Ad Airuno è stata inaugurata Cascina Rapello

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Un nuovo capitolo di storia, comunità e sostenibilità

Cascina Rapello è pronta ad accogliere una serie di progetti e nuove avventure

AIRUNO – Due giornate storiche per la Cooperativa Sociale Liberi Sogni, che, dopo un anno di impegno, pazienza, dedizione e speranza, ha inaugurato la sua nuova casa. Cascina Rapello, situata nella suggestiva frazione collinare di Aizurro (Airuno), è ora ufficialmente aperta e pronta ad accogliere una serie di progetti e avventure entusiasmanti.

Immersa in una radura verde circondata da un ampio bosco di castagni, Cascina Rapello vanta una storia secolare che affonda le radici ben prima dell’arrivo di Liberi Sogni, risalendo al XVIII secolo, precisamente al 1790.

La data del 1790 segna la prima attestazione documentaria di Cascina Rapello, riportata nell’archivio parrocchiale del sacerdote dell’epoca, Giovanni Battista Biella, e pubblicata in estratti nel notiziario parrocchiale di Airuno nel 2022. “A due miglia di distanza, su una strada ripida, scoscesa e impraticabile, soprattutto in inverno a causa della neve e del ghiaccio, vi è un nucleo numeroso di case e abitanti chiamato Ajzurro” scriveva il parroco 73enne, che ogni giorno si spostava a piedi per visitare le numerose parrocchie. “Il numero delle famiglie è di 25, e gli abitanti sono 140. […] A un miglio da Ajzurro, verso mezzogiorno, si trova una cassina chiamata il Rapello, abitata da 8 persone”.

“Non bisogna quindi farsi ingannare dal “1906” visibile accanto all’affresco di San Giobbe, patrono dei bachi da seta, posto vicino alla porta d’ingresso: la cascina ha almeno 200 anni di storia” spiegano i responsabili di Cascina Rapello.

La prima giornata di inaugurazione della cascina è stata interamente dedicata a questo: alla riscoperta della storia della Cascina e dell’intera frazione di Aizurro, che fino al 1927 è stata un comune indipendente.

Il suo periodo d’oro risale alla seconda metà del ‘900, quando, come molte altre località collinari della Brianza, divenne una rinomata meta turistica per gli abitanti delle città, in particolare per i milanesi. Nel pomeriggio di sabato 5 aprile, i soci e gli amici di Liberi Sogni hanno ascoltato con interesse i racconti del passato degli airunesi, in un coinvolgente momento di condivisione comunitaria, al quale hanno partecipato anche le istituzioni locali.

Uno dei racconti più affascinanti riguarda la costruzione della strada, che fino agli anni ’60 è rimasta ripida, scoscesa e impraticabile, proprio come descritta nel memoriale del XVIII secolo.

“La strada per raggiungere Aizurro è stata costruita tra il 1959 e il 1963 – racconta Rita della Proloco di Airuno – Lo sappiamo perché lo sbancamento che è stato fatto sulla strada è stata realizzata Piazza Roma, la prima piazza del paese. Prima di allora l’unico collegamento era il sentiero della mulattiera che parte vicino alla stazione. Ci si spostava principalmente con gli animali da traino, come il mulo o il bue, che tiravano il traìn, ossia la slitta, o il carretto. C’erano poi tre slitte con le poltrone che venivano usate per trasportare ad Airuno i malati, le donne incinte o le autorità in segno di rispetto”.

Una delle principali ambizioni di Cascina Rapello è anche quella di rilanciare l’attrattività del territorio, offrendo una ricca varietà di eventi pensati per tutti: dai corsi su orticoltura e cucina con erbe spontanee, fino alle feste a tema per le famiglie.

