Anche i lecchesi
in balia dei virus parainfluenzali

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influenzaLECCO – E’ ancora presto per dire che è arrivata l’influenza, il cui picco è atteso dopo Natale, nel frattempo però sono già 499 mila gli italiani colpiti dalle forme parainfluenzali e in particolare delle sindromi respiratorie acute causate da adenovirus, rinovirus e coronavirus.

Anche a Lecco c’è chi non può uscire di casa senza una buona scorta di fazzoletti e gli ambulatori dei medici di base in queste settimane sono presi d’assalto, complice anche il recente calo delle temperature.  Nel frattempo sono iniziate le vaccinazioni contro l’influenza vera e propria, in particolare per i soggetti a rischio come anziani, malati cronici e bambini.

“L’incremento di pazienti c’è stato a partire dagli ultimi 20 giorni – spiega il dott. Mario Crotta, medico di base – Parliamo di forme non gravi che interessano trachea e laringe, mentre nei giovani tra i 18 e i 20 anni abbiamo registrato anche casi di tonsilliti. Per la maggiore sono forme virali curabili anche senza antibiotico, in altre come le tonsilliti o patologie bronchiali, è necessaria una terapia antibiotica”.

“L’epidemia influenzale non c’è ancora stata – ci conferma la dott.sa Mirella Magnila diffusione riguarda sindromi da raffreddamento delle vie aree superiori, tonsilliti, otiti, spesso accompagnate da brividi di febbre”.

La tachipirina in questi casi viene sempre in aiuto, ma si guarda anche ai rimedi della nonna soprattutto per la prevenzione: a partire da un’alimentazione di cinque pasti giornalieri di frutta e verdura cariche di vitamina c, tisane di timo e fumenti con camomilla, acqua con bicarbonato o foglie di tiglio.

E se gli adulti devono tribolare con naso e gola, nei bimbi i virus parainfluenzali sono causa anche di diarrea, vomito. Si sa che la prudenza non è mai troppa, così ansiosi genitori nelle ultime settimane stanno affollando gli ambulatori di medici e pediatri con i propri figlioletti.

“Spesso si preferisce consultare il medico, soprattutto se il bambino ha la febbre – spiega la pediatra Laura Gioffredi – ma i genitori devono sapere che se le condizioni del bimbo sono discrete, se beve e si alimenta regolarmente, se si presenta la febbre per due o tre giorni possono curarla direttamente loro con la tachipirina. Eviterei invece le corse al pronto soccorso dove, stando in sala d’attesa insieme ad altri pazienti, rischiano di far contrarre al bimbo altre forme virali”.