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SLITTA (SULLA PAGINA) ALLA PUNTATA FINALE DEL 31 AGOSTO
3 Agosto
Destinazione e…partenza!
“Doisneau e la sua Pierrette avevano inventato un gioco avvincente: tenere segreto il luogo dove avremmo passato le vacanze. Segreto di stato per tutto l’anno e fino alla fine del viaggio. Partivamo in due famiglie, con due macchine. Solo uno dei quattro adulti conosceva la destinazione. Il giorno della partenza quello che guidava la seconda macchina riceveva una busta in cui doveva distruggere il contenuto dopo averne preso conoscenza, come nei film. Quando Doisneau era alla guida della spedizione, faceva più volte il giro della circonvallazione in modo che fino all’ultimo i bambini si domandassero da quale porta di Parigi sarebbero usciti… e ogni anno era diversa. Un gioco che metteva Annette e Francine in uno stato di agitazione permanente: “Dove andiamo questa estate?” “Dai, su dove andiamo?…”. I marmocchi chiedevano, perlustravano, cercavano un indizio, tenevano d’occhio le caselle della posta degli uni e degli altri, ma niente da fare: i grandi arrivavano al punto di farsi spedire la prenotazione al fermo posta. Un vero e proprio gioco, per tutti quanti- compresa l’impiegata dell’ufficio postale numero 13 che strizzava l’occhio tenendo il plico ultra segreto attraverso lo sportello: “Ecco qua una bella lettera per il signor Doisneau! Lei fa Robert di nome, vero? Allora è per lei: viene dalla Bretagna.”
Gare Montparnasse, Parigi, agosto 1959
Place Bienvenue, Parigi, agosto 1959
4 Agosto
La nostra destinazione, invece era la nonna! Immutabile. La Francia da nord a sud e la nonna! Padre, madre, figli dietro, la piramide di Cheope sul portapacchi, la canoa dietro, quarantotto ore di statale n.7, e la nonna! Come tutte le nonne passava l’intero anno ad aspettarci, ma la prima frase che ci diceva quando arrivavamo era più forte di lei: ”Bambini, quest’anno niente corbellerie, mi raccomando!” Questa accoglienza faceva incavolare di brutto mio fratello maggiore. Un anno lui si volta per gridare all’ingiustizia, della serie che eravamo sempre bravissimi, mai una cavolata, niente da rimproverarci, ma si gira con una tale forza di persuasione da scagliare la valigia contro la porta a vetro del corridoio. Mentre lui scopava il disastro, Victor e Anita si accingevano a sistemare la canoa sotto la veranda, ma ecco che nella curva delle scale il didietro della canoa…il di dietro della canoa urta il ventre della fioriera. La fioriera inizia a ruotare sul proprio asse con certa maestosità, va detto, era una fioriera secolare, una fioriera “di famiglia”, la pupilla provenzale degli occhi di mia nonna, ma che comunque ruota sul proprio asse… Stoicissima, la nonna, davanti al cadavere della fioriera ha tirato fuori una scatola di fiammiferi dal grembiule, me l’ha tesa, a me, il più piccolo della banda, e ha detto: “sii gentile, vai a dare fuoco alla casa, che almeno mi tolgo il pensiero.”
Sulla strada di Argentar, Corréze, agosto 1937
Fattoria a Saint -Sauvant, Vienne, agosto 1952
Riguardo alla destinazione, in casa nostra era mia madre a decidere. Per via di una convinzione tutta sua. “Dicono che il lavoro sia salute? Io dico che la salute è la vacanza!…era più materna, come massima.Solo che lei la prendeva alla lettera. Durante le vacanze, dovevamo a tutti i costi curarci. Se uno di noi a dicembre si beccava il mal di fegato, a luglio ci ritrovavamo tutti a vichy con un bicchierino appeso al collo. “Oppure a La Bourboule, se Geneviéve si era fatta una bronchite dietro l’altra.” “Sì, La Bourboule per i bronchi di Geneviéve, Saint-Nectaire per i reni di Bertrand, Salies- de-Béarn quando David ha avuto la sua crisi della crescita…ottimo per le ossa, Salies- de-Béarn, c’è scritto su Science et Vie!” “Allora quel che dovette succedere successe. Abbiamo cominciato a inventarci le nostre malattie, a pianificare i virus, a raffazzonare piccole epidemie familiari in funzione delle mete desiderate. Ci eravamo per bene lavorati il dottor Bréard tanto che un anno, in pieno giugno, l’amico medico ci trova a tutti un’anemia con i fiocchi. Eravamo pallidi, molto spossati, senza appetito. Insomma mezzi morti. Diagnosi: “Linfatismo signora, sì, anche suo marito, assolutamente linfatico, e anche i suoi figli, linfatici come non mai, tremendamente anemici, sull’orlo della depressione…sarà la stanchezza della fine dell’anno scolastico…”
“Destinazione : Biarritz”
“Centro! Esattamente dove avevamo deciso di andare a piantare la tenda!
