L’Ultra atleta valtellinese, lecchese d’adozione, si racconta dopo l’ennesima impresa
“Quando corro entro in una mia dimensione. E’ come se la mente si staccasse dal corpo. La considero una sorta di dimensione meditativa”
PIANI RESINELLI – Parte dai Piani Resinelli il sogno di coronare una grande impresa podistica: concludere la Milano – Sanremo, la gara di corsa su strada no stop più lunga d’Europa. Pochissimi i concorrenti (quest’anno 58 al via) che hanno osato mettersi alla prova con l’obiettivo di macinare sulle proprie gambe 285 chilometri nel tempo massimo di 52 ore.
Un sogno che si è avverato. Protagonista Paolo De Bernardi, classe 1973, valtellinese di nascita e lecchese di adozione. “Resinellese”, puntualizza con ironia visto che ormai da anni è di base ai Piani Resinelli dove lavora al fianco di Laura Ferrari, titolare del ristorante “Parete Ovest”. E in sala a servire i clienti, Paolo ci è andato anche il giorno dopo la Milano- Sanremo chiusa in 51h40′. “Le gambe giravano e io stavo bene”, ci rivelerà.
Non chiamatelo extraterrestre. Quando lo incontriamo nel quartier generale di Ande a Lecco, sponsor tecnico che lo ha voluto sostenere nel realizzare il suo sogno, è lui il primo a raccomandarci di non dipingerlo come un fenomeno.
“Non sono io quello forte e men che meno un atleta fuori dal comune. Mi raccomando, Ultra non vuol dire più forte”, tiene a precisare.
Il Lupo (un po’ solitario) com’è stato ribattezzato, vanta una ruolino di marcia impressionante: 30 maratone su strada, 50 ultra maratone, diversi ultra trail tra cui il mitico Kima, il TDS al Monte Bianco (6° italiano assoluto), la Valmalenco Ultra Trail, 4 volte la 100 km del Passatore, la 100 km di Asolo, quella di Seregno, non si contano le gare su strada da 50 e 70 chilometri e ancora la 24 ore di Monte Carlo (3° assoluto percorrendo 179 km e 800 metri) e molte altre a cui oggi si aggiunge la Milano – Sanremo dedicata a mamma Anita scomparsa un anno fa.
La corsa per Paolo non è solo una passione: “Quando corro entro in una mia dimensione. E’ come se la mente si staccasse dal corpo. La considero una sorta di dimensione meditativa. Tant’è che proprio grazie alla corsa sono riuscito a superare anche momenti difficili della mia vita o più banalmente a risolvere problemi legati alla quotidianità”.
Paolo mentre ci parla guarda fisso davanti a sé, con i suoi due grandi occhi blu. Ma il suo non è uno sguardo a ritroso nel tempo, è uno sguardo “oltre”, oltre gli ostacoli, oltre la fatica, oltre l’oggi. E’ uno sguardo verso il domani, verso le nuove sfide con se stesso, con il proprio fisico, con la vita.
“In Grigna ho perso il mio gemello Mario. E’ stato un trauma dal quale ho rischiato di non riprendermi. Ci sono voluti due anni, l’aiuto di chi ha saputo starmi vicino e della corsa. Correre mi ha permesso non certo di fuggire da quell’ostacolo insormontabile, ma di percorrerlo tutto e superarlo. Così è successo con problemi ben più banali, come una questione lavorativa con un collega: la corsa mi ha permesso di riflettere, meditare e trovare la giusta soluzione per ricucire il rapporto”.
Paolo corre a livello agonistico dagli inizi degli anni 2000, dopo essere stato un ciclista e un tennista riscuotendo buoni risultati. “Lo sport per me è sempre stato un ‘credo’ – spiega – Quando lavoravo come manovale in Piemonte, la sera trovavo comunque la forza per allenarmi”.
Tra le prime gare il Trofeo Casimiro Ferrari gara che partiva da piazza Cermenati a Lecco con il traguardo fissato ai Piani Resinelli. Paolo inizia a sperimentarsi e sperimentare anche nella corsa in montagna per poi decidere di abbandonarla prediligendo quella su strada.
Ormai da diverso tempo veste i colori della Bergamo Stars e tra i sogni nel cassetto c’è quello di riuscire ad ottenere un pass ai mondiali correndo l’ultramaratona su pista: “So di potercela fare e questo significherebbe coronare un altro mio sogno”.
Quando gli chiediamo se ci sono segreti per raggiungere i suoi livelli, scuote la testa: “Nessun segreto. Bisogna avere un buon motore e questo dipende solo da madre natura e lo si può scoprire iniziando a correre; poi c’è l’allenamento abbinato ad uno stile di vita sano; quindi la testa che in molte situazioni è quella che può fare le differenza. Ma anche le motivazioni sono quella spinta in più che ti permettono di raggiungere gli obiettivi prefissati, come lo sono stati per me alla Milano – Sanremo”.
E tornando proprio alla Milano – Sanremo, Paolo spiega: “Sapevo di non essere preparato al meglio pur essendo convinto di potercela fare. Quando sono arrivato all’ultimo check point a Pietra Ligure, prima del traguardo, ero stanco. Stavo correndo sotto un diluvio incredibile, ero in ritardo sulla tabella di marcia e c’era il rischio di essere fuori tempo massimo avendo ancora 70 chilometri da percorrere. Mi sono fermato, mi sono asciugato, ho riposato, bevuto e mangiato. Quando mi sono rimesso a correre ho fatto leva sulle motivazioni per ritrovare concentrazione e forza. Ho pensato a mia madre, agli amici che mi stavano seguendo, a chi mi stava supportando, Da quel momento non mi sono più fermato, ho corso per 70 chilometri di fila, a 6 chilometri all’ora, arrivando al traguardo”.
Uno sforzo immane che ha portato Paolo a consumare in questa gara massacrante 22mila calorie, perdendo 6 chili.
“Bisogna sapersi conoscere e sapersi ascoltare – spiega – E’ necessario imparare a soffrire e a continuare nello sforzo fisico nonostante la stanchezza. Sono situazioni che vanno sperimentate in allenamento, così come i tempi e i modi per idratarsi e nutrirsi. Mediamente bisogna mangiare qualcosa ogni ora e bere ogni 15-20 minuti per un totale di circa mezzo litro di liquidi all’ora. Nulla deve essere lasciato al caso”.
Paolo sorride, ce l’ha fatta. Ha coronato il suo sogno, ma nei suoi occhi vede già altri traguardi e altre sfide, poi conclude: “Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare alcune persone: prima di tutto Laura che per me è come una sorella, ma anche perchè se non lo faccio mi licenzia – scherza – Un grazie alla famiglia Anghileri che con Ande mi ha sostenuto; a Michela Redaelli personal trainer e osteopata che mi è stata vicino insieme ad Aldo Lucchini durante la Milano – Sanremo che, lo dico sin da ora, voglio rifare il prossimo anno”. Alè Paolo!