Come è riuscita Cascina Rapello a trasformarsi da un casolare abbandonato in una struttura accogliente e spaziosa? I soci della Cooperativa, insieme agli architetti Jacopo Vezzani e Raffaele Gagliardi, che hanno guidato il progetto insieme a Liberi Sogni e numerosi altri professionisti, hanno raccontato questa straordinaria metamorfosi. Le diverse fasi dei lavori sono state ripercorse durante numerose visite guidate, che hanno condotto i partecipanti in ogni angolo della Cascina, svelandone la funzionalità e la trasformazione.

“L’aspetto culturale di questo cantiere è quello a cui sono più legato – commenta l’arch. Vezzani – Fare architettura oggi non può più essere ridotto ad un mero esercizio tecnico, ma c’è una società in profondo cambiamento e il portato fondamentale dell’architetto è dare un nuovo senso al proprio fare. Più che di un intervento edilizio, si è trattato di un vero e proprio intervento urbanistico di rigenerazione territoriale, analizzando il tessuto sociale e riportando vecchi valori e nuove funzioni: dalla dimensione agricola a quella turistica così è stata immaginata la nuova vita della Cascina”.

Durante la mattinata, diversi enti e associazioni coinvolti nel progetto hanno preso la parola, presentando il loro contributo in un incontro che si è svolto nell’area polifunzionale al primo piano. Successivamente, gli ospiti hanno potuto partecipare a un grande pranzo a buffet all’aria aperta. Come segno di buon auspicio e di pace, è stato piantato un albero di cachi vicino alla cascina. La piantumazione, alla quale hanno partecipato anche i bambini, ha simbolicamente sostituito un vecchio albero di cachi che la cooperativa, con grande dispiacere, aveva dovuto rimuovere durante i lavori di ristrutturazione.

“Ogni centimetro di questo luogo contiene il sudore, la creatività nel far fronte a problemi tecnici, economici e normativi a cui abbiamo ottemperato – racconta Matteo Rossi, presidente della coop soc Liberi Sogni in un lungo e commovente discorso – Ogni legno è il frutto del recupero di legna morta in boschi abbandonati da decenni dalle ultime generazioni, esboscata grazie a catene umane di centinaia di persone che si sono passati di mano in mano, come facevano i nostri bisnonni, legni, ceppi e tronchi di castagno e insieme anche sguardi ed energie: adolescenti, migranti, scout, comunità minori, intere famiglie, associazioni”.

“Ogni centimetro contiene la professionalità e la fatica delle maestranze che vi hanno lavorato e lo sforzo di tutti nel recuperare, caricare e scaricare materiali; lo sforzo di chi ha scritto progetti, partecipato a bandi, organizzato eventi e campagne per raccogliere i fondi necessari a questa impresa – continua Rossi – La fiducia e la responsabilità di chi ha firmato e si è accollato mutui, finanziamenti e fidejussoni. Le centinaia di persone, fondazioni, club services, che hanno donato; le aziende che hanno regalato materiali; artisti, musicisti, attori, burattinai che hanno offerto una performance”.

“Se si eccettuano i bonus fiscali con risorse importanti che recupereremo in 10 anni attraverso la cessione del credito a E’ Nostra e il laboratorio di trasformazione cofinanziato dal GAL, non un soldo pubblico è stato ricevuto fino ad oggi per questa grande impresa. Ѐ stata la solidarietà e la fiducia di persone ed enti privati che hanno reso possibile questo traguardo” commenta Rossi.

Inoltre, Rossi sottolinea: “Oggi Cascina Rapello è uno spazio per tutti e tutte: corsi della Libera Università del Bosco (LUB), campi estivi in tenda con ragazzi del territorio e di di tutta Europa, spazio di riattivazione, incontro e riscoperta di sé per persone con fragilità, luogo per feste ed eventi nel rispetto della natura, luogo per la sovranità alimentare a metri zero da cui nascono conserve, tisane, miele, farina di castagne. Tutto questo all’interno di una programmazione ma al di fuori del tutto previsto, come la natura ci insegna”.

