Ieri sera l’incontro con Alberto Pellai organizzato dall’associazione Dietro la lavagna
“L’adolescenza è una fase di scoperta e noi genitori dobbiamo essere in grado di gestire le nostre ansie, non lasciando imprigionare i nostri figli nella realtà virtuale”
MERATE – Alleanze tra genitori, convivialità a tavola, niente telefono e videogiochi fino a 14 anni e social banditi fino a 16 anni. Ovvero, per dirla con uno slogan, più vita reale e meno realtà virtuale. Sono gli spunti che, con molta concretezza e affabilità, ha fornito Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta di fama, invitato ieri sera, lunedì, al secondo appuntamento del ciclo di incontri “Sos adolescenti”, organizzato dall’associazione Dietro la lavagna.
La serata si è contraddistinta per un taglio prevalentemente al maschile partendo da un tema di cogente attualità come quello della violenza di genere, andando ad analizzare la differenza tra uomo vero o vero uomo.
“Dietro la lavagna è un’associazione che va come un carro armato – ha esordito Pellai, dopo l’introduzione della presidente del sodalizio Maria Rosa Panzera -. Quando ho ricevuto l’invito mi sono chiesto se era il caso di tornare dopo essere stato qui già due volte. Ma il tema proposto era molto sfidante e lo dico da genitori di quattro figli tra i 15 e i 23 anni”. Ed è proprio dagli esempi concreti, di situazioni e criticità vissute con i figli, che Pellai è partito nella sua dissertazione, parlando di un anafalbetismo emotivo dilagante, soprattutto nel mondo maschile: “La violenza di genere è un tema di cui ci dobbiamo occupare. Le relazioni al maschile deve essere sane, nutrienti e intime”.
Senza concedere sconti a nessuno, ha poi puntualizzato: “Siamo i genitori che vivono una situazione paradossale perché ci siamo sbattuti per crescere i nostri figli felici e stiamo crescendo la generazione di adolescenti più infelici. Ce lo dicono tutti gli indici di salute mentale. E’ come se qualcosa non si innescasse bene”.
Ed è da questo dato di fatto che poi è partita l’analisi dell’esperto: “La reclusione in casa non fa bene all’adolescenza che è per sua natura un periodo di esplorazione. Nel conflitto tra dentro e fuori deve sempre vincere la spinta all’uscire fuori. E noi genitori dobbiamo essere capaci di gestire la nostra ansia protettiva lasciando che i figli si allontanino da noi”.
In questa dicotomia, a farsi largo con sempre maggiore prepotenza e irruenza, è la realtà virtuale: “Negli ultimi 10 anni la realtà è cambiata molto. Abbiamo trasferito la crescita, che prima veniva affrontata in una zona di vita reale dovendo gestire una notevole quantità di rischio reale, nella realtà virtuale”, perdendo così di vista tutta una serie di abilità e competenze che si possono acquisire solo esplorando il mondo reale.
Facendo l’esempio di un gruppo di scienziati che aveva provato a ricreare la biosfera, dimenticandosi dell’effetto sferzante del vento, Pellai ha posto l’accento, più volte, sulla necessità di lasciare fare ai figli esperienze concrete, anche se questo vuol dire esporli a qualche rischio funzionale. “Cresciamo ragazzi rinchiusi nelle auto per accompagnarli alle varie attività o chiusi in casa per paura dei pericoli, crescendo maschi ultra fragili su una serie di abilità e di competenze. Chi di voi ha figli di 16 o 17 anni provi a mandarli in posta a pagare un bollettino. È come mandarli su Marte”.
Tornando a pescare esempi e spunti dalla sua vita familiare, lo psicoterapeuta ha poi raccontato del patto stipulato con uno dei suoi figli durante le vacanze estive dopo la quinta elementare: “Non voleva fare i compiti tanto nessuno glieli avrebbe corretti. Gli abbiamo chiesto di trovare lui un compito, che equivalesse ad assumersi un impegno e una responsabilità, da fare ogni giorno durante l’estate. E lui ha chiesto di poter andare a fare la spesa in bicicletta al supermercato del paese situato a un chilometro e mezzo di distanza”.
Il responso dei genitori è stato sì, pur con qualche stratagemma per assicurare la gestione anche di situazioni potenzialmente difficili. “Allenare i nostri figli alla vita vuol dire esporli a una dose funzionale di rischio. Ma più rinforziamo le radici e più i rami si alzano verso il cielo a costo di dover mettere a freno le nostre ansie”.
Trasmettendo empatia al pubblico, Pellai ha poi raccontato delle critiche ricevute da altri genitori, preoccupati dai malintenzionati e dalle insidie della strada, per questo via libera al figlio pre adolescente: “Ma non è possibile puntare su una vita a rischio zero”.
Bisognerebbe preoccuparsi di più del tempo trascorso in camera davanti ai video giochi, soli davanti a dinamiche complicate per bambini in età da scuola media di fronte ad avversari virtuali costruiti con i pixel. “Si trovano in ambienti iper stimolanti e iper eccitati, non trovando più le parole per raccontare quello che provano. E pochi maschi, a differenza delle ragazze, arrivano poi alla stanza delle parole perché persiste la convinzione che il vero uomo non possa essere fragile e non possa chiedere aiuto. “E come se gli dessimo in mano una Ferrari pensando che siano in grado di guidarla. Ma dobbiamo essere noi i primi a riflettere su cosa possiamo concedergli e cosa no”.
Rispondendo anche ad alcune domande poste da alcuni genitori presenti in sala, Pellai ha ribadito l’importanza di porre dei divieti all’utilizzo degli smartphone fino ai 14 anni e dei social fino a 16 anni. “Lo dicevo dieci anni fa e ora le evidenze scientifiche delle ricerche effettuate sul campo confermano l’urgenza di porre dei limiti semplicemente perché i ragazzi e le ragazze non sono pronti al bombardamento innescato dalla realtà virtuale, gli uni attratti e catapultati sempre più precocemente nel mondo della pornografia e le altre messe in competizione con immagini dei social sempre meno reali e credibili. Suggerendo la visione del documentario “The social dilemma” anche agli insegnanti delle scuole medie, Pellai ha proposto di stipulare patti digitali e alleanze educative tra scuola e altri genitori per evitare l’isolamento di chi cresce in una famiglia in cui si prova a limitare l’esplorazione virtuale.
“E’ importante trovare il tempo per stare a tavola tutti insieme, invitando anche amici e altri genitori. La convivialità è un valore prezioso che si preserva da molti rischi, tra cui l’isolamento e la solitudine” ha concluso.