5 Agosto
Le Valigie
“Il primo problema erano i bagagli. La quantità. Mio padre ci indicava la montagna di valigie e laconico: “complimenti bambini, tre volte il volume del bingalow” svuotate tutto e ricominciate daccapo. Le istruzioni erano molto semplici: non portate niente, ma per carità, non dimenticate niente! L’inventario a posteriori occupava gran parte del viaggio. “Non avrai mica dimenticato le pinne e il thermos?, François, ti sei ricordato il thermos?
Il motivo di lite annuale erano i vestiti delle sorelle. Non tanto per i vestiti, ma per le sottogonne. Un volume incredibile, quelle sottogonne, era praticamente impossibile comprimerle, ma a quanto pareva erano indispensabili per il ballo del 14 luglio. “ Quando si balla bisogna che il vestito faccia la ruota”. Una volta, poco prima della partenza, François ha deciso di sostituire di nascosto vestiti e sottogonne con la sua radio a galena e un Monopoli. Risultato: la festa nazionale trasformata in un lutto planetario. Il rimprovero di questo tradimento ci ha tenuti occupati per tutto il viaggio di ritorno.
6 Agosto
Autoradio
E poi ci sono le prime autoradio. Doisneau ne aveva fatta mettere una nella sua auto. Era perfetta per passare il tempo: Pierrette impiegava metà del viaggio per captare una stazione e quando ci riusciva, oplà, oltrepassavamo il limite del fuso orario e bisognava ricominciare daccapo. Un giorno la tribù Doisneau riesce ad intercettare un valzer di Strauss, ai piedi dei Pirenei (destinazione segreta, quell’anno la Spagna): tutti felici di aver beccato qualcosa di diverso dal solito vespaio delle interferenze, i Doisneau si mettono a battere il tempo in famiglia, (Ah, Strauss! Strauss):
Pa-pa-pa-pa-pam
Pa-pam
Pa-pam
Pa-pa-pa-pa-pam
Pa-pam
Pa-pam…”
Un chilometro, due chilometri, dieci, venti, trenta e ancora Strauss, pa-pa-pa-pa-pam, Strauss forever, pa-pa-pa-pa-pam, l’inferno musicale, pa-pa-pa-pa-pam, Johann Strauss o la concezione viennese dell’eternità, pa-pa-pa-pa-pam, e i Doisneau giù a cantare con la radio, strenuamente, sempre più forte, giù a scandire il ritmo all’infinito, pa-pa-pa-pa-pam finchè, di colpo, silenzio siderale! Niente più Strauss, niente più interferenze, niente più radio, niente, l’opprimente silenzio della montagna calata sopra ogni cosa. A quel punto scoprì le virtù dell’autoradio. Una meraviglia quando tace! L’attraversamento degli alti silenzi dei Pirenei, la scivolata celeste verso la Spagna! Era la primissima volta che varcavano una frontiera…mistero dei misteri… che cosa li aspettava dall’altra parte? Che accoglienza avrebbero riservato loro i cuginiberici?… Strauss che li aveva preceduti di là dai Pirenei e che esplodeva di nuovo nella macchina, al punto esatto in cui era stato interrotto, papampapam… Johann Strauss in persona, più travolgente, più viennese, più eterno che mai! Come se avesse avuto una scorciatoia tutta sua, un sotterraneo privato, una raccomandazione, qualcosa…e un affetto sovrannaturale per la famiglia Doisneau.
