Merate, prima Messa con un augurio speciale per don Amilkar: “Che tu sia un prete felice”

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Merate don Amilkar

Ieri don Amilkar è stato ordinato sacerdote in Duomo dall’arcivescovo Delpini

Emozionato e contento, il novello sacerdote, alternando frasi in italiano e spagnolo,  ha ringraziato tutte le persone che hanno condiviso e condividono con lui questo percorso

MERATE – Chiesa prepositurale gremita questa mattina, domenica 8 giugno, per la prima messa di don Amilkar Naranjo , 33 anni, ordinato sacerdote ieri, in Duomo, dall’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini insieme ad altri dieci preti novelli.

don Amilkar

Originario dell’Ecuador, residente a Merate dal 2006, don Amilkar ha vissuto un percorso non propriamente lineare che l’ha portato a riscoprire la fede durante un ritiro spirituale effettuato dopo il diploma come tecnico informativo conseguito dopo aver abbandonato, in un primo momento, gli studi. Dall’esperienza vissuta nella parrocchia di Santo Stefano dei Migranti a Milano è nato il percorso di conversione che ha portato poi don Amilkar a bussare alle porte del seminario diventando prima diacono nella comunità pastorale Santa Caterina di Besana in Brianza e ora sacerdote. Nei prossimi giorni il novello prete saprà la parrocchia di destinazione decisa dall’arcivescovo.

Intanto oggi don Amilkar è stato accolto dalla “sua” Merate in un caldo e lungo abbraccio. A dare il benvenuto a tutti il prevosto don Mauro Malighetti che, rivolgendosi al neo sacerdote, l’ha invitato a non cedere alle lusinghe del mondo emergendo dal grigiore del quotidiano. “Nulla è perduto” ha rimarcato, sottolineando l’importanza di lasciarsi guidare sempre da Gesù.

Don Amilkar e don Luigi

Don Luigi Peraboni, parroco di Merate fino allo scorso anno, ha voluto riallacciare i fili dei ricordi a quanto seminato insieme a lui: “Non ho niente di nuovo da dirti, ma ti consegno quello che per sei anni ti ho detto. Ovvero che si diventa preti non per essere serviti, ma per servire. Che non bisogna fermarsi all’apparenza, anche se a volte ci attrae o ci sembra comoda, ma bisogna accettare la realtà che Dio ogni giorno ci dona. E poi ti auguro di diventare un prete felice, e so che sei già sulla buona strada. Porta un sorriso a tutte le persone che incontrerai nel tuo cammino”.

Al termine della messa, concelebrata insieme a don Michele Galli, don Davide Serra, don Luigi Peraboni, don Fabrizio Vismara, don Riccardo Fumagalli (ordinato sacerdote alcuni anni fa), don Vincenzo Bosisio ( originario di Merate, ha comunicato il proprio cambio di destinazione dal prossimo settembre) e l’amico diacono Viviano Patino, è venuto il momento del ringraziamento. Citando Papa Wojtyla e il celebre “se sbaglio mi corrigerete” aggiungendo anche “e se piango, mi darete un fazzoletto”, don Amilkar ha alternato parole in italiano a quelle in spagnolo per provare a far uscire dal cuore la tanta gratitudine provata in queste ultime ore.

L’abbraccio con la mamma

Un lunghissimo elenco di grazie rivolto a tutte le persone che l’hanno accompagnato in questo percorso che ha raggiunto il momento più emozionante quando don Amilkar ha voluto ringraziare i propri familiari. A partire dal padre, definito un uomo coraggioso e sempre al suo fianco, passando per il silenzioso fratello Bryan, “uomo semplice, leale, silenzioso e incancellabile” e la sorella Caterine, “una presenza forte e costante, rumorosa, capace di spronarmi a seguire sempre i propri sogni” fino alla mamma, definita “il mio motore”, “la spalla su cui ho pianto, la presenza più importante dall’inizio a oggi, capace di aspettare senza mai forzare e di camminare al mio fianco stando un passo indietro. Se oggi sono l’uomo che sono è grazie a te”.

Parole commosse e sincere che hanno emozionato tutti i presenti, chiudendo con un calorosissimo applauso la prima messa di don Amilkar. Presenti alla cerimonia liturgica, coordinata in tutti i dettagli dal sagrestano Franco Crippa, anche il sindaco di Merate Mattia Salvioni e diversi esponenti dell’amministrazione comunale, il collega di Besana Emanuele Pozzoni e quello di Villasanta Lorenzo Galli, giunto per il saluto finale.

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