L’appello dell’imam di Chiuso al giovane rapper: “Se vorrai tornare sui tuoi passi, troverai una porta aperta”
“I giovani stranieri emarginati? Lecco non è un ghetto, forti i valori dell’accoglienza. Ma serve supportarli per dare loro una speranza”
LECCO – “Al giovane Zaccaria vorrei dire che se l’Italia ti chiuderà le porte in faccia, se resterai solo, sappi che la porta della moschea di Lecco è sempre aperta affinché tu possa ritornare sui tuoi passi.”. Iniziava così il post pubblicato ieri da Usama El Santawy, imam del centro islamico di Chiuso e rivolto al rapper Baby Gang, al centro delle polemiche in città e appena raggiunto dal “foglio di via” da Lecco emesso dal questore.
Un messaggio che è stato successivamente modificato dallo stesso imam per evitare fraintendimenti: “Quello che volevo sottolineare – ci spiega El Santawy – è che attaccare questa persona e i giovani che sono attorno alla sua figura, può essere controproducente e può rafforzare convinzioni sbagliate in questi ragazzi, è importante anche lasciare una porta aperta affinché possa esserci un percorso di ascolto”.
Armi in bella vista nei video, canzoni che raccontano di furti, rapine e spaccio, insulti alle forze dell’ordine, è un messaggio violento quello che emerge dai testi del rapper. Ma i giovani stranieri che abitano sul nostro territorio si percepiscono parte di una realtà del genere? Si sentono davvero degli emarginati?
“Io credo questo personaggio sia consapevole di ciò che è bene e male – commenta l’imam – e che faccia quello che fa per riempire un vuoto. E’ facile prendersela con il sistema ma l’Italia non è un ghetto, tantomeno Lecco. E’ un paese che avrà i suoi difetti ma tra questi non c’è la mancanza di solidarietà né dell’accoglienza. A Lecco personalmente ho trovato persone molto aperte, le barriere culturali non sono invalicabili”.
“Che si sentano realmente emarginati questi giovani, credo sia vero per metà – spiega El Santawy – Ne ho conosciuti tanti di ragazzi brillanti di origini straniere, spesso non avevano i mezzi per emergere perché vivevano contesti di disagio familiare. E’ importante poterli sostenere e in questo sicuramente hanno un ruolo prezioso le associazioni che operano sul territorio. Dobbiamo dare loro una speranza. Mi preoccupa moltissimo che per questioni stupide, come le battaglie tra gang rivali, poss farsi male qualcuno per davvero. Non vorrei piangere nessuno”.