Professore all’Università Milano-Bicocca, coordina il laboratorio che porta avanti l’innovativa ricerca
Il suo studio è stato premiato dall’Alzheimer’s Association: “L’obiettivo comune è sconfiggere questa malattia il prima possibile”
GARLATE – Un finanziamento prezioso che consentirà di proseguire una importante ricerca legata all’Alzheimer oltre a dare valore e nuova linfa a un lavoro che vale una vita. A capo dello studio iniziato ormai una decina di anni fa c’è un ricercatore di Garlate, Fabrizio Piazza, 44 anni, biotecnologo farmaceutico, dottore in medicina molecolare e traslazionale e Professore di Scienze Tecniche di Medicina di Laboratorio del dipartimento di Medicina e Chirurgia all’Università di Milano-Bicocca.
La bella notizia è arrivata proprio nei giorni in cui si celebra la Settimana del Cervello (13-19 marzo), un evento internazionale che intende sensibilizzare la popolazione sui progressi nell’ambito della ricerca sul cervello, sulle terapie delle malattie neurologiche e psichiatriche e la loro prevenzione.
Fabrizio Piazza si è aggiudicato un finanziamento di 200mila dollari dall’Alzheimer’s Association, la principale organizzazione mondiale nel campo del volontariato, della cura, del sostegno e della ricerca sull’Alzheimer, costituita nel 1980 negli Stati Uniti. Il Professor di Garlate è stato anche l’unico scienziato in Italia ad avere ricevuto questo finanziamento competitivo nella call lanciata lo scorso autunno, un esempio delle eccellenze del nostro Paese nel campo della ricerca e orgoglio per il nostro territorio.
“Questi finanziamenti vogliono supportare a livello internazionale la ricerca scientifica nella comprensione della malattia di Alzheimer, identificare nuove strategie terapeutiche, migliorare l’assistenza alle persone affette da demenza, approfondire la conoscenza della salute del cervello e prevenire le malattie neurodegenerative – spiega il Professor Piazza -. La ricerca che sto conducendo ormai da una decina di anni con il mio laboratorio rappresenta un piccolo tassello di quel grande puzzle che è studio sempre più approfondito dell’Alzheimer e della ricerca di una cura”.
Il Prof. Fabrizio Piazza dirige il Laboratorio di Ricerche Traslazionali e Biomarcatori per la malattia di Alzheimer e dell’Angiopatia Amiloide Cerebrale, presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia di Bicocca, nel polo biomedico di Monza dell’Ateneo. Il suo laboratorio è anche il centro coordinatore dell’iCAB – International Longitudinal Cohort Registry, il più grande consorzio che riunisce i principali centri di eccellenza mondiali focalizzati sullo studio dell’angiopatia amiloide cerebrale (CAA) e dei fenomeni di infiammazione cerebrale e microemorragici (noti come ARIA – amyloid-related imaging abnormalities – ed associati alla CAA e alla malattia di Alzheimer).
“Abbiamo osservato questi fenomeni infiammatori e autoimmuni legati alla proteina beta-amiloide, la stessa che innesca il morbo di Alzheimer. I principali studi si stanno focalizzando sulla produzione di anticorpi monoclonali che hanno lo scopo di rimuovere questa ‘proteina tossica’ dal cervello. Questi farmaci stanno dimostrando di essere molto efficaci nella loro azione ‘disease modifying’, ma nel 35-50% dei casi causano infiammazioni cerebrali e fenomeni microemorragici (ARIA). Con la nostra ricerca siamo riusciti a dimostrare che gli eventi avversi ARIA associati all’utilizzo di farmaci per la malattia di Alzheimer, rappresentano la manifestazione iatrogena (esacerbata dal farmaco) di fenomeni autoimmuni e infiammatori che si verificano spontaneamente nell’angiopatia amiloide cerebrale infiammatoria (CAA-ri), una rara encefalopatia autoimmune legata alla proteina beta-Amiloide“.
Attraverso lo studio dell’angiopatia amiloide cerebrale infiammatoria (CAA-ri), la ricerca del professor Piazza consente di comprendere i meccanismi di eventi avversi anche per una malattia più diffusa come l’Alzheimer, anche in previsione del fatto che negli Stati Uniti questi farmaci hanno già iniziato a essere approvati dalla FDA (Food and Drug Administration) e, proprio in questi mesi, le case farmaceutiche stanno richiedendo l’approvazione anche all’EMA (European Medicines Agency).
“La nostra ipotesi è che, nel rimuovere la proteina tossica dal cervello, in alcuni soggetti a rischio, tali anticorpi monoclonali possono innescare meccanismi potenzialmente dannosi (ARIA), indici di uno spostamento e conseguente accumulo di questa proteina Amiloide nei vasi cerebrali (CAA). Ad oggi, però, sia ARIA che CAA vengono esclusivamente diagnosticate mediante la risonanza magnetica nucleare che da sola non è sufficientemente sensibile e specifica per una diagnosi precoce e per il monitoraggio della risposta al trattamento. Proprio in questo contesto, grazie all’ultimo finanziamento, si muoverà la nostra ricerca: l’obiettivo è identificare e validare un pannello di biomarcatori nei fluidi biologici (UNIMIB-ARIA Toolkit) in grado da una parte di restituire una diagnosi sempre più precoce ed accurata, dall’altra di comprendere meglio i meccanismi immunitari, infiammatori e cerebrovascolari associati agli anticorpi anti-amiloide nei pazienti con malattie neurodegenerative quali CAA e Alzheimer. In sostanza la speranza è di poter contare su farmaci sempre più efficaci ma anche sempre più sicuri“.
Non è facile fare ricerca in Italia, ma l’esperienza del Professor Fabrizio Piazza dimostra che è possibile raggiungere risultati di eccellenza: “Ci troviamo a competere con nazioni che investono molto più di noi in ricerca, ma con fatica e sacrifici è possibile raggiungere risultati importanti. Voglio sottolineare come questi risultati non siano del singolo, ma di un team multidisciplinare e interdisciplinare che con orgoglio coordino ma che vede coinvolta anche la preziosa e costante collaborazione di colleghi come il Prof. Gianpaolo Basso, neuroradiologo; la Prof.ssa Laura Antolini, statistica medica; la Dott.ssa MariaLuisa Zedde, neurologa; oltre a tanti giovani dottorandi, tesisti e assegnisti di ricerca. Tutti insieme siamo pronti a contribuire con tutto il nostro entusiasmo e curiosità scientifica all’obiettivo comune dell’Alzheimer Association di sconfiggere l’Alzheimer il prima possibile. Questo è un dovere morale nei confronti dei pazienti e di coloro che, attraverso le donazioni, dimostrano di credere nella ricerca”.