Il ricordo di Avis e Aido del compianto Luigi Forni

Tempo di lettura: 3 minuti

MANDELLO – A metà aprile Mandello aveva tributato l’estremo saluto a Luigi Forni, morto all’età di 82 anni, da sempre legato al mondo dell’associazionismo mandellese e in particolare all’Avis e all’Aido. La memoria di Forni, il cui nome era legato anche al Moto club Carlo Guzzi e al museo della Casa dell’Aquila di cui fu uno tra i più attivi custodi, rivive ora in questo sentito ricordo che di lui delineano la sezione mandellese dei donatori di sangue e il gruppo comunale dell’Aido:

“Vogliamo tracciare un ritratto di Luigi per come lo abbiamo conosciuto nelle associazioni nelle quali abbiamo condiviso e percorso la medesima strada. Ci piacerebbe allora provare a riflettere sugli elementi e le qualità che a nostro modo di vedere hanno distinto la sua presenza e caratterizzato l’attività. E in particolare che hanno lasciato un segno tangibile di appartenenza e partecipazione meritevoli di suscitare la nostra attenzione e di assumerne l’esempio, ciascuno con le proprie peculiarità e capacità.
Assiduità e costanza. L’appartenenza a un’associazione da sola non definisce la partecipazione se non viene declinata da una presenza costante e assidua, attenta alle necessità e alle persone, rispettosa degli altri, capace di ascolto ma anche di intervento. Sapiente nel cogliere gli stimoli della discussione e quelli della provocazione. Capace di reagire e di aderire con coraggio alle iniziative e ai mutamenti che i tempi rendono necessari.
Luigi è stato veramente presente nelle nostre associazioni per tanti anni, coniugando le attività proprie di ciascuna con una presenza attiva nei rispettivi consigli direttivi, là dove si rendeva utile e necessaria la sua presenza. Trasmettendo in modo particolare la voglia di provare a mettersi in gioco in prima persona anche quando le cose non erano facili o piacevoli. Ciascuno può trovare mille motivi per non impegnarsi e per non lasciarsi coinvolgere, ma di fronte all’esempio di qualcuno che comunque ci prova diventa difficile sottrarsi.
Discrezione. Qualcuno la definisce un giudizioso riserbo di parole e di azioni. La capacità di esprimersi con proprietà e sobrietà di linguaggio necessari per farsi comprendere da tutti, ma allo stesso tempo forte dei contenuti che vuole esprimere. Parola che non esaspera e che cerca il consenso e la condivisione per arrivare a individuare il corretto modo di agire insieme. Discrezione nell’agire per non apparire come primo attore, per non far prevalere la propria figura rispetto all’oggetto dell’azione. Presente nei piccoli gesti e nelle attività spesso nascoste ma indispensabili al buon funzionamento dell’associazione. E così rimanevano accuratamente celate la costante attività di segreteria, la stesura degli elenchi dei donatori chiamati giornalmente a donare, la raccolta dei dati non sensibili per tenere aggiornati gli elenchi quando ancora l’informatica era materia per pochi eletti, le comunicazioni ai soci, la partecipazione ai consigli direttivi esecutivi, la collaborazione fattiva al Centro trasfusionale, perché “associazione” è anche questo.
Umiltà e disponibilità nel saper declinare le proprie capacità e dare valore all’esperienza. Nel rispetto delle competenze e del ruolo di ciascuno, senza alcun fine di prevaricazione o di voler apparire a tutti i costi. Capacità di apprendere dalle esperienze e dagli insegnamenti altrui per poi essere a nostra volta capaci di trasmettere esperienze e insegnamenti. Capacità di assumere ruoli anche impegnativi quando vengono chiesti e capaci di cedere il passo ad altri dopo di noi. Rimanendo sempre nell’associazione con ruoli solo apparentemente minori ma altrettanto indispensabili perché danno il senso dell’appartenenza e dell’apertura all’apporto di altre persone. E allora di nuovo rendersi disponibili a condividere tempo e idee con persone nuove e nuovi strumenti.
Infine saper continuare i rapporti con le persone che operano nelle associazioni, con semplicità, magari passando a salutare i vecchi amici alla mostra delle associazioni o in sede per gli auguri di fine anno. Ci piace ricordarlo così, per quello che ci ha lasciato e che speriamo di riuscire a reinterpretare con la stessa intensità e lo stesso trasporto”.