Bike Team Mandello protagonista alla GF Città del Garda

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CITTA’ DI GARDA – Ben cinque i fuori-stradisti “duri e puri” del Bike Team Mandello, che si domenica  in riva alla “Sentinella” del Benàco, la città di Garda, si sono ritrovati per l’appuntamento annuale con la omonima Gran Fondo di MTB (ex- GF Paola Pezzo). Un bel percorso fuoristrada, anche quest’anno condizionato dalla pioggia che seppur domenica ha risparmiato i biker, nondimeno ha inzuppato per bene il tracciato nella giornata di sabato.

Ad alcune salite importanti, come quella da Crero a San Zeno con i suoi due “tiri” al 15% di media e punte oltre al 20%, la traccia ha alternato alcune discese veloci e nervose, come quella che va dal monte Lenzino a Crero, o quella che si incontra, più avanti, nella Valle dei Molini, con il suo paio di “compressioni” e successivi “trampolini”, anche quest’anno punto fisso di ripresa per i fotografi della manifestazione.

Nella seconda parte, tecnicamente più tranquilla, i biker hanno affrontato l’ascesa alla “Rocca”, sede un tempo del “posto di guardia” (“Garda” dal Longobardo “Warda”) che dà il nome alla cittadina e che fu testimone della fuga della regina Adelaide, ivi imprigionata per questioni, si direbbe oggi, di “Stalking”, piuttosto frequenti tra i regnanti dell’epoca.

Il percorso bagnato ha complicato la trazione, tenuta, visibilità, mettendo a dura prova la meccanica e finendo per lasciare il segno anche materialmente; nondimeno i mandellesi se la sono cavata egregiamente, giungendo tutti al traguardo. In testa Salice, nonostante la rottura e riparazione “al volo” della catena, poi Acquati, finito suo malgrado a “baciar dei rovi” , Dessi, tornato a casa con una gamba dolorante causa scivolone ed infine Manzotti, avendo totalizzato pure lui uno scivolone sulla pietra ed un salto di catena. Inconvenienti questi da mettere assolutamente in conto nella MTB e che pertanto non scompongono più di tanto i cultori del genere. Ottima, al solito, la prova di Gusmeroli, l’unico indenne dai piccoli guai di cui sopra, primo negli escursionisti e con un tempo valido anche in termini assoluti.

Al termine, visto il quantitativo industriale di fango rimediato sul percorso, tutti sotto le docce gelide, senza andare troppo per il sottile, e con gli indumenti pronti a mettere a dura prova le “lavatrici” di casa. Soprattutto quelle in carne ed ossa, che in questi casi difficilmente si trattengono dall’esprimere in modo fermo e pungente, ergo non sempre costruttivo, la critica sulla reale opportunità di affrontare avventure di questo genere; peccato, non sanno cosa si perdono! E si ha il sospetto non lo vogliano nemmeno sapere!