LECCO – A distanza di tre anni dall’avvio dell’attività, il numero degli utenti che si affida alle cure della Struttura Cardiochirurgia dell’Ospedale Manzoni è sempre in costante aumento: dai 414 interventi realizzati nel 2010 e i 485 nel 2011, nel 2012 i pazienti operati dai cardiochirurghi dell’Azienda Ospedaliera sono stati ben 500.
Da dove arrivano? Il 75% giunge dal territorio provinciale di Lecco, mentre il restante 25% dalle realtà extra lecchesi con una particolare attrazione (circa il 14%) per i residenti della Provincia di Sondrio e Bergamo.
“In sala operatoria – spiega Amando Gamba, Primario della Struttura di Cardiochirurgia nonché Direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco – sono trattate tutte le patologie cardiache, acquisite o congenite rare, dalla più semplice alla più complessa, in pazienti con età compresa tra i 12 e i 94 anni anche se, la maggior parte, risulta essere di sesso maschile (quasi il 71%), con un’età media di 71 anni”.
Il 47% dei pazienti è stato operato in “elezione”, cioè con ricovero programmato, e solo il 3% in Emergenza/Urgenza; i casi trattati, nel corso di questi tre anni, dalla Cardiochirurgia lecchese hanno riguardato, per il 49% delle volte, problemi alle coronarie, nel 28% dei casi problematiche alle valvole cardiache, nel 14% una patologia delle coronarie associata a valvulopatie, nel restante 9% aneurismi (dilatazione) o dissezione (rottura) dell’aorta o altre patologie rare.
“La nostra équipe – sottolinea il primario del Manzoni – è in grado di operare anche i casi più complessi e nessun paziente è stato mai rifiutato perché presentava patologie considerate troppo complesse per le nostre possibilità tecnico-organizzative”.
Un’équipe altamente specializzata quella della Cardiochirurgia del nosocomio di Via dell’Eremo tanto che, dal 2010 al 2012, la mortalità a trenta giorni dal ricovero ospedaliero (indicatore utilizzato dall’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) è risultata pari all’1,8%, un valore estremamente basso rispetto a quanto riportato a livello internazionale dalla letteratura in riguardo (8%). Anche le complicanze post operatorie sono state particolarmente ridotte: ad esempio, per la riapertura precoce della ferita chirurgica per sanguinamento, la percentuale è attestata allo 0,7%, mentre per le infezioni della ferita è pari all’1%.
“Tutti questi risultati ottenuti – aggiunge il cardiochirurgo – ci rendono orgogliosi del lavoro che, quotidianamente, affrontiamo nelle nostre Strutture e nelle nostre sale operatorie. Significativa, in questi casi, è anche la collaborazione tra tutte le unità medico-infermieristiche del Dipartimento Cardiovascolare”.
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