Un segnale di ripartenza e voglia di viaggiare nella stessa direzione, nonostante le avversità
L’assessore regionale Mazzali: “Cartelli simbolo delle vostre origini, radicate nella Moto Guzzi, e del legame col mototurismo”
MANDELLO – A cosa serve un cartello? A dare informazioni, a indicare un tracciato, a segnalare una via da seguire. Oppure può avere un significato nascosto, a voler dire molto più di quello che c’è scritto, che si vede. Un luogo può non essere solo un luogo, un numero non solo un numero. E se questa segnaletica si trova fuori dalla Moto Guzzi, allora state pur certi che ci sarà una storia da raccontare. E dietro ai cartelli inaugurati ieri, venerdì, a pochi passi dalla Casa dell’Aquila a Mandello, c’è un racconto di ripartenza, di voglia di farlo insieme, stando uniti anche se lontani.
Di chilometri percorsi, quelli del gruppo di motociclisti che ha partecipato lo scorso anno al progetto ‘Ripartiamo da 100’, viaggio su due ruote passando per 33 Città dei Motori sparse in tutta Italia, di cui il sindaco Riccardo Fasoli ha ricordato l’impresa, nata su volontà del Comune di Mandello e del Moto Velo Club Lecco per celebrare i rispettivi centenari.
Frutto di questo tour proprio i cartelli, donati dalle altre Città dei Motori durante il viaggio e indicanti i chilometri a separarle dalla patria della Moto Guzzi. Più o meno distanti ma, dopo l’installazione, più vicine.
A scoprire la targhetta sottostante le indicazioni, con frecce puntate in ogni direzione, Barbara Mazzali, assessore regionale al Turismo, al Marketing territoriale e alla Moda, osservata dal consigliere regionale lecchese Giacomo Zamperini, il primo cittadino di Mandello, assessori e consiglieri comunali, l’Associazione ‘Città dei Motori’ di Mandello e il Moto Velo Club Lecco.
Sarà proprio Mazzali a sottolineare come i cartelli posizionati poco distanti dall’entrata della Guzzi non siano semplicemente una segnaletica: “E’ un modo per valorizzare le radici mandellesi, perché intorno alla Moto Guzzi c’è la storia di tante famiglie. Pensare dei percorsi ad hoc, legati al mototurismo, è un modo per promuverle”.
Mototurismo: “Storie e contenuti ci sono, creiamo contenitori”
E di mototurismo come opportunità si è parlato nella tavola rotonda dopo l’inaugurazione, in sala polifunzionale al Lido. Scaturite importanti riflessioni, in quello che è forse il primo confronto intorno al tema, se non di sempre dei tempi recenti.
Ha aperto le danze Fasoli, parlando del Motoraduno, evento attrattore non solo a livello nazionale, ma anche internazionale: “Con questa manifestazione da anni cerchiamo, nel nostro piccolo, di valorizzare il mototurismo. Forse dobbiamo essere più pronti a raccontarci e a offrire esperienze tutto l’anno, vedendole anche come opportunità economiche, per creare posti di lavoro. Il nostro territorio ha tanto da dire e mostrare: i motociclisti possono venire a vedere la Moto Guzzi, ma poi esplorare altre zone nei dintorni, che hanno tantissimo da offrire”.
Proprio dall’argomento narrazione ha preso avvio l’intervento dell’assessore regionale Mazzali, correlato a quanto già espresso durante il momento d’inaugurazione: “Se i percorsi mototuristici in Lombardia li legassimo alla narrazione di una storia, di una comunità come Mandello che ha creato il suo benessere economico grazie alla Moto Guzzi, si potrebbero creare eventi sempre più interessanti, alla ricerca del turismo emozionale e identitario. Storia e contenuti ci sono, ora creiamo contenitori che possano diventare un format da esportare in altre regioni”.
A sottolineare il ruolo centrale di Mandello per il mototurismo del territorio Fabio Dadati, presidente di Lariofiere, che ha rimarcato come ci sia bisogno di più attenzione generale da parte degli alberghi verso l’accoglienza dei motociclisti. “Dobbiamo spingere per avere più manifestazioni – ha chiosato invece Ivan Bidorini, presidente lombardo della Federazione Motociclistica Italiana – in Lombardia già ce ne sono una cinquantina, concentrate in pochi mesi l’anno”.
“Le esperienze devono tornare protagoniste – ha detto poi Zamperini – andando a creare un mototurismo che vada anche al di là del mordi e fuggi di una sola giornata, ma che sia duraturo. Avere degli itinerari, dei punti, dei luoghi dove fare una sosta è un modo bello per creare sinergia e lasciare indotto. I percorsi potrebbero legarsi ad altre peculiarità del territorio, come lago e montagna“.
I motociclisti non aspirano solo a bellezze paesaggistiche, ma anche alla qualità delle strade. Su questo punto la Lombardia apparrebbe ancora indietro, secondo uno spettatore intervenuto in sala che ha sollevato la questione. In risposta Bidorini: “Stavamo studiando prima del Covid un’app con cui i tesserati alla Federazione avrebbero potuto inviare fotografie se trovavano qualche criticità, pericolo o danno sulle vie percorse. Purtroppo per la pandemia abbiamo dovuto fermarci, ma l’intenzione era di esporre evidenze di situazioni da sanare alle istituzioni politiche, certo non immediatamente risolvibili. Anche senza l’app, moltissimi centauri ci hanno riportato circostanze critiche”.
Quasi a conclusione del dibattito Giovanni Cattaneo, assessore all’Attrattività territoriale del Comune di Lecco: “Se vogliamo creare eventi di mototurismo accoglienti, dobbiamo individuare dei luoghi ma anche persone competenti in materia per svilupparli”. Da ultimo il presidente del Moto Velo Club Lecco, Fabrizio Bianchi: “Raduni come quello della Moto Guzzi, ne esistono cinque in tutta Italia che portano simili numeri di partecipanti. Ormai i raduni sono morti perché le persone vogliono girare liberamente: bisogna riuscire a trovare una peculiarità che li spinga a iscriversi, che attiri e faccia distinguere”.