“La storia di questi luoghi è anche quella delle persone che li abitano – commenta Gianfranco Lavelli, sindaco di Airuno – Questa era una cascina abbandonata, destinata a seguire il destino di altre strutture della zona, ormai crollate o inutilizzabili. Vedere Cascina Rapello oggi, così ben restaurata e messa a servizio della comunità di Airuno, rappresenta un punto di forza e un motivo di orgoglio per tutti noi”.

“Cascina è un luogo che potrà favorire l’aumento della consapevolezza di cosa può essere e cosa può fare un parco naturalistico – aggiunge Giovanni Zardoni, presidente del Parco Regionale del Curone, di cui recentemente fa parte anche Airuno – Faremo con Liberi Sogni un percorso che comporta anche l’inserimento definitivo all’interno del Pgt e insieme ci impegneremo per lasciare un parco più bello di come l’abbiamo trovato”.

“Quella di Liberi Sogni è una storia bellissima – commenta Elena Jachia, responsabile del settore ambiente della Fondazione Cariplo, uno tra i più importanti enti sostenitori dell’opera – Abbiamo cercato di aiutarli a conservare e realizzare i loro sogni, aiutandoli a partire dai progetti più piccoli, per poi crescere sempre di più. Quello che ammiro di questa realtà è che non avete mai perso la vostra visione. Abbiamo lavorato insieme sul capacity building nel bando Progettiamo il futuro, che ha consentito all’organizzazione di rafforzarsi nell’area fundraising e abbiamo dato una mano nella parte agricola con il bando Dare valore, legato al recupero dei terreni e all’agro ecologia. Speriamo ora che questo fantastico sogno, che è diventato realtà, possa continuare a procedere con le proprie gambe”.

“Dato che tra le molte cose di cui ci occupiamo c’è anche l’ambiente abbiamo pensato di dare un piccolo contributo a questa realtà del nostro territorio – prosegue Marina Balossi, segretario del Lions Club Castello Brianza Laghi – Siamo partiti con le donazioni degli alberi per il frutteto e speriamo di poter proseguire con il nostro aiuto e di poter vivere queste stanze in un’ottica di collaborazione e creazione di rete”.

“Vi faccio un appello: godetevi questo spazio – conclude Emilio della cooperativa finanziaria Mag 6 di Reggio Emilia – Penso che sia uno spazio aggregativo importante, dove riscoprire un nuovo modo di stare insieme. È importante sognare e vedere che i sogni si possono realizzare. Liberi Sogni ha preso una scelta coraggiosa in un periodo delicato come quello della pandemia e trovare il modo di sostenerla con un meccanismo comunitario penso che sia un bel gioco di squadra”.

Nel pomeriggio, la festa è proseguita con l’apertura delle porte a oltre 200 persone di tutte le età, tra cui rappresentanti di cooperative e associazioni locali, che sono accorsi per celebrare questo evento.

I più piccoli hanno partecipato a un laboratorio di piantumazione di fiori, che ha aggiunto colori alla Cascina, mentre il Collettivo Majakovskij ha animato l’aria con la musica della tradizione popolare. La giornata si è conclusa con un buffet, che ha offerto alcuni dei prodotti preparati con la frutta e la verdura coltivate proprio a Cascina Rapello.

La grande festa è stata anche l’occasione perfetta per lanciare due nuove campagne, strettamente legate alla Cascina. La prima, “Vivi e arreda Cascina Rapello“, ha l’obiettivo di raccogliere tutto ciò che ancora manca per completare la struttura.

La seconda, “Chi vuol essere volontario?”, è rivolta a chi ha già esperienza nel volontariato o desidera avvicinarsi a questo mondo. Attraverso un piccolo quiz sulla propria personalità, ogni partecipante potrà scoprire quale “animale-volontario” gli è più affine: che sia un simpatico e versatile castoro, pronto a dare una mano sia nell’orto che nella cascina, o un capriolo agile e dinamico, impegnato a supportare gli eventi, saltando tra i prati dove ogni essere vivente è il benvenuto.