MTB. Il Bike Team Mandello alla Lunigiana X-bike

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APUA – Non sia mai che se ne perdano una i tre arzilli “vecchietti” del Bike Team Mandello, Acquati, Rusconi e Manzotti cui si è aggiunto il “giovanotto” Rampa, giunti domenica nell’antico borgo di Apua (Pontremoli) in Lunigiana, regione a cavallo tra Liguria e Toscana e che deve il suo nome a Luni, oggi modesta frazione di Ortonovo, alle foci del fiume Magra, ma un tempo importante Colonia Romana.

Distanza e dislivello tipici da Gran Fondo per la Lunigiana X-bike , 43km (45 secondo i bike computer) per 1600 metri di dislivello, con tre salite principali di cui la più lunga è la prima di oltre 10km di salita su sterrato e strade forestali. Poi altre due salite più corte intervallate da due lunghe discese di cui l’ultima ripercorre un tratto di via Francigena , la antica rotta che nell’alto medio evo collegava le ex province occidentali dell’impero romano a Roma, e che veniva percorsa dai fedeli in pellegrinaggio verso la capitale della Cristianità. Ai tempi è stata certamente una via di comunicazione importante, ma decisamente più idonea agli zoccoli dei muli che non alle ruote delle moderne MTB, come hanno potuto ben verificare anche i biker che ne hanno percorso gli ultimi km in veloce picchiata verso Pontremoli.

Un tratto di ripida mulattiera in discesa, che ha messo a dura prova sia la struttura della bike che la operatività dei freni a disco idraulici, peraltro assolutamente necessari in queste situazioni in cui si deve frenare con efficacia, ma non bruscamente, per non fare scappare o impuntare la ruota anteriore, e nel contempo si deve tenere saldamente in pugno il manubrio senza parimenti però irrigidirsi troppo; la ruota anteriore, entro certi limiti, deve essere lasciata libera di andare un po’ dove vuole lei e le eventuali “divagazioni” vanno recuperate anche “di braccia”, che debbono essere impiegate come veri e propri ammortizzatori a balestra in affiancamento a quelli meccanici montati sulla bici.

Queste sono tutte operazioni “di fino” che risulterebbero molto più complicate senza freni idraulici, cui si deve la notevole possibilità di operare con efficacia sulla leva con due sole dita mentre le altre tre sono libere di domare al meglio il manubrio.

Un beneficio che si sente specialmente a fine percorso quando la fatica comincia a farsi sentire e la concentrazione è più difficile da mantenere e magari ci si ritrova a guidare in discesa pressoché ininterrottamente in piedi sui pedali per tratti che, come in questo caso, misurano quasi 10km di distanza! Insomma un grande impegno fisico e mentale, con i battiti del cuore che scendono a mala pena sotto il 75%-80% del massimale e con buona pace del luogo comune che “tanto in discesa ci si riposa”.

Non sorprendentemente alla fine si è registrata una gran “moria” di partecipanti per motivi meccanici, che ha colpito anche il nostro Rampa, costretto al ritiro, nonché un certo numero di “gibolli” dovuti a cadute o sassi sparati dalle ruote, uno dei quali ha colpito lo stinco destro del nostro Acquati, il quale comunque, dopo le tradizionali ed irripetibili espressioni di maledizione nei confronti della vile pietra nonché di “cordoglio” nei confronti della propria gamba, ha comunque completato la corsa in 2h54min (9/41 di categoria, la M5 quella dei partecipanti con età compresa tra i 50 ed i 54 anni), avendo tra l’altro pure lui patito una foratura, fortunatamente “autoriparatasi” in corsa grazie ai fluidi appositi contenuti all’interno delle coperture. Felicemente integri al traguardo, sia loro che le bici, anche Rusconi (22/41 di categoria) e Manzotti (32/41 di categoria).

CLASSIFICA FINALE