7 Agosto
WC
Gare Montparnasse, Parigi, 1956
“Sul treno per Biarritz noi linfatici avevamo messo a punto un gioco divertentissimo per ammazzare il tempo. Era l’epoca in cui le carrozze non comunicavano ancora tra loro. Piccole scatole autistiche agganciate una dietro l’altra e tirate dalle ultime locomotive a vapore, quelle che ti mandavano i bruscoli di carbone negli occhi. Con, in tutto, un unico cesso per carrozza. Il gioco consisteva nel bloccare la porta del viccì dall’interno (devi tenere la stanghetta verticale e sbattere forte: se la stanghetta ricade dalla parte della bocchetta, ce l’hai fatta, la porta è bloccata).”
“Che interesse aveva la cosa?’”
“Osservare l’azione delle vesciche sulle facce dei viaggiatori.”
“Divertentissimo…”
“Comunque sia, tutta quella carrozza che ballava su un piede e sull’altro ci faceva passare l’anemia! Che spettacolo, alla fermata successiva, vederli andare all’assalto delle altre carrozze, e poi il susseguirsi delle scenate: i controllori che bussano come forsennati a tutte quelle porte chiuse.” “Vietato faro nelle stazioni!” Il treno che si svuota da sotto, poi che riparte, le famiglie divise, disseminate nelle ritirate da un capo all’altro del convoglio, e il vagone tutto per noi, i linfatici, scossi da una ridarella assolutamente misteriosa per mia mamma che cominciava a chiedersi se non avrebbe fatto meglio a portarci a Barbotan. “Perché Barbotan, mamma?” “Stazione idrominerale, comune di Cazobon, ottimo per le malattie nervose, c’è scritto su Science et Vie.”
8 Agosto
Albergo
“E la sera, la ricerca dell’albergo? L’hanno vissuta tutti, immagino. Chilometri e chilometri, i marmocchi finalmente silenziosi, completamente cotti, solo qualche lite stridula, a mezza voce, lagnanze da nulla che emergono dalla stanchezza generale.”
LA MADRE (prudente): Quell’alberghetto lì, Georges, che ne dici?
IL PADRE (concentrato sul nastro di asfalto): No!
LA MADRE: Prima o poi dovremo pure fermarci.
IL PADRE: L’albergo giusto al momento giusto
Molto vari, i criteri dell’”albergo giusto”. Un misto di dati oggettivi (i prezzi sarebbero stati ragionevoli, avrebbero accettato il cane, e di far dormire tutti i bambini nella stessa stanza?) e di valutazione evidentemente soggettive:
LA MADRE: E’ quello lì, a destra, con la vite vergine?
IL PADRE: Hai visto il padrone sulla porta? Ha la faccia di uno che gonfia il conto.
LA MADRE: La verità è che è sempre più facile fermare la macchina che il suo conducente.
“ E la mattina, al risveglio, la conclusione era sempre la stessa. Se l’albergo si era rivelato buono, tutto il merito spettava a papà, che aveva saputo aspettare, ma se i letti erano cucce orrende e il mangiare una sbobba immonda, ancora una volta papà l’aveva previsto… L’intuizione maschile, Suzie, l’intuizione maschile, avremmo dovuto proseguire ancora un po’…”
9-10-11 Agosto
Siesta
“I miei ricordi più belli sono ricordi di sieste. L’ora delle cicale, l’eternità nell’eternità…E pensare che eravamo costretti, non la facevamo volentieri, la siesta. Ma era un’istituzione “imprescindibile” come si dice oggi. Corrispondeva a una convinzione medica che è scomparsa con essa. Mai fare il bagno dopo pranzo, altrimenti congestione assicurata!
“Ah, sì, l’idra della congestione! Mangi un grammo di troppo, ti tuffi un minuto prima dell’ora giusta e coli a picco!”
“La versione liquida dell’insolazione!”
“Un altro bell’incubo, il rischio di insolazione: Non dimenticate il cappellino, bambini, o rischiate l’insolazione!”
“Perciò c’era la siesta obbligatoria, non vi chiediamo di andare a dormire, ma di riposare… un’ora e mezza di riposo non sarà mica la fine del mondo! D’altronde, cosa potresti fare con questo sole?” “Leggevamo. Nel mio ricordo i tre moschettieri non raccontano tanto i puntali della regina quanto l’ombra della nostra stanza, il vano delle persiane, il raggio di sole bollente sui riflessi del pavimento, l’odore caldo dei pini, l’unica mosca che ronza…le cicale…”
“Oliver che chiede ogni cinque minuti. Che ore sono? Che ore sono?”
