LECCO – Per molti sono pazzi, per tanti sono fenomeni… prendono due passi di rincorsa e si buttano dalla Medale in un volo libero che dura qualche secondo, poi aprono il piccolo paracadute ed atterrano negli orti e nei piccoli prati ai piedi della parete lecchese: loro sono i Base Jumper, dove Base sta per Buildings (edifici); Antennas (torri abbandonate o simili); Span (ponti); Earth (scogliere o altri tipi di formazioni naturali).
L’ultimo tuffo lo hanno fatto lunedì dell’Angelo (guarda caso), o meglio, gli ultimi due, visto che i “ragazzacci” si sono fatti la ferrata una prima volta con relativo lancio, quindi riposti i paracadute in auto, ne hanno presi altri due, si sono rifatti la ferrata una seconda volta e poi di nuovo giù!
La “gita” pasquale dei due base jumper non è passata inosservata a due membri del Gruppo Escursionisti Laorchesi (Gel), Giancarlo Airoldi ed Ermille Dell’Oro che stavano gironzolando in zona con macchine fotografiche al seguito, così li hanno seguiti regalandoci queste splendide immagini. Noi invece abbiamo raggiunto uno dei due base jumper che si sono lanciati lunedì per conoscere qualcosa in più di loro e di questo sport estremo.
Rispettiamo il suo volere, niente nome e cognome, l’anonimato sta solo in questo perchè il nostro amico base jumper racconta: “Vivo a Varese e lavoro per una ditta di gessatura di Chiasso, in Svizzera. Pratico il Base Jumping da dieci anni e il paracadutismo da tredici e faccio parte del team MUCHO BASE TEAM dell’Italian Base Association (www.basejump.it) al quale sono affiliati altri 9 atleti provenienti da tutta Italia. La mia passione è nata quando ero bambino e vedevo in TV spot o filmati di alcuni pazzi americani che già nei primi Anni ’80 si lanciavano dalla parete del Capitain nello Yosemite National Park. Dopo aver fatto il paracadutista sotto leva, ho conseguito il brevetto civile e dopo tre anni di pratica sono passato al Base. Attualmente ho 1300 salti e mi reputo abbastanza esperto. Come primo consiglio a chiunque voglia iniziare questa attività dico di non avere fretta. Conseguite un brevetto di paracadutismo, fate almeno 200 salti dall’aereo (divertendovi nel mentre) e poi cominciate ad interessarvi di Base cercando un jumper esperto che abbia voglia di farvi da mentore“.
Come siete giunti in quel di Lecco? “Tre anni fa la scoperta della pareti di Lecco, quasi per caso… da allora le saltiamo abbastanza regolarmente cercando comunque di rispettare alcune semplici regole di convivenza con i residenti del posto, soprattutto con i proprietari dei terreni sottostanti“.
Ma non solo dalla Medale ci si lancia, un’altra meta è il Forcellino (zona Coltignone): “E’ stato ‘aperto’ (saltato per la prima volta) da un americano circa due anni fa che si trovava sulla parete ad arrampicare. Lì si salta solo con la tuta alare (wingsuite) mentre il Medale anche senza. La differenza tra salto con tuta o senza è molto semplice, con la tuta si vola letteralmente. L’efficenza di una tuta alare è nella media di 3:1 ovvero tre metri di avanzamento e uno di caduta, quindi hai uno spostamento orizzontale non indifferente, mentre senza tuta lo spostamento in avanti lo ottieni assumendo una posizione detta “di deriva” che ti permette di allontanarti un pò dalla parete e quindi di essere in sicurezza al momento dell’apertura del paracadute“.
A proposito di paracadute, che differenza passa tra Base Jumping/paracadutismo e parapendio? “Parapendio e paracadutismo in genere sono due sport completamente diversi, salvo che hai in entrambi i casi una vela sopra la testa. Il parapendio è una vela studiata per sfruttare le correnti ascensionali e quindi guadagnare quota e coprire distanze elevate. Il paracadute non è altro che un freno areodinamico”… che da emozioni? “Beh non direi, l’emozione maggiore l’abbiamo in caduta libera e non sotto vela. Sono emozioni soggettive, personalmente posso dire che ogni volta che vado a saltare provo un senso di libertà e nello stesso tempo di controllo di me stesso che difficilmente provo in altre occasioni“.
Che praprazione serve per arrivare ai vostri livelli? “La preparazione è data dall’esperienza e l’esperienza si fa per gradi, e questo è molto importante. Non bisogna mai sopravvalutarsi e pensare di essere pronti a qualsiasi tipo di salto. Ecco dove serve la testa ancor prima del fisico: accettare i propri limiti e saper rinunciare al salto se non si è nelle condizioni mentali giuste. E’ inutile nasconderlo, il Base è un’attività rischiosa, ma con la preparazione giusta e seguendo alcune ‘semplici’ regole, questo rischio si limita notevolmente… e poi non bisogna strafare“.
“Il Base – conclude il nostro ‘amico volante’ – non è solo il salto ma tutto il contesto: guadagnarsi la parete arrampicandola o semplicemente camminando, a volte per svariate ore, stare a contatto con la natura e alla fine spiccare il volo… Yeah!“.
Per maggiori informazioni www.basejump.it
E’ vivamente sconsigliato approcciare a questo tipo di attività da autodidatti.