Libri. “Zazie nel metrò” di Raymond Queneau

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Per introdurre il romanzo di oggi cito Roland Barthes, il quale ha definito Queneau stesso come uno di quegli scrittori che lottano con la letteratura. E Zazie nel metrò ne è un esempio perfetto.
Nel romanzo, infatti, l’autore gioca con la lingua (non per niente è uno dei fondatori degli OuLiPo), storpia le parole, le utilizza in contesti non consoni al loro registro linguistico e, là dove non trova ciò che cerca, ecco che conia nuove espressioni e nuovi termini.
La stessa Zazie, ragazzina insolente e irriverente protagonista della storia, esplora un linguaggio eccessivamente colloquiale e colorito, che si oppone al francese scritto ufficiale.
Tutto il romanzo, quindi, verte sul linguaggio. Non per niente la prima parola del testo è l’apparentemente insignificante e lunga espressione “Doukipudonktan?”. In realtà si tratta della trascrizione fonetica di “D’où qu’ils puent donc tant?” (da dove viene così tanta puzza?). Nel corso di tutto il romanzo si troveranno espressioni di questo tipo.
Parlare della trama di Zazie nel metrò ha poca importanza: infatti non accade molto. Ma tutto è incentrato sui dialoghi, spesso assurdi (come quello tra un uomo e un pappagallo), che ricorrono dall’inizio alla fine. E allora qual è il fine di questa storia? Probabilmente nessuna. Il lettore al termine del romanzo si sarà divertito – questo è certo – ma non sarà in grado di dire cosa ha letto. Oppure, come farà Zazie stessa, potrà solo affermare: “Sono invecchiata”.

Queneau del suo romanzo ha detto: « Parigi è solo un sogno, Gabriel è solo un’ombra, Zazie il sogno di un’ombra (o di un incubo) e tutta questa storia il sogno di un sogno, l’ombra di un’ombra, poco più di un delirio scritto a macchina da un romanziere idiota. »

 

Trama.

Zazie, una ragazzina ribelle e insolente, arriva nella Parigi degli anni ‘50 dalla provincia. Il suo sogno è vedere il metró; ma se uno sciopero glielo impedisce, nessuno può trattenerla dal salire su quella giostra vorticosa che per lei diviene Parigi. Fugge disinvolta dallo zio Gabriel, ballerino travestito, per incontrare, grazie alla sua vitalità straripante, una galleria eterogenea di personaggi: un conducente di taxi, diabolici flic, la dolce Marceline, una vedova consolabile, un calzolaio malinconico e un querulo pappagallo.