12-13 Agosto
Compiti delle Vacanze e Cartoline
Compiti delle vacanze a Joyeuse, Ardéche, Agosto 1953
“A te, Anita, la cosa che piaceva di più era fare i compiti delle vacanze sotto il tiglio, con la nonna…” “E’ vero, le vacanze cominciano con i genitori e finiscono con le nonne. E siccome tirano per le lunghe, sono stati inventati i compiti delle vacanze.” “Papà era assolutamente contrario: “Fino a prova contraria le vacanze sono un diritto, non un compito. Quindi cosa vuol dire “compiti delle vacanze”? forse che io lavoro, durante le vacanze? “Sì, lui era il tipo da formule del genere. E soprattutto era contrario ai dettati. Ma lasciamoli in pace, santo cielo!” “Tutto sommato, preferivo i compiti delle vacanze alla stesura delle cartoline: “Cari genitori…qui stiamo tutti bene, spero anche voi…, bacioni, a presto Oliver P.S.. Vi faccio questo disegno.” “Lettere insulse, ovviamente, non si possono dare notizie dall’eternità a quelli che sono tornati a lavorare. Loro stanno dall’altra parte…”
Cartoline al Touring Club di Francia, Agosto 1959
14-15-16 Agosto
Ferragosto!
Nazionale 98, vicino a Sainte-Maxime, agosto 1959
Andando a Kufstein, Tirolo 1957
Sul fiume Dordogna, 1939
Sables-d’Olonne, Vandea, agosto 1958
Sables-d’Olonne, Vandea, agosto 1958
Pornichet, 1959
Buon Ferragosto!
17 Agosto Parte 1
Avventure-Disavventure
“Ha notato? La maggior parte dei racconti delle vacanze cominciano con la revocazione di una disgrazia…” “Esatto. E’ l’anno in cui Alice si è rotta il braccio cadendo da un’altalena, il giorno del suo arrivo a Condom…l’anno in cui Bernard si è tagliato il piede su un coccio di bottiglia alla Sables d’Olonne… l’estate dell’incendio a Tourette, molto prima dell’epoca dei Canadair, quando gli abitanti del villaggio andavano ancora all’assalto delle colline per battere i sottoboschi a colpi di coperte…
“O l’estate del cinghiale…”
“Non male l’estate del cinghiale. Eravamo dalle parti di Uriage, verso il massiccio di Vercors… a curare i disturbi della crescita di David…Uriage, comune di Saint-Martin d’Uriage, stazione termale, ottima per le articolazioni, c’era scritto su Science et Vie.”
“Una mattina decidemmo di lasciare la mamma alle terme per andare tutti quanti a fare un campeggio nel Vercors, zaini, bici, tende, una spedizione lungo la strada prendevamo in giro quelli che facevano merenda belli tranquilli accanto alla macchina o alla roulotte, con tanto di tavolino apparecchiato con cura, litrozzo di vino stappato e tovagliolo intorno al collo. Noi altri eravamo di un’altra tempra, autentici partigiani sulle nostre bici, con le borracce alla cintura, il torace al sole e i calzini arrotolati sulle pedule dell’avventura. “Le pedule…” “Geneviève aveva localizzato la foresta di Loscence su una cartina dello stato maggiore. Non so come stiano gli abeti rossi adesso, ma all’epoca erano proprio malati. Più ci inoltravamo nel bosco, più gli alberi erano cotti, una putrefazione ocra e secca che ci cadeva in polvere sulla testa… ognuno se lo teneva per se, ma cominciavamo a pensare che in fondo non doveva essere niente male un bel pic-nic sul ciglio della strada vicino alla roulotte… “Il morale della truppa è così. Va su e giù…” “Insomma, dopo un quarto d’ora di “avanzata” finimmo per insediare il nostro Q.G. in una conca circondata da alberi fossili. Montiamo la tenda, raccogliamo la legna per il fuoco, tiriamo fuori le provviste, ci istalliamo e Geneviéve chiede: “Che fine ha fatto David?” David? David! Porco cane.”Daviiiiid! Daviiiiiiid!” Ma eccolo che appare, con un dito posato sulle labbra: “Smettetela di urlare così che lo spaventate!” e ci mostra la cosa che tiene amorosamente tra le braccia. Un cinghialino! Per niente impaurito, il cinghialino, tutto fulvo con le righe nere, con la punta del naso rosa e l’occhio allegro. Al che, ovviamente, tutti quanti. “Ma che ccarinoooo, il cinghialino! E’ bbellisssimo vero?… ‘Con quel musetto, con quelle orecchiette, con quelle zampette…e gli occhietti, che sembrano bottoncini di stivali…dove l’hai trovato David’ Eh, dove l’hai trovato, questo tesoruccio? ‘Da quella parte…? Risponde David. Da quella parte… E da quella parte, a un centinaio di metri in fondo al dito di David, cosa vediamo arrivare, testa bassa e pancia a terra, ringhiando e sbuffando come un bufalo di Tex Avery? …
