Lecco ospita l’Ucraina: il monastero del Lavello torna a vivere nel segno dell’accoglienza

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Alla Locanda Leonardo gestita da Mario Sesana sono arrivati i primi sei profughi

Presto saranno 10 col progetto di Fondazione e Rotary, altri 15 tramite l’intervento della Protezione Civile

CALOLZIOCORTE – Sono arrivati i primi ospiti della Locanda Leonardo, al monastero del Lavello a Calolziocorte, si tratta di dieci profughi ucraini costretti a fuggire dalla guerra che da mesi sta martoriando il loro Paese. Ad accoglierli i rappresentanti di Fondazione Comunitaria del Lecchese e del Rotary Club Lecco insieme al gestore Mario Sesana.

“Non si tratta di dieci persone nuove, ma sono persone ricollocate – ha spiegato Paolo Dell’Oro della Fondazione -. Nel territorio lecchese la punta massima di profughi ucraini accolti è di 1.160, si tratta di una tipologia particolare perché la quasi totalità delle persone è qui ma con l’intenzione di rientrare. Queste persone sono state accolte dal territorio con un grande slancio di generosità, partito con una prospettiva molto breve perché avrebbe dovuto subentrare un sistema di accoglienza più strutturato che però sta ritardando. Perciò da fine febbraio abbiamo un migliaio di persone ospitate: un’accoglienza calda e molto bella ma anche impegnativa. Questi dieci posti li stiamo utilizzando per alleggerire le situazioni più difficili da gestire in un quadro di situazioni molto diverse”.

Il tema del ricollocamento delle persone è molto grosso, ma nel momento in cui dovesse partire l’accoglienza con la Protezione Civile la speranza è che si possano reinserire, anche se al momento purtroppo non ce ne sono.

Accanto alla Fondazione nel progetto “Lecco Ospita l’Ucraina” collabora anche il Rotary Club Lecco rappresentato dal presidente Andrea Ascani Orsini e dall’ex presidente Maria Venturini: “Abbiamo sempre creduto in questo progetto e siamo anche riusciti a raccogliere una discreta somma. E’ nostra intenzione continuare su questa strada e, grazie al Rotary, abbiamo interessato anche il Distretto, siamo riusciti a trovare anche un appartamento per ospitare i profughi e risorse per acquistare frigoriferi e materiale di questo genere. Saremo al fianco di questo progetto fino a quando sarà necessario”.

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Andrea Ascani Orsini e Maria Venturini

L’associazione Il Gabbiano di Calolzio, invece, si occupa dell’accoglienza e degli aspetti più pratici: “La nostra associazione l’anno prossimo compie 40 anni ed è da sempre presente sul territorio nell’accoglienza dei profughi – ha detto Massimo Pirovano -. Noi abbiamo sempre creduto nella micro accoglienza, possibilmente in appartamenti sparsi su tutto il territorio. L’accoglienza non è semplicemente dare vitto e alloggio ma si concretizza in un lavoro di integrazione che coinvolge scuola, lingua, lavoro… Oltre ad essere accanto al progetto ‘Lecco ospita l’Ucraina’, coordineremo tutta l’accoglienza che verrà fatta in provincia di Lecco dal progetto Protezione Civile”.

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Il gestore Mario Sesana

In questo momento sono 6 le persone presenti alla Locanda Leonardo: una famiglia composta da mamma, papà e due figli e una famiglia composta da mamma e figli. Nei prossimi giorni ci saranno altri quattro arrivi per un totale di dieci persone coperte dal fondo Lecco ospita l’Ucraina (con il sostegno del Rotary). A questi se ne aggiungeranno altri 15 che arriveranno tramite l’intervento della Protezione Civile per un totale di 25 persone, il massimo della capienza della struttura che dispone di 7 camere e un appartamento.

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I primi ospiti ucraini ricollocati nella struttura del lavello grazie a Lecco ospita l’Ucraina

“Prima di tutto sono felicissima di vedere questo bellissimo posto nuovamente vivo – ha detto la presidente della Fondazione Maria Grazia Nasazzi -. In secondo luogo vorrei sottolineare come la collaborazione con il Rotary non è scontata, ma da queste relazioni nascono i poli e si danno contenuti ai progetti. Siamo in una fase molto delicata, il ricollocamento, e ho potuto constatare di persona l’attenzione e la delicatezza delle persone che lavorano nell’ambito dell’accoglienza a individuare associazioni e i luoghi più giusti. I bambini accolti, dopo questi giorni di vacanza, dovranno andare a scuola perciò bisognerà pensare anche a un accompagnamento scolastico ed educativo per non lasciare sole queste famiglie e fare in modo che per questi bambini non sia un anno perso”.

Attenzione ai bambini e situazione sanitaria sono due aspetti fondamentali, hanno infine sottolineato i responsabili dell’associazione Il Gabbiano, con uno sguardo particolare allo sport.

“Il mio mondo è sempre stato nel volontariato perciò ho subito sposato la causa della Fondazione Comunitaria del Lecchese – ha detto Mario Sesana, gestore da qualche mese del monastero del Lavello -. Questo è un lungo particolare perché si presta moltissimo a fare accoglienza e noi vogliamo dare qualcosa di più a queste persone che stanno vivendo una situazione difficile”.

Gli ospiti hanno a disposizione, oltre agli spazi privati delle proprie camere, anche spazi comuni dove fare colazione e mangiare. E’ stata messa a disposizione anche una cucina e una ampia dispensa. La storia di questi primi profughi è la stessa di migliaia di persone costrette a lasciare la loro terra. Arrivati tra fine marzo e inizio aprile avevano trovato ospitalità chi da parenti e chi da una famiglia italiana prima di essere ricollocati al Lavello. I più piccoli hanno finito l’anno scolastico on-line, con la didattica a distanza, mentre hanno potuto frequentare un corso di italiano.

L’incontro si è concluso con una piccola sorpresa finale, perché nella struttura per quattro giorni (grazie alla disponibilità di Mario Sesana) hanno trovato ospitalità anche i musicisti della Jolly’s Band che, grazie alla conoscenza di Marco Valsecchi dello Shamrock Irish Pub di via Parini a Lecco, stanno tenendo alcune serate sul territorio per raccogliere fondi da inviare a Odessa, la città da cui vengono. Non si tratta di profughi di guerra, ma sono musicisti che stanno girando l’Europa per aiutare il loro Paese.

Nei corridoi della struttura, accanto ai cartelli con le parole più pratiche tradotte in ucraino come ‘cucina’, ‘dispensa’, ‘sala pranzo’, sono stati appesi cartelli con concetti più astratti ‘benvenuto’, ‘conoscenza’, ‘speranza’ e ‘pace’…