Quanto è “potabile” l’acqua di casa? I dati di ogni Comune

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LECCO – Sarà acqua “buona” quella che beviamo dal rubinetto di casa? L’ASL ha controllato e raccolto i risultati in una tabella che raggruppa i risultati di tutti e 90 i comuni lecchesi. Complessivamente la risposta alla domanda è positiva, tanto che la media provinciale sulla potabilità dell’acqua destinata al consumo umano nel 2012 è stimata al 96,4% .

Un dato considerato come il migliore di sempre e che rispecchia una tendenza al miglioramento della qualità dell’acqua, interrotta negli anni 2010 e 2011, ma la qualità dell’acqua non eccelle ovunque in provincia.

Guardando alle analisi microbiologiche emergono differenze tra i Comuni lecchesi. Queste analisi sono mirate a determinare la presenza di batteri cosiddetti indicatori, che non sono batteri patogeni, cioè capaci di provocare una malattia, ma indicano che l’acqua destinata al consumo umano viene contaminata o da batteri che si trovano nel suolo o da batteri presenti nel materiale fecale (fogne, pozzi perdenti, pascoli…), che va ad infiltrarsi nell’acquifero. La loro presenza nell’acqua erogata per il consumo umano è in genere dovuta alla vulnerabilità delle falde acquifere, alla vetustà delle reti e al cattivo stato di manutenzione delle stesse.

Se negli acquedotti situati nei Distretti di Merate e Lecco (rispettivamente lo 0,2% e 0% dei campionamenti microbiologici risultati non potabili nel 2012) la problematica è marginale altrettanto non si può affermare per gli acquedotti ubicati nel Distretto di Bellano dove la situazione, come denunciato dall’Asl, rimane tuttora critica (la percentuale in questo caso è del 21,2%) nonostante ci sia stato un leggero miglioramento (era addirittura del 28,1% nel 2005).

Un miglioramento generico in provincia di Lecco è dato anche dai risultati dei campionamenti chimici per la non potabilità (0,7%) che, sottolinea l’Asl, riguarderebbe situazioni circoscritte e riconducibili al superamento del limite previsto per il parametro arsenico, osservato in acquedotti montani di piccole dimensioni.

“La presenza di arsenico oltre al limite – spiegano dall’Azienda Sanitaria – è dovuta a cause naturali, in quanto questo metallo si trova naturalmente nelle rocce attraversate dalla falda acquifera. Su questa problematica l’Ente Gestore dell’acquedotto ha posto in atto interventi che hanno risolto la situazione; nel corso del 2013 infatti non si sono osservati superamenti del limite per il parametro arsenico”.

In diverse occasioni, si è assistito anche a non conformità conseguenti al superamento dei valori di parametro relativamente a sostanze chimiche definite “indicatori”, quali il ferro. Il superamento di questi limiti non rappresenterebbe automaticamente un rischio per la salute umana, anche se sussiste sempre l’obbligo di riportare tali parametri entro i limiti di legge previsti.

Va ricordato che il giudizio di non conformità riguarda quei parametri per cui il superamento dei limiti non comporta automaticamente un rischio per la salute pubblica, mentre il campione viene valutato non solamente non conforme ma anche non potabile quando si verifica un superamento dei limiti per i parametri microbiologici e chimici che comportano un rischio per la salute pubblica.

QUANTO E’ “POTABILE” L’ACQUA DEL TUO COMUNE? GUARDA I RISULTATI: Tabella Comuni – acqua potabile