Velocità massima 38 km/h e tanta voglia di pedalare in salita: la pazza “corsa” attraverso l’Italia
“Dal punto di vista fisico è stata durissima, ma non avrei potuto affrontare questa sfida in modo diverso”
ABBADIA LARIANA – 1.770 chilometri da Biella al punto più a sud della penisola, in Sicilia, nel comune di Pachino, in sella a un motorino Anni ’50 che, quando va bene bene, raggiunge i 38 km/h di velocità. Protagonista della folle avventura Luca Greco, 38enne di Abbadia Lariana, imprenditore con la passione per i motori.
Dal 25 al 31 luglio il lecchese ha partecipato alla Crazy Rally Summer, gara non competitiva organizzata dall’Associazione Sportiva Dilettantistica e Culturale Brados. Le regole sono semplicissime: bisogna affrontare i quasi 2.000 chilometri che separano Biella (Piemonte) da Pachino (Sicilia) in sella a mezzi di cilindrata inferiori o pari a 50cc (biciclette comprese). Non importa il numero di ruote, ognuno decide il proprio itinerario, si può partecipare soli o in gruppo, quello che conta è giungere al traguardo in non più di 150 ore.
Quando c’è la motivazione, insomma, si riesce a superare anche l’inadeguatezza del proprio mezzo di trasporto, ma Luca Greco ha deciso di complicarsi ulteriormente la vita… “Ho scelto di affrontare questa avventura con un Velosolex, praticamente una biciletta con un semplice motore a rullo sulla ruota anteriore. Un mezzo che, in condizioni perfette, raggiunge la velocità massima di 38 km/h, ma basta un semplice cavalcavia per mandarlo in crisi e richiedere l’intervento ‘umano’ attraverso i pedali”.
Tra scooter moderni, Vespe d’epoca o, alla peggio, qualche vecchio Ciao, come ti è venuto in mente un mezzo ancora più “difficile” e meno affidabile? “Io sono appassionato di Citroen d’epoca, che montano carburatori Solex, la stessa azienda francese che creò appunto il Velosolex. Quindi qualche anno fa ne comprai uno e lo lasciai in garage. Dopo un viaggio in Libia con una 2 Cavalli, mi è venuta voglia di provare a fare un lungo viaggio con il mio Velosolex e così ho deciso di partecipare a questa gara”.
La massa a vuoto del “motorino” è di circa 35 kg, a cui bisogna aggiungere i bagagli (tenda da campeggio compresa) e numerosi pezzi di ricambio per far fronte a tutte le emergenze che un’esperienza del genere può presentare: “Per tentare di restare sotto i 120 kg totali ho preso io stesso 12 kg. Alla partenza, io più il motorino pesavamo circa 130 kg: avevo la tenda, numerosi pezzi di ricambio, tra cui un set di copertoni che sapevo si sarebbero consumati visto l’attrito del motore a rullo sulla ruota, mi son portato anche le ruote di ricambio perché avevo paura che si sarebbero rotti i raggi. Un mezzo già in partenza scomodo e poco maneggevole visto che sul baricentro influiscono i 10 kg del motore posizionati sulla ruota anteriore, immaginatevi a pieno carico…”.
Il problema vero, però, è stato un altro: la scarsissima potenza del motore: “Finché c’era da andare in piano tutto andava bene, ma anche un semplice cavalcavia mi metteva in crisi. Perciò sono stato costretto a scegliere la strada più pianeggiante facendo tutta la costa adriatica fino a Foggia, quando si è trattato di scavalcare gli Appennini nei pressi di Potenza per arrivare in Calabria sono arrivati i guai. E’ stata durissima, volevo mettermi a piangere”.
Luca ha perso la bellezza di 6 kg in poco più di 6 giorni di viaggio: “Ovviamente, essendo così lento, sono rimasto ben presto da solo e solo ho vissuto tutta l’avventura. A parte qualche guaio tecnico (tra cui la rottura del serbatoio a causa delle vibrazioni), la cosa più complicata è stata che ogni giorno passavo 4/5 ore a pedalare. Come ho detto, anche su un semplice cavalcavia dovevo pedalare, immaginatevi su salite più importanti: mettersi ai pedali di un mezzo di 130 kg per non farlo ‘morire’, o peggio scendere a spingere nei tratti più duri. L’Appennino è stato un vero incubo, non pensavo sarebbe stata così dura a livello fisico, non so se rifarei ancora la gara con un Velosolex”.
Luca, alla fine, è giunto a destinazione dopo 148 ore, con due ore di anticipo sul tempo limite: “Ho passato in sella dalle 12 alle 16 ore al giorno, quando sono arrivato al traguardo avrei voluto piangere. Gli ultimi chilometri li ho fatti spegnendo il mezzo in discesa per risparmiare il motore e arrivare alla fine. Dal punto di vista fisico non sono un ciclista e tanto meno uno sportivo, con il lockdown ho addirittura ridotto la frequenza delle mie passeggiate in montagna e non ho avuto nemmeno tempo per allenarmi. Mi sto riprendendo in questi giorni, all’inizio non riuscivo più a muovermi. C’è la grande soddisfazione di essere riuscito ad arrivare al traguardo con il motore che ho preparato io stesso, è stata una avventura straordinaria e questo, per come sono fatto io, era l’unico modo per affrontare una sfida del genere, che prima di tutto è stata una competizione con me stesso!”
(Luca Greco ha tenuto un breve diario della sua avventura sul suo profilo Instagram: @senza_filtro_adventures)