La festa si è svolta ieri sera, venerdì, all’oratorio San Giuseppe, con un corteo tra le vie del rione
La Crapuna, simbolo della testardaggine del quartiere, è stata bruciata all’oratorio San Giuseppe alla presenza di molti bambini
LECCO – La “Crapuna” ha bruciato ancora una volta a Laorca, illuminando la serata di venerdì 31 gennaio con un rito che, a onor del vero, affonda le radici nella tradizione brianzola. L’evento, organizzato all’oratorio San Giuseppe, ha visto la partecipazione di molte famiglie e bambini che hanno animato il corteo lungo le strette vie del rione prima del grande rogo.
Ma perché si chiama falò della Crapuna e non della Giubiana, come in Brianza? A spiegarlo sono gli stessi organizzatori: “Il nome affonda le sue radici nella storia del quartiere. A Laorca, infatti, si trova la ‘Colonna dei Crapuni’, un tempo utilizzata per battezzare simbolicamente gli abitanti facendogli picchiare la testa. Da qui, l’appellativo ‘crapuni’ ossia craponi, teste dure, che ha dato il nome anche al falò, in omaggio alla comunità locale”.
Così, ieri sera, dopo il corteo, la “Crapuna” è stata bruciata davanti a una folla entusiasta, che ha assistito al rogo tra applausi e sorrisi. A seguire, un momento conviviale ha permesso ai partecipanti di gustare un rinfresco offerto dai volontari e un risotto con salsiccia per chi lo aveva prenotato. Il bar dell’oratorio è rimasto aperto per tutta la serata, offrendo un ulteriore spazio di socializzazione.
L’evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione di diverse realtà locali: il gruppo dei pensionati di Laorca, che ha costruito la struttura del falò, la Casa di Quartiere Laorca Lab, che ha realizzato la testa e il vestito della Crapuna, e l’oratorio, che ha messo a disposizione l’area. Ma il vero cuore pulsante della serata sono stati i bambini e tutti i partecipanti che, con il loro entusiasmo, hanno dato vita a un rito che da anni unisce la comunità e rinnova il legame con le proprie tradizioni.
Foto di Giancarlo Airoldi