…”La cinghialessa…”
18-19 Agosto Parte 2
“Indovinato. La cinghialessa, il cinghiale femmina, la madre, la genitrice, la mammina, chiamala come ti pare, che a tutta birra viene a recuperare il suo marmocchio, in un terremoto ed esplosione di legno morto, un blocco di furore materno, una palla di muscoli e di rabbia disposta al sacrificio supremo…” “Allora, ovviamente, in queste situazioni si salvi chi può eh…” “Credo di non aver mai corso così in fretta in tutta la mia vita; peggio, credo di non aver mai dimenticato così radicalmente l’esistenza dei miei compagni i quali miei compagni facevano altrettanto, finchè non ci siamo ritrovati su una strada, completamente nel pallone, lontani dal campo base, in piena notte, bici e QG persi, soli nella montagna ostile…” “Secondo atto…Vabbè. Dopo due o tre chilometri si sente una voce dal ciglio della strada…un autentica voce di fata: ‘Be’, cocchi miei, dove ve ne andate così?’ La voce, scoprimmo, apparteneva a una biondona che se ne stava a fantasticare alla luna proprio lì, accanto a noi, seduta tra i mirtilli. Subito aggiunse: “Ehi! Patatone, vieni a vedere cosa ho trovato!” “Tutto questo per dire che abbiamo passato il resto della notte nella roulotte più carina che si possa immaginare: una “La Baule 400”, sala da pranzo, cucina e guardaroba, 650 kg, trainabile minimo da una 10 cavalli vapore, divano letto due posti davanti e divanetti letti dietro, dove Sylvaine – la fata si chiamava così – dove Sylvaine ci ha fatto mangiare il cassoulet più buono della nostra vita!
Caravanning alla 24 ore di Le Mans, 1953
20 Agosto
Costumi e cicatrici
“Facevamo tutti i giorni le stesse cose, ma ciò non impediva che ogni sera ci fosse un assemblea generale, sulla scala delle fioriera morta, per preparare il programma dell’indomani. Risultato invariabile: Victor e le cugine andavano a prendere il sole sulla spiaggia, la banda dei grandi scendeva il fiume in canoa, e i piccoli restavano a sguazzare nella polla della Belle Meuniére “. “Con i loro vecchi costumi da bagno di lana, ereditati di fratelli maggiori…” “Ah! Si! L’ultima generazione dei costumi da bagno di lana! Il costume che non si asciuga mai. Metti amollo il sedere nel fiume e lo conservi al fresco sino all’estate successiva! E che peso!” “ Era nella speranza che annegaste!” “ Intanto il grande Victor si pavoneggiava nei primi “slip da bagno”, quelli triangolari che ti mettono in risalto gli attributi. Con un pettine infilato nell’elastico. Le cugine lo guardano come Tarscimmia l’uomo Zan!” “Le cugine invece “bikinavano”, erano diventate cugine due pezzi, con piccoli volants ai balconcini, un effetti pazzesco!” “papà si scandalizzava a vederle un bici con quella tenuta!” “e la mamma: ‘E’ la moda Georges, l’evoluzione della moda…’” “Olivier, invece, se ne infischiava della moda. Il bagno non lo faceva mai. Un’unica passione dal mondo: la pesca! Mentre noi facevamo il bagno alla Belle Meunière, lui pescava. Ci tuffavamo vicino a lui, ridevamo, facevamo un casino che rieccheggiava tra le falesie del torrente Loup, lungo tutto il suo corso, ma lui continuava a pescare, imperturbabile!” “Anche i cavedani erano imperturbabili. Nessunissima paura di noi; neanche fossero addomesticati. Potevamo quasi toccarli quando ci tuffavamo. Nessuno di loro ha mai morso all’amo di Olivier.” “La pesca è un esercizio metafisico, i cavedani lo sapevano come lo sapevo io.” “Era carino, con il suo cappello di paglia e la canna da pesca lunga tre volte lui.” “Fino al giorno in cui la nostra amica Mireille, la figlia della pescivendola, gli ha attaccato all’amo la testa di una coda di rospo mentre noi lo distraevamo. E, tutt’a un tratto: ‘il galleggiante, Olivier, abbocca! Abbocca!’” “Ecco si traumatizza un bambino. Avete mai visto la testa di una coda di rospo? Una bocca enorme piena di denti, occhi da incubo. Per una settimana mi sono svegliato tutte le notti urlando. La coda di rospo schizzava fuori dal fiume, risaliva il mio filo, si mangiava la canna e io mi svegliavo proprio quando stavo per essere divorato.”
