27 anni, Dottoressa in Infermieristica, ha discusso la tesi da casa: “Mai avrei immaginato fosse stato cosi”
“L’emergenza Coronavirus fa paura, ma prevale la voglia di aiutare gli altri. Domani? Vorrei entrare nel Soccorso Alpino come Ots”
LECCO – Pc acceso sul tavolo di casa, la video chat è una di quelle che contano, eccome. Ore 9, Sara saluta dalla web cam la commissione d’esame. I prof, dall’altra parte, in un’aula vuota sono rigorosamente in toga. Quella di Sara è una delle tante storie di questi tempi in cui lo stile di vita degli italiani è cambiato, gioco forza, a causa del Coronavirus.
Ieri, mercoledì, si è laureata in Infermieristica. Niente baci, niente abbracci, niente festa, solo la corona d’alloro in testa giusto per tradizione.
“E’ stato talmente strano fare tutto da casa. In ciabatte e non con le scarpe col tacco che avevo comprato proprio per questa occasione – racconta Sara ridendo – E’ un momento che aspettavo da tempo, ma mai avrei immaginato fosse stato cosi. Certo, l’emozione di diventare Dottoressa in infermieristica non cambia. Di questo traguardo importante che ha comportato impegno e sacrificio è cambiata la forma, ma non la sostanza”.
Sara Anghileri, lecchese, 27 anni compiuti tre giorni fa è una dei tanti studenti universitari che in questi giorni hanno discusso la tesi da casa. Con lei, tra ieri e oggi, si sono laureate anche altre otto studentesse lecchesi: Irene Brusca, Sara Corbetta, Lucia Laini, Valentina Mauri, Sabrina Maurino, Melnychuk Lyudmyla, Giulia Muttoni e Viola Pirovano. Tutte Dottoresse in Infermieristica.
“Dopo il Liceo ero intenzionata ad iscrivermi a Medicina, volevo fare il medico. Poi per alcune vicissitudini, mi sono dedicata per un po’ di tempo all’azienda di famiglia (la Ande di Lecco gestita dal papà Aldino, noto alpinista Lecchese e dal fratello Luca, ndr). Intanto avevo iniziato l’attività di volontariato presso la Croce Rossa Italiana di Valmadrera. Lì ho capito che era più appassionante e coinvolgente aiutare la gente, chi aveva bisogno, ancor più che dedicarmi alle patologie. Ho conosciuto e lavorato fianco a fianco ad infermieri e infermiere. Ho avuto la fortuna di conoscerli e di vedere quanto è prezioso il loro lavoro, così ho capito che quella sarebbe stata la mia strada, ed eccomi qua”.
Una professione, quella dell’infermiera, che ha bisogno di tanta passione e che spesso diventa una missione. Oggi, più che mai, ce ne stiamo accorgendo tutti.
“Così – prosegue Sara – mi sono iscritta alla triennale presso l’Università Bicocca di Milano, sede di Lecco. Sono stati tre anni di studio e di tirocinio appassionanti, ma molto impegnativi e intensi. E’ un lavoro delicato e di responsabilità che richiede una preparazione e una lucidità costanti. Un percorso che mi ha fatto crescere non solo professionalmente, ma anche umanamente”.
Ora Sara dovrà capire e scegliere in quale Azienda Ospedaliera prestare servizio. Ma il suo percorso formativo e i suoi obiettivi non si esauriscono qui.
Figlia di Aldino (tra i fondatori del gruppo alpinistico Gamma), sorella degli indimenticati alpinisti Marco “Butch” e Giorgio, nelle vene di Sara non può che scorre la passione per la montagna.
“L’ambizione è quella di entrare a far parte del Soccorso Alpino come OTS operatore tecnico sanitario. So che è un percorso lungo e poi – aggiunge scherzando – dovrei arrampicare meglio di quello che so fare”, ben sapendo che in casa ha un ottimo ‘maestro’.
E tra successi, traguardi e nuovi obiettivi c’è l’emergenza Coronavirus che Sara ha potuto vedere ancor più da vicino.
“Voglio essere sincera, da neo laureata mi fa un po’ paura perché oggi più che mai si sente il peso della responsabilità nello svolgere questo lavoro. Anche se poi, su tutto prevale la spinta che mi ha portato a diventare infermiera: la voglia di aiutare chi ha bisogno e dove c’è bisogno”.