LECCO – È stata impiegata per la prima volta, presso la Cardiologia dell’Ospedale Manzoni, una nuova tecnologia capace di effettuare, nel corso di una angioplastica, il trattamento riparativo delle coronarie utilizzando uno dispositivo vascolare bio assorbibile (ABSORB BVS), capace di dissolversi nei tessuti del paziente nell’arco di 2 anni.
“Quando si effettua un’angioplastica – spiega Luigi Piatti, responsabile della Cardiologia del nosocomio lecchese – la stenosi coronarica viene dilatata con un catetere a palloncino e, da vari anni, vengono abitualmente posizionati degli stent metallici che , in sostanza, sono piccole protesi, costituite da una maglia metallica che si appone ala parete arteriosa dilatata e, come l’armatura di una galleria, garantiscono che l’arteria resti ben aperta. Lo stent metallico viene col tempo inglobato nella parete dell’arteria, dove rimarrà per sempre. Da oltre 10 anni si impiegano anche stent in grado di rilasciare un farmaco nella parete arteriosa, in modo da modulare la risposta della parete arteriosa stessa al posizionamento di questa piccola protesi”.
La nuova tecnologia viene indicata col termine “Bioresorbable Vascular Scaffold” (acronimo- BVS), col termine anglosassone “scaffold”, che significa “impalcatura”; in sostanza si tratta di una sorta di stent in materiale riassorbile, che rilascia anche un farmaco alla parete vasale.
“il dispositivo, infatti, – aggiunge Piatti – dopo essere stato posizionato, rilascia per alcune settimane un farmaco alla parete vascolare, modulandone la risposta e favorendone la guarigione. Per i mesi successivi assolve anche al suo ruolo di sostegno della parete vascolare; in seguito è in grado di dissolversi gradualmente e completamente nelle arterie coronariche, entro circa due anni, offrendo, per la prima volta nella medicina delle procedure endovascolari, la possibilità di guarigione del vaso”.
A differenza di uno stent metallico, che è caratterizzato dalla sola fase di impianto, il nuovo trattamento riparativo delle coronarie si sviluppa in tre fasi: nella prima, che si estende dal momento dell’impianto fino ai primi tre mesi, l’ABSORB BVS rivascolarizza il vaso; successivamente cessa gradualmente di fornire supporto al vaso, evolvendo da una struttura di sostegno compatta ad una discontinua incorporata all’interno del tessuto. Questa fase inizia dopo i tre mesi e si estende fino a circa 12 mesi dall’impianto.
Nella terza fase, all’incirca un anno dopo la procedura, l’ABSORB BVS è ormai una protesi inerte e comincia ad essere riassorbita positivamente nella parete vascolare. In questa specifica fase, il dispositivo non rappresenta più una struttura che costringe meccanicamente il vaso e permette, dunque, il ripristino della naturale funzione motoria in risposta agli stimoli fisiologici.
“L’utilizzo di questa terapia – dichiara il responsabile della Cardiologia di Lecco – costituisce un beneficio molto importante soprattutto per quei pazienti che, nel corso della loro vita, sono costretti a sottoporsi ad ulteriori interventi di angioplastica o cardiochirurgici. Grazie all’ABSORB BVS infatti, che si dissolve attraverso un naturale processo metabolico, il vaso è libero da supporti permanenti che, senza dubbio, limiterebbero futuri interventi”.
Questa innovazione tecnologica-terapeutica è conosciuta ed utilizzata solo in pochissimi centri ospedalieri lombardi.