LECCO – E’ stato inaugurato giovedì, in via Leonardo da Vinci, al civico 15, il Centro Terapia Cognitiva formato da un’equipe di psicologi clinici, specialisti in psicoterapia e formati in diverse aree di intervento, che condividono un comune retroterra teorico e clinico.
Quadro teorico di riferimento concettuale e operativo che è costituito dal cognitivismo, come spiega lo psicologo Enrico Bassani membro dello staff: “Il campo di studio, ricerca e applicazione clinica in cui ci riconosciamo è quello che fa capo al cognitivismo, mediato dalla ricerca e dalle intuizioni cliniche di Vittorio Guidano e della sua “scuola”. L’essenza di tale impostazione sta in un’attenzione sui temi emozionali, oltre che cognitivi, dell’individuo per modificare gli schemi attraverso i quali la persona percepisce se stessa e il mondo. E’ attraverso la comprensione del proprio “modo di funzionare” e di interpretare gli eventi della vita che è possibile realizzare un cambiamento sostanziale e permanente“.
Ma il cambiamento di una persona come avviene?
“Si ottiene attraverso l’utilizzo di nuove conoscenze, soprattutto relativamente a se stessi e alla propria “lettura del mondo”. E’ dal quel nucleo che originano aspettative, desideri, intenzioni, convinzioni. E, in ultima istanza, la percezione della nostra amabilità, efficacia, possibilità di essere compresi e accettati. Cambiare vuol dire anzitutto comprendere il nostro modo di essere, osservare come si è formato nella storia da cui proveniamo, e realizzare un sistema più flessibile e generativo che permetta maggior elasticità e quindi benessere. Questo è, in ultima istanza, l’obiettivo della psicoterapia: comprendere chi siamo e da dove proveniamo, accettare i nostri limiti, sperimentarci in nuove modalità che, da soli, non riusciamo a vedere”.
E cosa serve per realizzare questo tipo di evoluzione?
“Chi chiede aiuto è libero di esprimere il suo modo di essere, percepire e agire nella consapevolezza che qualsiasi cosa dica, pensi o sperimenti non sarà mai oggetto di giudizio. Anche perché non esiste un “modo di funzionare”, una “lettura del mondo”, migliore di un’altra, o un’emozione legittima rispetto a un’altra che non deve trovare cittadinanza nel nostro animo. Esiste, piuttosto, un ben-essere che non significa provare solo emozioni positive, ma comprendere che cosa avviene nel nostro animo e ciò che le emozioni che proviamo dicono di noi. Si tratta di capire da dove originano le emozioni che ci fanno stare male (ma anche quelle che ci fanno stare bene), come sono arrivate fino a oggi, a che cosa sono funzionali e come possono essere integrate in una nuova visione di sé e del mondo. E’ un percorso che passa attraverso la comprensione di ciò che accade a livello emotivo, cognitivo ed anche corporeo, a partire dalla vita concreta dell’individuo e da singoli episodi (cui spesso si dà poco valore) che offrono indicazioni preziose sul nostro modo di sentirci nel mondo“.
Quindi il terapeuta non approccia al paziente da una propria interpretazione ma focalizza l’attenzione partendo dalla prospettiva di chi chiede aiuto?
“Esatto, in questo modo il terapeuta può aiutare, attraverso uno sguardo esterno, a comprendere i fattori in gioco, l’emotività da cui alcune modalità di comportamento traggono origine, le interpretazioni implicite che certi tipi di risposte sottendono. E può aiutare a trovare modalità alternative di essere nel mondo e tra le persone. Non offrendo la “propria” prospettiva, ma permettendo l’emersione di una diversa percezione di sé e del mondo nella persona che ha di fronte”.
(Nella foto da sinistra: Marzia Mattei, docente della Scuola di Specializzazione in Terapia Cognitivo-Comportamentale di Como, Marlene Rota Stabelli, Raffaella Bergomi, Enrico Bassani, Adriana Pelliccia, direttrice della Scuola di Specializzazione in Terapia Cognitivo-Comportamentale di Como, Beatrice Curti e Mara Staffiero. Contatti segreteria telefonica del Centro: 342.1529034, oppure: 338.5816257).