La società che ha presentato la proposta è entrata nei dettaglio tecnici del progetto
“Calolzio può diventare una comunità energetica, un’operazione come questa deve essere anche sociale”
CALOLZIOCORTE – Valorizzare l’energia del territorio con uno sguardo al futuro e alla sostenibilità ambientale. Questo, in sintesi, ciò che ha spinto Varese Risorse a presentare una proposta di project financing al comune per realizzare a Calolzio un impianto di teleriscaldamento. Oggi pomeriggio, in sala consigliare, Giovanni Chighine (BU leader di Energia e Tecnologie smart di Acsm Agam e amministratore delegato di Varese Risorse) e Fabio Fidanza (colui che si è occupato dello sviluppo del progetto) hanno presentato ai consiglieri comunali il progetto.
“Questo processo può essere un passo verso lo sviluppo sostenibile della città – hanno detto prima di entrare nei dettagli tecnici -. Si tratta di recuperare calore da un impianto produttivo, calore che oggi viene disperso nell’ambiente. Noi abbiamo presentato il progetto ed è facoltà del comune decidere se avvalersi del teleriscaldamento o meno”.
Il teleriscaldamento è considerato un servizio che ha valenza pubblica e, se il comune dovesse decidere che il teleriscaldamento interessa, la procedura prevede una gara e non è automatica l’aggiudicazione a Varese Risorse. E’ stato altresì chiarito che, qualora si realizzassero le infrastrutture per il teleriscaldamento, non c’è nessun obbligo per l’utente di allacciarsi.
Durante l’incontro si è puntato molto sul concetto che tutta questa operazione porterebbe a un bilancio ambientale a favore dei cittadini visto che si spegnerebbero qualche decina di caldaie con un minore inquinamento dell’aria. L’impianto sfrutterebbe l’energia prodotta in eccesso dall’impianto a biomassa e dalla turbina della caldaia a gas (impianti che già esistono) a servizio della Cartiera dell’Adda con cui Varese Risorse andrebbe a stipulare un accordo. Il teleriscaldamento non comporterebbe nessun aumento di produzione di energia da parte della cartiera, ma si tratta di puro recupero energetico.
Dal punto di vista tecnico, oltre alla costruzione di due serbatoi di acqua calda di una decina di metri, la cosa a maggior impatto sarebbero i lavori per creare i 4,5 chilometri di rete (due tubazioni ognuna del diametro di 200 mm) che avrebbe il suo asse principale su via Mazzini e poi su corso Dante e corso Europa. Si è stimato che la rete potrebbe servire circa 3000/4000 persone ma il sistema è aperto ed espandibile, potenzialmente potrebbe servire tutta la città.
Ai consiglieri presenti è stato presentato il bilancio energetico dell’impianto che si avvale, oltre della centrale a biomassa, anche del consumo di metano per poter sopperire al picco di richiesta di energia che tipicamente si verifica in alcuni orari della giornata: “Ma il bilancio del consumo da fonti fossili è comunque più basso perché bisogna anche guardare quante caldaie spengo con un conseguente vantaggio ambientale. Calolzio può diventare una comunità energetica perché un’operazione come questa deve essere anche sociale, e la risposta ai cambiamenti climatici non può essere del singolo ma deve essere di comunità. Anche una comunità piccola come questa può dare una risposta ai temi del futuro e perciò ben venga questo approccio condiviso”.
Varese Risorse ha stimato un investimento di circa 4,8 milioni di euro (la maggior parte destinati alla rete) e una concessione di 35 anni: “Un investimento che ha una sua ragion d’essere e una sua sostenibilità economica. Noi abbiamo l’obbligo di garantire il servizio qualsiasi cosa succeda, mentre per quanto riguarda i cittadini questo sistema avrà tutte le tutele del servizio pubblico”.
Il consigliere di minoranza Paolo Cola (Cittadini Uniti per Calolziocorte) è stato il più attivo nel sollevare dubbi e richieste di chiarimenti, anche per quanto riguardava gli aspetti più tecnici di tutto il progetto, di certo si tratta di una scelta importante che riguarda il futuro di tutta la città. Lo stesso consigliere ha confermato la sua forte contrarietà, già espressa in consiglio comunale, alla spesa di 40mila euro da parte del comune per la valutazione del progetto: “Questi 40.000 euro sono uno spreco di risorse per la valutazione di un progetto così semplice”.
I cittadini, al di là di un possibile risparmio in termini di consumi e tariffe (il Governo prevede anche dei vantaggi per il cliente attraverso il credito di imposta), potranno godere di un beneficio impiantistico notevole soprattutto se si parla di impianti di vecchia generazione.
“Per quanto riguarda gli edifici pubblici abbiamo stimato risparmi sugli investimenti dai 300.000 ai 500.000 mila euro qualora avessimo il teleriscaldamento negli edifici scolastici – ha detto l’assessore Dario Gandolfi -. Senza contare che si tratta di una infrastruttura che, qualsiasi cosa succeda, rappresenta un valore aggiunto notevole per il nostro territorio. Infine ci hanno già contattato altre aziende che a loro volta hanno energia in cascame da offrire”.
“La vera criticità da affrontare sono i 2/3 anni di lavori – ha concluso il sindaco Marco Ghezzi – ma dal punto di vista ambientale il valore del progetto è evidente”.