Già da un po’ di tempo ho come la sensazione che qualcosa si stia muovendo nel mercato dell’eroina. Forse nulla sta realmente cambiando: è possibile che questa sensazione sia semplicemente la conseguenza di una maggiore attenzione da parte dei media nei confronti di notizie, come le overdose, che, per un certo periodo, sembravano essere sparite dalle cronache. Potrebbe però anche trattarsi di una … mia maggiore attenzione al fenomeno, collegata ad una certa sensibilità per le nuove tendenze in questo settore che ho coltivato in questi anni. La mia ipotesi, tutta da verificare, è che, dopo un periodo di relativa stasi, gli oppiacei stiano (in modo diverso a seconda dei luoghi e delle situazioni) ritornando “di moda”.
Sopra quanto scrivevo nel settembre 2005. Poi ho scritto altre note sullo stesso argomento che sono raccolte nello speciale “il ritorno dell’eroina”. Il lavoro previsionale di Prevo.Lab ha confermato le mie intuizioni. Anche se le previsioni iniziali sono state riviste nelle versioni successive (visto che la crisi economica ha improvvisamente diminuito la domanda per i beni di consumo, droghe comprese), abbiamo osservato che l’eroina, da sostanza dimenticata, messa ai margini e, comunque, sempre presente tra i consumi di droghe, ridiventava una possibilità concreta ed in espansione almeno, in alcune parti d’Italia, con un futuro prevedibile in moderata crescita.
La cosa che mi preoccupa di più è assistere ad una sua progressiva espansione tra gli studenti. Negli anni 80 e 90 gli studenti che l’assumevano erano pochi e, quei pochi, abbandonavano rapidamente il corso degli studi per finire in un qualcosa che era efficacemente definito “tunnel della droga”. Quando però, ancor prima, il fenomeno eroina era iniziato, non aveva, da subito, interessato solo o soprattutto persone ai margini. Per questo, già nel 2005, parlavo di oppiacei che tornano “di moda”. Ogni diffusione di droghe ha bisogno di essere supportata una visione del consumo che faccia “tendenza”. Lo studente può essere un buon “testimonial”.
Contemporaneamente alla nostra situazione, oggi, tutto il Nord America cerca di porre rimedio ad una epidemia di abuso di oppiacei (N.B. anche l’eroina è un oppiaceo) nati come farmaci per la terapia del dolore: da soli stanno provocando più emergenze di eroina e cocaina messe assieme (!!!). Ciò mentre negli USA e in Canada l’eroina torna nelle strade come “sostitutivo” di quei farmaci ma anche come “nuova droga” a basso prezzo per tutti. In Russia e zone limitrofe, dunque molto vicine a noi, sono ormai milioni i consumatori di questa sostanza che, assieme ai suoi derivati più pericolosi, sta facendo danni disastrosi.
Pensavamo che l’intervento occidentale in Afghanistan potesse anche affrontare il problema oppio e derivati ma, invece, lo ha peggiorato. Addirittura una epidemia di dipendenza da oppiacei, sebbene da noi se ne parli poco, si è diffusa tra le truppe di occupazione e tra i “contractors” che supportano le azioni belliche. L’eroina afghana parte verso l’Europa, l’Asia centrale, il Medio Oriente e l’Africa ma la sensazione è che arrivi anche al Nord America, assieme a quella proveniente dall’America Latina; quella prodotta nel Triangolo d’oro asiatico alimenta i mercati cinesi, est-asiatici e dell’Oceania.
Attenzione! Alla fonte sia la produzione che i prezzi sono in aumento ed è quindi pensabile che la domanda di eroina sia prevista in crescita e che questo ne faccia aumentare il valore.
