L’estate di Arci Lecco e Libera mette in scena la legalità

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LECCO – Laboratorio antimafie a Campsirago dal 26 luglio al 4 agosto: è quanto propone l’Arci Lecco in collaborazione Arci Sondrio, Arci Lombardia, CGIL, SPI CGIL, Auser e Libera Lecco. Nello specifico, come è stato spiegato nell’odierna conferenza stampa, si tratta di dieci giorni in cui sperimentare l’utilizzo del linguaggio teatrale come veicolo alternativo per avvicinare i giovani e i meno giovani alle tematiche dell’antimafia e della legalità democratica.

Durante il Laboratorio verranno svolte attività di formazione e lavoro manuale presso beni confiscati alle mafie nelle province di Lecco, Como, Bergamo e Monza e Brianza.

“Il campo della legalità, che è una delle tante tematiche di promozione culturale e sociale sostenute dall’Arci – ha affermato Davide Ronzoni, presidente del Comitato Provinciale Arci di Lecco – ci impegna da tanto tempo ed è definito democratico per dare una connotazione specifica a quello che intendiamo per legalità”.

“Dopo la “Legalità resistente” svoltasi l’anno scorso a Colico – ha proseguito Giulia Venturini, referente Antimafie e Legalità Democratica del Comitato Provinciale Arci di Lecco – quest’anno a Campsirago abbiamo scelto lo slogan “Mettiamo in scena la legalità” perché vogliamo usare lo strumento alternativo del teatro per trattare e approfondire cosa sono la mafia e l’antimafia sociale”.

“Saranno dieci giorni densi di attività – ha proseguito Giulia Venturini – caratterizzati dalla costante del laboratorio teatrale, ma poi ci saranno anche incontri formativi-informativi e iniziative ludiche, con momenti riservati ai volontari del campo e altri aperti alla cittadinanza”. “Il campo – ha concluso Venturini – prevede un costo di 150€ tutto compreso, è aperto a tutti coloro che abbiano almeno 16 anni, non ha limiti d’età e ha ancora alcuni posti disponibili: per iscriversi fare riferimento alle due mail e alla scheda d’iscrizione presente sul sito dell’Arci Lecco”.

“Per quanto riguarda la parte teatrale – ha spiegato Valentina Fanoni di Arci Sondrio – è prevista  una lettura iniziale tratta dal volume “Uomini soli” di Attilio Bolzoni, mentre il laboratorio sarà incentrato sulle tecniche del teatro dell’oppresso, un teatro politico nato in Brasile che parte dal popolo e dal coinvolgimento del pubblico, le cui tecniche attingono all’individuo, al suo vissuto personale e ai suoi processi interiori rispetto al tema della legalità”.

Oltre ad Arci, il Laboratorio antimafie si svolge grazie alla collaborazione di altri enti, come lo SPI CGIL di Lecco: “lo SPI si occupa soprattutto dei diritti dei pensionati – hanno precisato Nunzia Bianchi (Segreteria dello SPI CGIL Lecco) e Guerrino Donegà (segreteria CGIL Lecco) – ma anche di provvedere al passaggio di testimone tra generazioni di certi valori, tra cui c’è sicuramente anche quello della legalità: per noi è importante partecipare al campo, perché certe testimonianze non vanno disperse”.

Tra le associazioni coinvolte nel campo antimafia non poteva mancare Libera: “la nostra associazione – ha affermato Paolo Cereda, presidente di Libera Lecco – ha avuto un ruolo fondamentale per fare approvare la legge che permette l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia, per questo promuoviamo le esperienze dei campi di lavoro sui beni confiscati anche in Lombardia e non solo al sud. La Lombardia è la quarta regione per numero di beni confiscati, quindi i nostri campi di lavoro sono un segnale molto forte in risposta al radicamento delle mafie al nord e in particolare nella provincia di Lecco”.

“Queste attività di studio e di lavoro durante i campi – ha concluso Cereda – sono uno strumento di formazione importante per attivare sul territorio una rete che promuova una cultura della legalità”.

“L’importanza delle attività dell’antimafia sociale fatte in Italia – ha spiegato Luigi Lusenti di Arci Lombardia – sono state riconosciute anche dall’Unione Europea e dai provvedimenti adottati dal Parlamento Europeo in materia di antimafia: significa che l’Italia è la capitale della mafia, ma anche dell’antimafia”.

“L’esperienza dei campi di lavoro e delle Carovane antimafia – ha precisato infine Lusenti – va portata oltre i confini nazionali, anche laddove non ci sono beni confiscati: quello che conta è che ci sia sempre un aspetto educativo e propedeutico a trasmettere i valori dell’educazione alla legalità, che non deve coinvolgere soltanto i giovani: chiunque partecipa ai campi di lavoro diventa un moltiplicatore di quell’esperienza”.