“Libertà di scelta e scelta di libertà”, cominciamo dalla fine, ovvero dalle parole con cui la singora Welby ha chiuso la serata, concetto fondamentale, che sottende alle battaglie di Welby, Englaro e oggi a quella delle associazioni Qui Lecco Libera, Luca Coscioni, Renzo e Lucio, Arci e Cgil (alla regia della serata) che ha come obiettivo quello di far istitutire al comune di Lecco un Registro del Testamento Biologico. Oltre 1100 le firme raccolte e il prossimo 22 giugno l’Amministrazione Brivio ha convocato il primo incontro per affrontare l’argomento. Intanto anche ad Abbadia e Mandello a breve partirà una raccolta firme.
Stracolma Lofficina della Musica di via Plava mercoledì sera, in occasione del dibattito pubblico che ha avuto come tema il Registro del Testamento Biologico, sul palco insieme al moderatore Duccio Facchini di Qui Lecco Libera, c’erano Mina Welby, Beppino Englaro, il professore di Sociologia del Diritto all’Università Bicocca Valerio Pocar e il ginecologo torinese Silvio Viale.
Ma a cosa serve il Registro del Testamento Biologico? Alla domanda ha risposto Mina Welby: “Nessuno ci può obbligare a ricevere un trattamento sanitario, anche se il nostro rifiuto ci porta alla morte. Penso a quella signora che non ha voluto farsi amputare una gamba e poi è deceduta. Il Testamento Biologico, nome che non mi piace, preferisco disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari, ci consente di mettere nero su bianco le nostre volontà in ambito medico-sanitario nel caso in cui non dovessimo più essere in grado di intendere e di volere, facendo sì che venga fatta la nostra volontà e non quella di altre persone”.
Quindi con il Registro del Testamento Biologico i cittadini, se vogliono (non c’è obbligo) possono lasciare per iscritto le proprie volontà sul tipo di trattamento sanitario che vorrebbero ricevere nel momento in cui non sono in più in grado di intedere e di volere (come per esempio nel caso di Eluana Englaro). Semplificando, possono chiedere o meno di essere alimentati tramite sondino, di essere idratati, eccetera e quindi di essere mantenuti in vita in stato vegetativo oppure no.
“Il Testamento Biologico è l’ultima frontiera dei diritti civili”, ha sottolineato Viale, che ha ricordato come tuttavia in Italia “certe pratiche avvengono comunque, ma quel che non si sa e non si dice si può fare. L’importante è non farlo sapere a nessuno”.
A tal proposito Beppino Englaro, che la Welby ha definito un “eroe di civiltà che ha avuto un coraggio tremendo”, ha infatti ricordato come la sua sia stata una battaglia per “rivendicare la libertà di Eluana”, libertà che gli è stata riconosciuta dopo oltre 17 anni. Una battaglia che ha portato alla sentenza del tribunale di Udine, che “contiene i principi di diritto che oggi valgono per tutti, perchè la vera libertà è nella società. E deve essere una libertà trasparente e legale”. Englaro ha poi sottolineato come “i nostri parlamentari non sono in grado di stendere un disegno di legge a tutela di tutti i cittadini”.
A questo punto fari puntati sul decreto Calabrò, che vorrebbe dare l’ultima parola al medico. Il professor Pocar l’ha bollato come “indecente” proseguendo: “Chi tratta di Diritto dovrebbe indignarsi. Servirebbe invece una legge procedurale in grado di garantire libertà di scelta al cittadino – l’unico che può decidere per sé stesso e quindi se restare in vita o meno – scelta che deve essere compiuta attenendosi appunto a procedure precise, e questo a garanzia dei più deboli”. Quindi Pocar ha puntualizzando: “Il diritto è il regno dell’ingiustizia e della disuguaglianza, perchè nasce dalla contrattazione di poteri, ed è chiaro che chi ne ha di più solitamente vince. Il diritto però ha in sé un aspetto tanto positivo quanto importante: è l’unico strumento per affermare anche i diritti dei più deboli, in questo caso chi non ha più facoltà di intedere e di volore”.