tra essi, Enrica Morra (Ospedale Niguarda) ed Enrico Maria Pogliani (Università Milano Bicocca).
“Oggi – spiega Paola Ferrando, oncologa del Manzoni – nei Presidi Ospedalieri della nostra Azienda seguiamo circa 1.800 pazienti affetti da malattie oncoematologiche”.
Nella Provincia di Lecco le neoplasie del sistema linfatico sono in costante aumento annuo (pari al 20%).
Le cause di questo incremento? L’aumento dell’aspettativa di vita e il rischio dell’insorgenza di tumori con l’invecchiamento: se negli anni ottanta si verificavano, in media, 10 nuovi casi di linfoma (in particolare quello non Hodgking) ogni 100.000 abitanti, nel 2000 il numero è raddoppiato (le nuove diagnosi annue sono circa 100 ogni 100.000 abitanti).
“Il 35% della nostra casistica – continua la specialista – rappresenta pazienti affetti da neoplasie del sistema linfatico dette linfomi di Hodgkin e non Hodgkin. Sono questi ultimi, però, i più seguiti (solo al Manzoni si registrano circa 600 pazienti affetti da tale patologia). Otto invece le diagnosi di linfoma di Hodgkin, la neoplasia più rara, che conta 3-4 nuovi casi l’anno, ogni 100.000 abitanti”.
Ma come si interviene, oggi, nella cura di queste patologie? “I così detti farmaci intelligenti e la chemioterapia hanno radicalmente cambiato la prognosi dei pazienti, soprattutto quelli affetti da linfomi non Hodgkin, permettendo un’alta percentuale di guarigioni e un’ottima aspettativa di vita anche nei pazienti più anziani” sottolinea l’oncologa.