Andando al fiume Le Vianon, vicino a Neuvic dì Ussel, Corrèze, agosto 1954
“Poi, una sera, ci hanno riportato Victor dalla spiaggia con un taglio dall’ombelico alla spalla. Per far colpo sulle cugine, si divertiva a tuffarsi dal punto più alto possibile dentro una di quelle enormi ciambelle che papà portava dai cantieri EDF, una vecchia enorme camera d’aria di camion gigante…” “Aveva dimenticato di mettere del nastro isolante intorno alla valvola. L’estate seguente non aveva più bisogno della ciambella per fare colpo sulle cugine: gli bastava la cicatrice.”
21 Agosto
Temporali estivi
Le Baule, agosto 1959
Campeggiatori a Capte, Var, agosto 1959
Campeggio del Touring Club di Francia, Pramousquier, agosto 1959
22-23 Agosto
Dal parrucchiere
Quando le signore il giovedì tornavano una scappata in città per far rifare la piega e… ripartivano al volo!
Place des Remparts, Saint-Tropez, agosto 1958
24-25-26 Agosto
Verso fine mese…
Noi altri le avremmo votate volentieri una seconda volta, le ferie pagate…per fare in modo che alle vacanze seguissero altre vacanze… Ma non c’è niente da fare contro i colchici. Ogni estate i colchici cancellavano silenziosamente l’estate, e le nonne rimangono sole a guardar maturare l’uva. “L’estate prossima forse non sarò più qui ad abbracciarvi, tesori miei…” Attenzione, bambini: quando le nonne cominciano a parlarvi dell’estate, vuol dire che la fine delle vacanze si avvicina. Pioverà. Le suole delle vostre espadrillas peseranno di tutto il peso della corda inzuppata. Non è lontano il momento in cui i vostri genitori utilizzeranno la loro “ultima settimana” per venire a prendere la prole….forse sono già per strada.
Pornichet, fine agosto 1959
27 Agosto
Una vespa e tre spighe di lavanda…
“Erano più lunghi che mai, quei viaggi di ritorno. Appena Olivier intravedeva in lontananza un palo dell’alta tensione, chiedeva: è la Tour Eiffel? Siamo arrivati?” “Rimaneva sempre un po’ di sabbia in macchina, una vespa morta, tre spighe di lavanda…”
28-29-30 Agosto
Ritorno!
