Incontro tra Comuni, Province e Rfi per parlare del Ponte di Paderno
Oggetto del contendere la realizzazione del nuovo ponte stradale: Calusco lo vuole vicino, Paderno solleva dei dubbi sull’impatto ambientale e sulle ripercussioni alla viabilità
PADERNO – Dieci anni di vita residua. Scoccherà nel 2031 l’ultimatum per il ponte San Michele, il viadotto a scavalco sul fiume Adda che collega, sia a livello stradale che ferroviario, le province di Lecco e Bergamo. Chiuso per un ingente intervento di riqualificazione il 14 settembre 2018 e riaperto per gradi, prima alla viabilità ciclopedonale, poi a quella viaria e infine, lo scorso settembre, a quella ferroviaria, il ponte San Michele continua a essere un osservato speciale.
Costruito nel 1887 – 1889 su progetto di Roethlinsberger, il ponte è soggetto infatti a sollecitazioni importanti, dovute sia a fattori ambientali esterni che a fattori interni, quali le caratteristiche dei materiali originali e lo stesso utilizzo che ne accorciano, giorno dopo giorno, la vita residua.
Ancora 10 anni di vita
“Rispetto alle prime stime, indicate durante i lavori di riqualificazione, il tempo si è ora ridotto a 10 anni, trascorsi i quali Rfi vorrebbe dismettere interamente la struttura e lasciarla solo a percorrenza ciclopedonale” precisa Massimo Cocchi, assessore ai Lavori pubblici del Comune di Calusco che martedì ha partecipato insieme al sindaco Michele Pellegrini, il primo cittadino di Paderno Gianpaolo Torchio, i rappresentanti delle Province di Lecco e Bergamo, alla riunione indetta da Rfi per fare il punto della situazione sul San Michele.
L’incontro virtuale è servito per aggiornare Comuni e Province sulle analisi effettuate in merito alla possibilità di bypassare l’attuale doppio stop delle auto, in coda sia a Paderno che a Calusco, durante il passaggio dei treni lungo il ponte. Le verifiche effettuate hanno però escluso di poter cambiare la situazione attuale, quindi resta il divieto di passaggio contemporaneo di auto e treni. Non solo.Ma proprio le indagini supplettive effettuate sul San Michele, ancora sotto i ferri per gli ultimi interventi sui piloni, hanno permesso di accorciare la vita residua del ponte. 10 gli anni di vita stimati per continuare a reggere il traffico di auto e treni.
Calusco: “I ponti restino qui”
Una “scadenza” che riporta di cogente attualità la necessità di trovare il sostituto, o meglio i sostituti al San Michele visto che Rfi ha da subito chiarito la disponibilità a realizzare un nuovo ponte ferroviario senza però più prevedere un doppio binario (stradale e ferroviario). Ed è sul secondo ponte, quello riservato al traffico carrabile, che si è aperto il dibattito. Se infatti si è di fatto raggiunta l’unanimità sulla possibilità di creare un nuovo ponte per i treni non lontano dal San Michele in modo da mantenere le attuali stazioni di Paderno e Calusco, è sul passaggio delle auto a scavalco sull’Adda che si è acceso il dibattito.
Calusco preme per mantenere anche la viabilità delle auto in zona, sfruttando la variante in fase di realizzazione nella zona Sud del paese. “Abbiamo già vissuto quasi due anni con la viabilità limitata e abbiamo capito quanto è importante e necessario l’attraversamento dell’Adda tra Calusco e Paderno: non accettiamo soluzioni diverse! Due ponti affiancati, uno unico, a sud, a nord, ad arco, in acciaio o in calcestruzzo… questo lo decideranno i progettisti, anche a tutela del contesto ambientale e in relazione alla viabilità cittadina. Noi dobbiamo fermamente dire che è necessario! Tra Calusco e Paderno, non in un punto qualsiasi tra Trezzo e Olginate!” conclude Cocchi.
La posizione di Paderno
Diversa l’opinione del sindaco di Paderno d’Adda Gianpaolo Torchio: “Per noi è importante l’impatto ambientale. E’ chiaro che costruire un nuovo ponte in questa vallata è ben diverso che costruirne due. Non solo. Dobbiamo anche ragionare sull’impatto viabilistico che una nuova infrastruttura potrebbe creare, portando traffico, anche pesante, su Paderno, Robbiate, Verderio, Bernareggio e Ronco. Una scelta di una simile portata non può essere presa senza considerare bene le ripercussioni viabilistiche in una zona, come quella a confine tra le Province di Lecco e Monza Brianza”.
Per questo, durante la riunione, si è convenuto di effettuare degli approfondimenti sulla viabilità in questa zona, al fine di capire quali potrebbero essere le ripercussioni dello sbocco di un nuovo ponte. “Stiamo parlando di un viadotto che andrebbe a portare nuovo traffico, anche pesante, in zona visto che attualmente i mezzi pesanti utilizzano quello di Olginate e quello di Trezzo”.