Autorizzata e conforme ai dettami degli uffici comunali
Lecco. Sul ‘gazebo’ in piazza XX Settembre parla il titolare del locale
LECCO – “Abbiamo presentato diversi progetti, lavorandoci a lungo, finché non si è trovato quello giusto che potesse essere autorizzato dal Comune”.
Hooman Soltani, titolare del ristorante Cardamomo di Lecco, interviene sul caso che negli ultimi giorni ha sollevato la discussione in centro città, la questione del dehors posizionato in piazza XX Settembre, davanti all’ingresso del nuovo locale dove presto si trasferirà il ristorante di cucina persiana, oggi all’Isolago.
Una struttura, realizzata in legno di larice, che rappresenta una piccola novità per la piazza del centro (dove gli altri esercizi sono dotati solo di grandi ombrelloni per riparare i tavoli), sufficiente a sollevare nuovamente il tema dell’occupazione del suolo pubblico delle attività commerciale e di una regolamentazione che da più parti, compresi gli stessi esercenti, chiedono venga definita in modo chiaro.
“Regole certe per tutti” aveva commentato il presidente della Fipe Confcommercio, Marco Caterisano (vedi articolo).
Soltani, insieme alla squadra che ha collaborato ai lavori, ha voluto chiarire i passaggi che hanno portato all’installazione di quel gazebo, che, per la verità, rappresenta solo un piccolo dettaglio di un grande progetto:
“Da tempo cercavamo un locale che ci consentisse di creare l’atmosfera giusta – racconta il ristoratore che 8 anni fa ha aperto il suo primo locale a Lecco – che potesse far immedesimare il visitatore in un’esperienza diversa, l’illusione di trovarsi in un palazzo iraniano. Abbiamo voluto ricreare quell’atmosfera realizzando ambienti che attraversano tre dinastie dell’Iran”.
La sede del locale è un antico palazzo del centro, risalente all’Ottocento, dove si sono susseguite negli ultimi anni diverse attività commerciali, in ultimo un ristorante giapponese:
“E’ stato attuato un vero e proprio intervento di restauro, che ha ripreso l’esistente dell’edificio, recuperandone il notevole valore storico – spiega l’ing. Chiara Bonaiti, progettista e direttore dei lavori – negli anni erano stati utilizzati strati di cartongesso che soffocavano le murature. Ora è stato ripristinato l’originale, usando come finiture materiali naturali completamente compatibili con l’esistente”.
I dettagli degli interni sono stati curati dall’artista lecchese Luca Cesana, mentre gli arredi sono originali persiani, importati dall’Iran.
Riguardo al dehors “è un continum del percorso interno, un giardino in stile iraniano. Per molti mesi ci siamo confrontati con il Comune, chiedendo quale procedura attuare – spiega l’ing. Bonaiti, affiancata dal consulente legale, l’avv. Massimo Vialardi del foro di Como – Il permesso di occupazione del suolo è di carattere temporaneo, perché si tratta di una struttura rimovibile, non è agganciata a terra e non è chiusa ai lati, per questo non è stato necessario l’iter paesaggistico. Non si tratta di un’opera edilizia e non rappresenta un aumento volumetrico. La forma della struttura, colore e dimensioni sono state decise in accordo con i tecnici del Comune”.
“Il progetto è stato cambiato più volte prima di avere l’approvazione – prosegue Chiara Bonaiti – c’è stato un grande lavoro alle spalle e un confronto importante con tecnici del Comune, un esempio di progettazione integrata che non sempre, con l’ente pubblico, è possibile attuare”.