Passata l’ebbrezza che a cavallo del secolo vedeva le droghe proposte a tutti con tecnologia da “grande distribuzione” con una miriade di consumatori occasionali forniti da spacciatori occasionali in un mercato in continua espansione, la riduzione dei consumi dettata dalla crisi ha obbligato tutti a fare una “spending review”, organizzazioni criminali comprese, con la necessità di un maggior controllo delle catene di distribuzione, dei territori e… dei consumatori. C’è necessità di stabilità e di sicurezza per il futuro. Chi investe in droga deve essere garantito negli utili e non è rassicurato da un mercato dove, con i prodotti sintetici, chiunque può improvvisarsi produttore e distributore verso clienti per cui “una droga vale l’altra”. Come se non bastasse ci sono intere Nazioni che incominciano seriamente a valutare la possibilità, della sostituzione del monopolio illegale della cannabis con uno legale, spostando gli utili dalle mafie agli Stati ed a “liberi imprenditori”.
Certe mutazioni nei consumi e nelle abitudini sono irreversibili, altre tendenze legislative sono ancora tutte da discutere ma se, nel frattempo, le organizzazioni criminali non riusciranno a ricreare una base solida di consumatori abituali di droga, non riusciranno nemmeno a rassicurare gli investitori ed a mantenere una rete di vendita diffusa, sostenuta da una logistica (dalla produzione, al magazzino, al trasporto verso il consumo) importante ed onerosa. Non è detto che questa operazione venga fatta in Italia. Ci sono interi Paesi emergenti e continenti (l’Africa) dove certi investimenti potrebbero essere più redditizi ma, a meno che l’Italia non perda completamente di interesse economico per i trafficanti di droga, l’eroina rimane un prodotto importante anche per le sue caratteristiche intrinseche.
Indipendentemente da come venga assunta, infatti, l’eroina rapidamente genera, a differenza di altre droghe, la necessità di aumentare la dose o la frequenza di assunzione solo per avere lo stesso effetto. Il passo successivo, la dipendenza, quindi, è più facilmente inducibile; il consumo ripetuto ma occasionale è più improbabile. Raggiunto lo stato di dipendenza, l’astinenza “fai da te” è molto avvertibile anche a livello fisico e difficile da controllare considerando che… basta una dose di eroina per ritornare a “stare bene”. Anche per chi intraprende un percorso di cura, spesso lungo e complesso, le ricadute sono frequenti: almeno due persone su tre ritornano a foraggiare i loro spacciatori di fiducia.
Per questi motivi l’eroina proposta con metodi “push” anche a chi consuma saltuariamente altre sostanze, rimane un modo efficace per tentare di controllare economie, territori e persone e, soprattutto in periodi di crisi, rappresenta un investimento sicuro e con buone prospettive di sviluppo nel tempo perché in grado di contrastare attivamente e competitivamente i mercati alternativi alle droghe tradizionali.
Per questo anche se l’eroina non tornerà più ad essere “La Droga”, in un mondo globalizzato che anche in questo campo presenta molteplici alternative illegali ma anche legali, potrebbe ri-guadagnare spazio nel nostro Paese. Alcune azioni, come quella di riproporre sul mercato eroina bianca assieme alla brown, differenziando qualità e prezzi, sembrano andare in questa direzione. Se l’iniziativa fosse intrapresa con decisione ed avesse successo, produrrebbe non pochi danni: teniamo presente la facile diffusione che hanno oggi le sostanze illecite, rispetto ai tempi passati, e che esiste una popolazione giovanile che manca di “anticorpi” perché ha idee molto vaghe rispetto a cosa abbia significato la diffusione epidemica della sostanza nel secolo scorso.
Certamente la situazione generale nell’Europa occidentale, per ora, sembra stabile ed in molte regioni italiane non ci sono segnali consistenti di particolare allarme. Comprendo, quindi come possa sembrare anacronistico parlare di “vecchie” droghe proprio in un momento in cui tutti sembrano allarmati o, forse, attratti da nuove forme di dipendenza da “nuove” droghe o anche da dipendenze comportamentali. Credo, però, che ci siano molti motivi per essere vigili rispetto alla possibilità di una diffusione epidemica dell’abuso di oppiacei (farmaci compresi) in generale e dell’eroina, in particolare.
Già oggi, in alcune zone del Paese, l’eroina torna a far paura e non è più un fenomeno residuale. Fino a qualche anno fa nessuno lo avrebbe pensato.
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