“Per fortuna ci rimaneva la nostra ultima grana: l’ammazza-vacanze, come si dice l’ammazza caffè. La frontiera svizzera, per esempio…ti ricordi, Geneviève, la frontiera svizzera?” “che genere di malattia ci avevano mandato a curare in Svizzera quell’estate, la mamma e Science et Vie?” “ Chi lo sa… La cosa importante era che per una volta eravamo in macchina.” “E’ vero, il nostro primo e ultimo macinino! Una 302 vecchia fiammante, sbilenca e guercia, una macchina a vapore un filino capricciosa. Nessun problema con la dogana elvetica, che non ci teneva affatto a serbare ulteriormente quella monnezza tra le sue mura. Ma, “corollariamente”, le guardie di finanza francesi non erano gasatissime all’idea di importarci. La mamma ci aveva supplicato di starcene buon buoni, per una volta, di non stuzzicare la gendarmeria sotto la giugulare. Dovevamo fare i bravi. In sostanza starcene in silenzio. In effetti, noi non avevamo fiatato. Né riso, nemmeno ridacchiato. Bontà esemplare, con la riga bella dritta da una parte. Erano in due, abbastanza atipici, e si erano messi a girare lentamente intorno alla macchina, per cerchi concentrici, un po’ come in un museo davanti a un’opera enigmatica.” “O come squali cui sta venendo fame. In realtà, registravano silenziosamente le contravvenzioni. Niente luci posteriori, un fanale rotto davanti, portapacchi sovraccarico, pneumatici spaiati, sospensioni defunte, passeggeri in eccedenza… annotavano tutto, con facce golose che cominciavano a scaldare la bile della mamma. ‘Allora, insomma, ne abbiamo ancora per molto?” “ Non ne avevano per molto. Il più vecchio dei due gallonati portò un dito alla visiera del chepì e fece una domanda evasiva: ‘A parte queste bazzecole, cara la mia signora, ha qualcosa da dichiarare?’ L’auto traboccava di marmocchi, era zeppa di valigie e di materiali da campeggio, ci voleva la coscienza di un doganiere per immaginare che ci fosse ancora il benchè minimo spazio per il più minuscolo oggetto di contrabbando. “Rifletta bene…mmmm? Niente da dichiarare?…” Visto che è l’autorità a chiederglielo, nostra madre assume un’aria pensosa: aggrotta la fronte, si gratta il mento, si lambicca ostentatamente il cervello, poi, facendo cenno al doganiere di avvicinarsi, gli mormora, nel tono della più assoluta confidenza.
MADRE: I bambini, dietro…non ha notato niente?
DOGANIERE: No…
MADRE: E’ lì che nascondo il cioccolato.
DOGANIERE: Scusi?
MADRE: Il cioccolato e gli orologi svizzeri, li nascondo nei bambini. Non c’è più posto, in macchina. All’arrivo, due dita in gola e recuperiamo tutto, che rimanga tra noi.
“Al che. Lungo silenzio della dogana francese. Lungo silenzio generale, per dirla tutta, illuminato solo dal grandioso sorriso della mamma. Dopodichè, il doganiere torna pian piano alla vita: ‘Ho capito, signora. Scenda, per cortesia, e voglia esibirmi i documenti afferenti all’identificazione del veicolo.” “Sono le parole esatte, impresse nella memoria familiare.” “Per farla breve, hanno perquisito i bagagli e il “veicolo” da cima a fondo, arrivando fino a sondare la ruota di scorta e le canne di bambù che servivano da paletti per le nostre tende. Quando hanno aperto il cofano, la mamma si è limitata ad avvertirli. ‘Attenti che è bizzosa.’” “ E quando l’hanno richiuso, il motore non ha più voluto ripartire. Morale, la mamma ha lasciato loro in regalo la macchina e siamo tornati in treno, come al solito.”
31 Agosto
Foto ricordo!
Sì, sì, sì…ma a questo punto dell’estate, hai voglia a sforzarti di ridere…
Annette e Francine che posano un’ultima volta davanti al mare, sorriso impavido sulle labbra e retini per gamberetti in mano, e il signore così innamorato che fotografa la sua bella con la sciarpa e il vestitino svolazzanti contro l’orizzonte di un autunno già vicino, tutto quel crepitare di foto ricordo, quei binari delle stazioni zeppi di gente, quella marea di tetti lucidi, il girotondo dei taxi, ahimè, ahimè…sono ormai foto del ritorno. Fine dell’eternità, buongiorno quotidianità.
La vita è breve, ma ancora più brevi sono le vacanze.
Per addormentarsi, non resta che
stringere forte gli sci di Natale.
Fine.
LIVING RIPRENDE CON L’INIZIO DELLE SCUOLE IL 12 SETTEMBRE… QUEST’ANNO SI VA’ “IN SECONDA”, STESSO ZAINO, STESSI INSEGNANTI E STESSI COMPAGNI… MA CON QUADERNI NUOVI E PAGINE BIANCHE ANCORA DA RIEMPIRE!
Testi e foto tratti da:
Per ripassare e arrivare pronti
a settembre…
RiLiving/Rileggi…
due/SALONE/FUORISALONE/last minutes
Per commenti, proposte, idee, domande, critiche…