L’analisi del Comitato civico ambiente: “Il disastro ambientale poteva e doveva essere evitato”
“Dal 1983 spetta al Comune prendersene cura attraverso regolamentazioni già scritte che vanno soltanto applicate”
MERATE – “E’ mancato il medico in grado di guarirlo”. E’ questa l’analisi del Comitato civico ambiente, la cui referente Elena Calogero era presente ieri mattina, mercoledì, mentre i pescatori ripescavano a riva ancora dei pesci morti, conferendoli nei maxi bidoni gialli.
Una moria, quella che si è consumata martedì e mercoledì, che ha portato prepotentemente a interrogarsi su l’area verde meratese, considerata il gioiello del territorio. “Un danno ambientale incalcolabile si è consumato in questi giorni nella Riserva di Sartirana. Il lago, che in questi ultimi 10 anni ha ricevuto disattenzione e sottostima dei suoi fragili equilibri da parte di chi avrebbe dovuto prendersene cura, ha restituito ciò che ha avuto sotto gli occhi di tutti i meratesi che guardano increduli le migliaia di pesci morti. Che il lago fosse malato lo andavano ripetendo in tanti. Ma è mancato il medico in grado di guarirlo”.
Calogero va indietro con gli anni per spiegare responsabilità e competenze. “Nel 1983 la Regione Lombardia istituì la Riserva Naturale lago di Sartirana e demandò al Comune di Merate la gestione dell’area al fine di salvaguardare la funzionalità ecologica, naturale della sua biodiversità. Poi nel 1990 la Regione pose gli obiettivi della tutela delle caratteristiche naturali e paesaggistiche determinando per esempio i tempi per la cessazione di attività esistenti incompatibili con la riserva, oppure la regolamentazione delle attività consentite come quella dell’agricola, di pesca e di accesso. E’ qui che si vanno a posizionare quei divieti come l’accesso dei cani, delle bici, del camping che tutt’oggi fanno parte del regolamento. Inoltre stabilì i principali interventi strategici di manutenzione quali la pulizia delle sponde e dei terreni, lo sfalcio del canneto e il monitoraggio dei sedimenti presenti sul fondo del lago”.
Sono datati 1998 i passi computi dal Comune con la definizione degli strumenti con i quali gestire la Riserva (Consiglio di Gestione, Comitato Tecnico Scientifico, Direttore della Riserva). “Un ulteriore passaggio fondamentale avvenne nel 2003, quando l’Unione Europea stabilì i principi generali della conservazione degli habitat naturali individuando i Siti di interesse Comunitario (SIC) e la Regione vi inserì la nostra Riserva. Si è trattato di un grande riconoscimento per il nostro territorio sia in termini di immagine che di potenziale turistico/economico”.
Da qui le conclusioni: “Non spetta al Comune decidere cos’è la Riserva di Sartirana poiché l’Europa e la Regione hanno già inserito la nostra “perla” in un circuito di aree di prestigio paesaggistico e ambientale. Spetta dal 1983 al Comune prendersene cura attraverso regolamentazioni già scritte che vanno soltanto applicate. E qui arriviamo alla nota dolente. Le Amministrazioni che si sono succedute le hanno troppo spesso disattese. Eppure in questi anni si sono alzate voci che hanno portando avanti il sacrosanto principio di “prevenzione” consci che la calamità sarebbe arrivata. Perché non si è ripristinato l’uso della centralina, un tempo in funzione, che monitorava proprio i livelli di salute delle acque? Perché è stata distrutta tutta la flora acquatica naturale che aveva lo scopo di equilibrare il fondo del lago? Perché la paratia all’entrata non viene usata nel momento in cui cominciano a crescere le alghe?”
Domande a cui segue una constatazione: “Il disastro ambientale poteva e doveva essere evitato. Un disastro che non ha eguali nella nostra storia. Sono mancati il medico e soprattutto la medicina. Ora non facciamo rimanere il morto in custodia ai soliti incompetenti”.