Il bilancio della campagna vaccinale nel lecchese: finora 18,2 mila vaccinazioni effettuate
L’ospedale Manzoni si doterà di ulteriori due linee vaccinali. Da lunedì 618 vaccinazioni al giorno tra Lecco e Merate
LECCO – Sono complessivamente 18,2 mila le vaccinazioni effettuate dall’inizio della campagna vaccinale contro il Covid dall’ASST di Lecco: di queste 10,2 mila sono legate alla prima fase, destinata ai sanitari e agli ospiti delle RSA, altre 8 mila sono state effettuate dal 15 febbraio ad oggi.
Queste ultime comprendono la Fase “1 bis” (ovvero le vaccinazioni delle categorie prioritarie del sociosanitario e delle forze dell’ordine) e gli over 80 per un totale di 3,3 mila anziani finora vaccinati. Sono i dati resi noti dal direttore generale dell’ASST di Lecco, Paolo Favini, che ha tracciato un bilancio della campagna di vaccinazioni nel lecchese.
“In questo momento stiamo procedendo con due linee vaccinali all’ospedale di Merate e tre linee a Lecco, per 11 ore complessive, che ci consento di effettuare in media 350 vaccinazioni ogni giorno al Manzoni e 150 al Mandic – ha spiegato Favini – con l’inizio delle vaccinazioni agli ultraottantenni c’è stata inevitabilmente una riduzione nei numeri perché si tratta di soggetti che necessitano di attenzioni maggiori e quindi un minutaggio più lungo”.
Da lunedì 8 marzo, ha annunciato il direttore, la capacità di vaccinazione all’ospedale di Lecco aumenterà con l’aggiunta di due linee vaccinali che consentiranno di effettuare fino a 468 vaccini ogni giorno al Manzoni. In tutto si effettueranno, tra Lecco e Merate, 618 vaccinazioni al giorno.
Inoltre, ha ricordato Favini, da lunedì inizierà le vaccinazioni anche la Clinica Mangioni (leggi qui) che si occuperà del personale delle scuole, per circa 80 vaccini al giorno.
Rifornimenti non sempre facili, “ma mai sprecata una dose”
Dal 18 febbraio ad oggi, l’ASST di Lecco ha consumato 2459 dosi di vaccino AstraZeneca e (dal 15 febbraio) 2327 di vaccino Pfizer. Il calo nei rifornimenti dei vaccini si è fatto sentire anche a Lecco:
“Sicuramente ci sono state delle riduzioni nelle consegne di Pfizer – sottolinea Favini – Per concludere il giro di richiamo della prima fase siamo riusciti a reperirle grazie ai contatti con le altre strutture ospedaliere, garantendo a tutti i pazienti la seconda vaccinazione il 21 giorno dopo la prima. AstraZeneca è stata finora altalenante nei rifornimenti. Il Ministero in una nota ci ha chiesto di tenere una riserva del 30% delle dosi ricevute, noi stiamo cercando di tenerle pur vaccinando a getto continuo”.
“Abbiamo cercato di ottimizzare la catena del vaccino in modo che nessuna dose venisse mai sprecata – sottolinea il direttore sanitario, Enrico Frisone – anche per questo è capitato magari di dover far aspettare le persone ma in questo modo abbiamo potuto garantire vaccinazioni in sicurezza e senza sprechi”.
I punti vaccinali e la mancanza di personale
Il dg dell’ospedale ha confermato che la fase di individuazione di ulteriori punti vaccinali sul territorio, oltre a Introbio, è ancora in corso e si stanno effettuando ulteriori sopralluoghi. “Anche ieri abbiamo interloquito con alcuni sindaci. Serviranno alcune strutture, non troppe per non disperdere personale e vaccini, di cui ancora oggi resta difficile la gestione. Quando avremo vaccini che non richiedono la catena del freddo – come i Pfizer – e monodose, allora sarà tutto più semplice”.
La mancanza di personale “non è una novità di oggi – ha spiegato Favini – se il Ministero non produce infermieri e medici, restano difficili da trovare. Tutte le aziende sanitarie hanno difficoltà di reperimento perché sul mercato del lavoro sono molto meno rispetto alle richieste. La Regione sta cercando di provvedere, bandendo concorsi”.
L’azienda ospedaliera ha fatto ricorso agli infermieri di comunità per integrare il proprio fabbisogno di personale infermieristico, incrementando gli operatori a disposizione anche con le disponibilità extraorarie dei propri infermieri. “Per le vaccinazioni sul territorio – ha aggiunto il direttore – colonna portante dovranno essere i medici di base che si stanno attrezzando e che dovranno integrare l’attività vaccinale degli ospedali”.