La protesta dei genitori dopo l’ordinanza regionale entrata in vigore venerdì
La paura di una chiusura come lo scorso anno: “La scuola è a scuola. La chiusura dovrebbe essere l’estrema ratio”
LECCO – La scuola è a scuola. E’ il messaggio veicolato da un nutrito gruppo di genitori (circa 700, ma il testo si sta diffondendo sempre di più di chat in chat) nella lettera inviata ieri sera, sabato, al sindaco di Lecco Mauro Gattinoni e ai suoi assessori, al garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Riccardo Bettiga e al dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale Luca Volontè. La missiva, indirizzata anche all’ordine degli psicologi della Lombardia, al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, vuole mettere nero su bianco l’opinione di moltissimi genitori i cui figli frequentano le scuole di Lecco e della Provincia, rimasti a casa da scuola da venerdì mattina, a seguito del passaggio in arancione rafforzato dell’intera Lombardia.
Una decisione “last minute”
Una decisione, quella presa dal Governatore lombardo nella mattinata di giovedì per provare ad arginare i contagi, che ha provocato, a Lecco come altrove, la vivace protesta di mamme e papà, chiamati ancora una volta, dopo il lockdown dello scorso anno, a dover riorganizzare la routine quotidiana in meno di 24 ore. “Vogliamo esprimere il nostro dissenso su modi e termini dell’ordinanza regionale, chiedendo un riscontro in merito e la riapertura in sicurezza delle scuole”. Oltre alla chiusura, comunicata all’ultimo minuto, mamme e papà rimarcano l’assenza di “alcuno strumento legislativo in materia di smart working né di congedi parentali”.
La Dad non è scuola
Non solo. “L’ordinanza pone la Regione Lombardia in una sfumatura di arancione, peraltro non prevista dall’ultimo d.p.c.m., che consente ai centri commerciali di rimanere aperti (salvo nei weekend), così come tutte le altre attività commerciali previste per la zona arancione, aperti anche centri sportivi e biblioteche ma chiuse scuole e aree attrezzate per gioco. A noi pare evidente vi sia una disparità di tutela del diritto allo studio e di quello al lavoro. L’economia prevale sull’istruzione? La didattica a distanza non può sostituire la scuola. La scuola è a scuola”.
“Non siamo negazionisti”
Una battaglia per la scuola in presenza compiuta riconoscendo la situazione di emergenza. “Non siamo negazionisti, le varianti stanno dilagando e intendiamo tutelare anche la salute dei nostri figli, riteniamo però che l’interruzione della scuola in presenza debba essere l’extrema ratio, una modalità temporanea per diminuire il diffondersi del virus, non la soluzione!”
La paura dei genitori è quella di assistere a un film già visto lo scorso anno, quando le scuole vennero chiuse in Lombardia il 24 febbraio per poi non riaprire più. “E’ trascorso un anno intero dall’inizio di questa maledetta pandemia. I nostri figli sono rimasti a casa in Dad /Did da marzo a giugno 2020 riportando grandi lacune didattiche e una spaventosa crescita accertata di disturbi psicologici. A distanza di un anno l’unica soluzione proposta sono ancora le lezioni on line?”
Il rispetto dei protocolli
Domande seguite dalla consapevolezza di aver seguito protocolli e normative con scrupolo dall’inizio dell’anno in avanti: “A settembre i nostri figli sono rientrati a scuola osservando sempre con sacrificio e senso di responsabilità i protocolli di sicurezza, indossando le mascherine anche al banco, rispettando il distanziamento, non hanno potuto cantare né praticare sport di squadra, hanno fatto tutto e ci avete detto che le scuole erano sicure. Cosa è cambiato da giovedì? Improvvisamente i protocolli non sono più sicuri? Tutta fatica sprecata? Che si trovino le soluzioni per rendere sicure le scuole!”
I danni indiretti del Covid
La richiesta va dritta agli amministratori: “Questo non compete certo a noi genitori; noi siamo i genitori, ci stanno a cuore la salute fisica, psicologica ed emotiva dei nostri figli e il loro diritto allo studio e ad un’istruzione in presenza, l’unica che garantisce il pieno sviluppo della loro personalità; voi siete gli amministratori votati alla politica e alla ricerca delle soluzioni con esperti e risorse pubbliche, a voi compete di trovare soluzioni sicure e ragionevoli che tengano nella giusta considerazione tutti i diritti costituzionali coinvolti perché il diritto alla salute e quello allo studio sono diritti di pari rango e perché il diritto alla salute è un concetto più ampio del “non ammalarsi di Covid” ricomprendendo, come detto, anche gli aspetti psicologici ed emotivi della salute dei nostri figli che, per inciso, rappresentano il Futuro del nostro Paese”.
Misure chirurgiche per stoppare i contagi dove ci sono
Considerazioni a cui si aggiunge il fatto che “crediamo che la vita scolastica sia un’ancora di salvataggio per i più deboli, che l’interazione con i compagni, il confronto con gli insegnanti siano fondamentali per una crescita sana e che l’isolamento fra le mura di casa stia creando troppe difficoltà agli studenti che sono gli adulti di domani. Chiediamo alla politica tutta ed in particolare al Presidente Fontana di chiarire le ragioni che hanno portato alla chiusura immediata di tutte le scuole. Facciamo presente, che in alcune scuole di Lecco da inizio anno nessuna classe è stata posta in quarantena. Chiediamo che si tenga conto dei dati e si applichino le chiusure soltanto laddove sono assolutamente indispensabili. Chiediamo alla Politica e a tutte le Autorità che lo possono e che lo vogliono fare, di intervenire affinché le scuole riaprano prima possibile in sicurezza come è stato fino a giovedì, valorizzando l’impegno profuso dalle famiglie, dagli studenti, dai docenti e da tutto il personale scolastico”.