ASST Lecco eccellenza nella cura dei tumori ovaio ed endometrio

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Nicoletta Cerana e Antonio Pellegrino
Nicoletta Cerana e Antonio Pellegrino

La struttura sanitaria lecchese tra quelle ‘a misura di donna’ sul territorio nazionale

A farla distinguere soprattutto l’alta specializzazione e la capacità di offrire un’assistenza umana e personalizzata

LECCO – L’ASST Lecco è fra i quaranta ospedali italiani d’eccellenza per la cura dei tumori ovaio ed endometrio, identificata con il Bollino Rosa attraverso la mappatura dei ‘Percorsi di Oncologia ginecologica a misura di donna’, iniziativa che intende valorizzare la personalizzazione e l’umanizzazione dell’assistenza e delle cure e promossa da Fondazione Onda. La struttura lecchese si è distinta per l’alta specializzazione, per la multidisciplinarietà della presa in carico e per la capacità di offrire un’assistenza ‘umana’ e personalizzata.

“La mappatura dei ‘Percorsi di Oncologia ginecologica a misura di donna’ realizzata da Fondazione Onda riconosce alla nostra azienda l’importante lavoro della tipizzazione e l’umanizzazione dell’assistenza e della cura della donna in cui tutti noi crediamo. Un sentito grazie va ad Antonio Pellegrino, che ha speso parte della sua vita professionale nella cura delle malattie oncologiche in ambito ginecologico. Ancora una volta grazie a Francesca Merzagora per il lavoro che svolge in Italia sulla medicina di genere specifica”, commenta Paolo Favini, diretto generale ASST Lecco.

All’iniziativa hanno aderito 130 ospedali sul territorio nazionale presentando la propria candidatura tramite un apposito questionario online, composto da ventotto domande volte a valutare diverse tipologie di servizio importanti per garantire una buona gestione della donna con tumore all’ovaio e all’endometrio.

Antonio Pellegrino
Antonio Pellegrino, direttore Ostetricia e Ginecologia Ospedale “A. Manzoni” Lecco

“La nostra unità operativa di Ginecologia è un centro specializzato che si pone l’obiettivo di migliorare le tecniche di diagnosi precoce, la sopravvivenza e la qualità di vita delle donne con tumore dell’apparato genitale, in particolare delle donne con tumore ovarico – precisa Antonio Pellegrino, Direttore Ostetricia e Ginecologia Ospedale ‘A.Manzoni’ -. Il trattamento standard di questo tumore necessita dell’integrazione della chirurgia e delle terapie mediche. Nella nostra unità operativa è stato istituito un servizio ambulatoriale per queste categorie di donne che si potranno avvalere di competenze multidisciplinari, ginecologo, genetista e psicologo. Nei lavori di ieri a Roma è stato ribadito un chiaro bisogno di orientamento di fronte alla diagnosi, di conoscenza dei centri specializzati dove le pazienti possono essere prese in carico con protocolli di cura condivisi. Al Manzoni tutto questo esiste e il riconoscimento di Fondazione Onda rende merito a tutti i colleghi che quotidianamente si fanno carico di questa insidiosa patologia”.

Il cancro dell’ovaio è un tumore piuttosto raro: secondo i dati dell’Associazione italiana registri tumori (Fonte: AIRTUM) colpisce, nell’arco della vita, una donna su 82. È un tumore che sfugge alla diagnosi precoce: spesso ha già dato metastasi quando viene diagnosticato (Fonte: AIRTUM-AIOM-Fondazione AIOM). I tumori dell’endometrio rappresentano la quasi totalità dei tumori che colpiscono il corpo dell’utero, e si collocano al quinto posto per frequenza tra i tumori più diagnosticati nelle donne (5 per cento di tutte le diagnosi di tumore nel sesso femminile) con circa 8.700 nuovi casi all’anno in Italia (Fonte: AIRC – Associazione Italiana Ricerca sul cancro).

“Una malattia che muta radicalmente lo scenario e le prospettive di vita delle pazienti, vissuta come un invasore mostruoso, e che attiva meccanismi di difesa estremi come la negazione, nel tentativo di allontanare il ‘male’ da sé e predisporsi a lottare per sconfiggerlo – spiega Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda – È questo il primo aspetto che emerge dalla nostra indagine sulle donne colpite da tumore all’ovaio o all’endometrio. La presenza di metastasi già all’esordio è un ‘trauma nel trauma’, talmente angosciante che in alcuni casi è in qualche modo ignorata, rimossa, in molti altri attiva sensi di colpa per la mancata prevenzione. Di fronte a questo impatto spesso le donne si sentono prive di un percorso che le rassicuri, che dia loro informazioni dettagliate sulle possibilità di cura, che attivi una piena presa in carico. Ecco, l’obiettivo del nostro lavoro di mappatura è proprio questo: aiutare queste donne a orientarsi in un percorso già difficile, con tutti gli strumenti che ci sono per affrontare al meglio la loro condizione”.