LECCO – Regolare attività fisica, corretta alimentazione, niente fumo o eccessi, peso controllato e un po’ di ottimismo: poche e semplici regole che possono migliorare la propria salute ma che spesso, a furia di sentirsele dire, finiscono per essere banalizzate e accompagnate nel cosiddetto “dimenticatoio”.
Molti però non sanno che fumo, pressione arteriosa oltre che colesterolo e glicemia fuori norma, uniti a sedentarietà e attività lavorativa stressante, possono ridurre l’aspettativa di vita fino a 15 anni: tradotto, un 30enne che segue la “retta via” può aspettarsi di campare anche 80anni, al contrario solamente 65.
Una prospettiva devastante e per questo il dott. Pierfranco Ravizza, primario della Cardiologia Riabilitativa dell’Ospedale Manzoni, punta tutto sulla prevenzione: “In genere la riabilitazione è nota come il luogo dove si mettono i malati sulle cyclette, certo facciamo anche questo, ma la bontà della cura nel tempo dipende dal convincimento del paziente ad abbracciare uno stile di vita corretto. Sappiamo che riabilitarli garantisce loro una ripresa migliore, più rapida e duratura ma che la conservazione del risultato avviene a patto che loro siano capaci, non solo di prendere le medicine giuste, ma anche di scegliere la corretta alimentazione, di fare attività fisica in modo adeguato, di astenersi dal fumare, di mantenere un profilo di vita legato alla positività”.
Per fare questo il reparto lecchese, che accompagna ogni anno circa 500 malati nel percorso post-operatorio, ha dato alla propria attività un’impronta legata ad una vera e propria educazione sanitaria, attraverso lezioni dedicate ai pazienti sulle cardiopatie, sull’alimentazione con l’affiancamento di un dietista, di avvio all’attività fisica con la fisioterapista, insieme ad interventi di supporto psicologico.
“Un appoggio molto gradito dai nostri degenti è il supporto tra pari – prosegue il dott. Ravizza – ovvero l’incontro con un gruppo di ex pazienti che si presta periodicamente al reparto per testimoniare la bontà del percorso di cura; quindi l’insegnamento, anziché essere calato dall’alto del camice bianco, viene offerto al paziente da chi ha già vissuto quell’esperienza. L’iniziativa prosegue nel suo sviluppo, il gruppo sta crescendo – spiega il primario – ed anche noi medici stiamo progredendo nella nostra attività, per così dire, fuori dal reparto con un programma mensile di conferenze aperte a tutti, per rinforzare il messaggio di promozione del corretto stile di vita”.
Con lo stesso obbiettivo è nato un fascicolo redatto da Ravizza e pubblicato da Asl e Azienda Ospedaliera, in collaborazione con Lions Club e patrocinato dall’Ordine dei Medici, che contiene le principali regole base della salute ed un questionario di 15 domande per conoscere quanto sono appropriate le proprie abitudini.
“L’invito che facciamo è quello di dedicare almeno qualche minuto a se stessi e nel caso si riconoscano cattive abitudini, la speranza è che possa accendersi una ‘lampadina’ d’allarme. Perché la prevenzione secondaria, rivolta quindi al paziente, è estremamente utile ed aiuta a migliorare la prognosi, ma è necessario sensibilizzare il soggetto prima dello sviluppo della patologia; più persone riusciremo a raggiungere con questo messaggio –conclude il primario – e più potenziali malati potranno evitare di ammalarsi”.