LECCO – E’ la Cgil a rendere noti gli ultimi dati relativi alla situazione delle imprese lombarde, attraverso quelli della cassa integrazione per il mese di settembre, che rispetto allo scorso anno vede un aumento complessivo del 9,23%.
La cassa ordinaria cresce del 11,25%, quella straordinaria del 34,30%, quella in deroga si riduce invece del 23,97%, anche il sindacato rimarca le difficoltà riscontrate nei ritardi nell’approvazione delle domande a causa delle mancate coperture economiche del passato.
Un incremento drammatico è invece quello dell’indennità di mobilità (59,33%) a seguito di licenziamenti: solo a settembre ammonta a oltre 4 mila il numero di lavoratori lombardi iscritti alle liste di mobilità.
Il settore più colpito è quello dell’edilizia (+40,69%) ma tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa: l’agricoltura (77,16%), l’estrazione minerali metalliferi e non (65,17%), il commercio al minuto (80,05%), il settore delle lavorazioni metalli non metalliferi (36,59%), l’industria edile (36,93%), l’artigianato edile (52,39%), l’industria lapidei (51,01%).
Le province che si collocano sopra la media regionale sono quelle di Milano (17,09%), Bergamo (30,17%), Pavia (21,08%), Varese (16,57%).
Se però consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, Lecco si aggiudica un tristissimo podio con una percentuale del 6,62%, seguita da Brescia (6,34%), Bergamo (6,06%) e Como (5,34%).
“Ribadiamo che dinanzi alla crisi di sistema occorre intervenire per sostenere i settori industriali e commerciali e i consumi, difendere lo stato sociale e affrontare efficacemente le questioni strutturali del Paese reale – spiega la Cgil – a partire dalle mancate politiche industriali che, insieme alla grande evasione, alla corruzione devastante e alle infiltrazioni mafiose, devono essere affrontate e risolte per dare al Paese e alla Lombardia una prospettiva di salvezza. E’ sempre più urgente ridare centralità al valore del lavoro e alla sofferenza sociale che non può più aspettare l’indicazione di soluzioni urgenti, in netta discontinuità con le politiche depressive e neoliberiste dei governi precedenti”.

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