Il dott. Vicendone, medico di base, scrive una lettera al prefetto di Lecco
“Dispositivi di protezione scarsi. Se i medici si ammalano gli ambulatori chiuderanno”
BRIVIO / LECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera che il dott. Gianfranco Vicendone (medico di base ad Airuno, Brivio, Beverate) ha inviato venerdì al prefetto di Lecco Michele Formiglio. Una missiva che denuncia i ritardi nell’invio dei dispositivi di protezione (mascherine, camici, guanti…) per medici di base e i loro collaboratori.
Una lettera nella quale si rimarca il ruolo degli ambulatori nella vicinanza alla popolazione in questo periodo di emergenza sanitaria e il rischio di perderli se i medici di base, non adeguatamente protetti, dovessero contrarre il Coronavirus.
“Brivio, 6 Marzo 2020
All’attenzione del dott. Michele Formiglio
PREFETTO DI LECCO
In data 22 febbraio il Ministero della Salute ha emanato delle direttive che prevedevano delle indicazioni precise e tra queste davano disposizione alle ATS di fornire i DPI (dispositivi di protezione individuali) ai MMG (MEDICI DI MEDICINA GENERALE) quali; camici monouso in TNT idrorepellenti, occhiali a maschera, mascherine FFP3, guanti e copricapo.
Ora, fatto salve le difficoltà organizzative, ci si aspettava una immediata tempestività nel reperimento e distribuzione degli stessi. Noi MMG con il proprio personale infermieristico abbiamo adottato le misure contenitive ed organizzative garantendo un servizio di reperibilità costante negli ambulatori, nell’erogazione delle prescrizioni, nell’ascolto telefonico dando consigli continui a tutti i pazienti allertati onde evitare accessi inutili ed inappropriati nelle strutture ospedaliere oberate e sature.
Ragione per cui ci si aspettava una erogazione dei Dispositivi in tempi ragionevolmente utili, ma purtroppo come i “fantaccini del Piave muti devono tacere e andar avanti” siamo stati lasciati allo sbaraglio in trincea e solo per senso di responsabilità abbiamo vicariato in qualche modo a nostro rischio e pericolo facendo fronte per quel che siamo riusciti a reperire aspettando con pazienza.
In data 3 marzo la pazienza è terminata ed ho personalmente scritto al Dipartimento di cure Primarie manifestando lo scollamento e l’isolamento a cui eravamo sottoposti, sottolineando quanto fosse importante tutelare i propri medici (soldati al fronte) prioritariamente. Nello specifico non mi è stata ritenuta degna una risposta personale, ma il giorno successivo la ATS, come per incanto, ha iniziato ad erogare i dispositivi. Peccato che la quantità sia risibile ed insufficiente, tanto che non basta neanche per una giornata di lavoro.
Oltre al sottoscritto anche il presidente dell’OPI (ordine professionale infermieristico), dott. Fedeli in data 5 marzo ha inviato all’ATS una richiesta per ottenere i DPI per le infermiere che lavorano a contatto con i MMG e che dimostrano sempre e soprattutto in questa occasione la loro alta professionalità, ma a quanto so anch’egli non ha ricevuto risposta. Per non ridurci a mere “grida Manzoniane” della Milano del ‘600 dove si emanavano editti e proclami ma in realtà non si faceva nulla di concreto, ed alla luce dell’ultimo DPCM covid 19, invito il sig. Prefetto competente a monitorare l’attuazione delle misure previste coordinando le varie competenze e Responsabilità per tutelare i cittadini tutti, i MMG con il loro personale infermieristico ancora sani (forse per poco) in condizioni di non doversi ammalare o di non dover sospendere la loro attività in quanto venuti a contatto con portatori, solo perché non si potevano proteggere per la mancanza dei DPI che non sono stati forniti nei tempi e nei modi.
Credo di parlare a nome di tutti i miei colleghi e collaboratori nel dire che siamo molto preoccupati di quanto finora accaduto nonostante si sia riusciti a sopperire alle criticità emerse. Ma se per il calcolo delle probabilità qualcuno di noi si dovesse ammalare (sarà possibile ricondurre a qualcuno le responsabilità) gli ambulatori resteranno chiusi e non ci sarà argine all’aumento di preoccupazione della popolazione che sta per adesso rispondendo con disciplina e senso civico ma solo perché ci siamo noi a contenerla. Alla luce della progressione dell’epidemia che non sembra diminuire non c’è bisogno d’essere una Cassandra nel predire lo scenario a cui andremo incontro se dovessero chiudere gli ambulatori dei MMG. Non è mia intenzione procurare malcontento, ma spero che questa non sia un grido inascoltato”.
Cordiali saluti
dott. Vicendone Gianfranco e suoi collaboratori.