RUBRICA – SEPARARSI INFORMATI E NON SOLO… LA FAMGILIA ED I MINORI
Quando c’è una conflittualità manifesta o latente tra due genitori che continuano a vivere insieme oppure già separati, bambini e adolescenti possono manifestare una serie di segnali che sono da intendersi come il campanello d’allarme di un disagio per via della loro situazione familiare.
I bambini piccoli per sentirsi sicuri, amati e benvoluti hanno bisogno di toccare le loro figure di attaccamento, cioè i genitori, e di vedere che si vogliono bene e che stanno vicine. Se ciò non accade, possono interpretare questa situazione come una mancanza di interesse nei loro confronti o addirittura di abbandono. Pertanto, all’asilo nido o alla scuola materna, questi piccolini possono provare in maniera consistente paura, rabbia, insicurezza che possono esprimersi in vari modi:
- Irrequietezza motoria, ossia difficoltà a star fermi. Non si tratta di bambini solo vivaci, ma proprio irrequieti e dal comportamento inconcludente;
- Aggressività fisica continuativa e persistente (pugni, calci, morsi), verso i compagni, talvolta verso le maestre o anche verso se stessi;
- Paure molto forti e persistenti, di vario tipi (dalla paura del buio alla paura dei mostri) che possono portare anche a crisi di pianto);
- Enuresi diurna o notturna, benché sia già stato raggiunto il controllo sfinterico;
- Disturbi del sonno, incubi ricorrenti.
Nei bambini della scuola primaria la separazione o il “divorzio emotivo” dei genitori (ossia quella situazione in cui i genitori pur non amandosi più continuano a vivere insieme) può generare delle reazioni opposte. L’elaborazione interiore di ciò che sta accadendo dentro di sé e nella propria famiglia (specie se non c’è possibilità di parlarne con qualcuno) fa diminuire le risorse per l’attenzione, la concentrazione, la memorizzazione con il conseguente calo del rendimento scolastico. All’opposto, certi bambini reagiscono alle difficoltà familiari con un iper-investimento scolastico, cioè dedicando quasi tutto il loro tempo libero alla scuola per diventare i primi della classe. Sia il calo del rendimento scolastico sia l’iper-investimento nella scuola possono rispondere in realtà allo stesso obiettivo inconsapevole del bambino, cioè di attirare l’attenzione su di sé per distrarre i genitori dai propri conflitti e cercare di tenerli assieme sulla base di una comune emozione, che può essere la preoccupazione oppure l’orgoglio per i risultati scolastici.
Nella scuola secondaria di I° grado, gli alunni sono ormai entrati nella preadolescenza: un’età caratterizzata dalla provocazione e dal bisogno di trasgredire le regole. Può essere allora che il disagio a questa età si manifesti, oltre che con un calo o un miglioramento improvviso del rendimento scolastico, anche attraverso dei comportamenti ribelli e pestiferi, molto più pronunciati rispetto alla media dei coetanei. Si tratta di quei ragazzi che non accettano le regole poste dagli insegnanti, sempre irrequieti infastidiscono i compagni e sono incapaci di rispettarli nonostante i continui richiami. L’intento inconsapevole è sempre lo stesso: attirare l’attenzione su di sé in modo da poter essere ascoltati e rassicurati rispetto ai cambiamenti familiari. Può essere che questi ragazzi si comportino in modo molto diverso a casa e a scuola, cioè essere turbolenti a scuola e tranquilli a casa per non disturbare le dinamiche familiari già troppo accese, mentre la scuola diventa il luogo in cui poter esprimere il proprio disagio.
I ragazzi più grandi, in piena adolescenza, hanno strumenti in più per comprendere le scelte dei genitori e molti riescono a comprendere che la separazione è una scelta necessaria, anche se non desiderata. Tuttavia, molto dipende da come viene gestita la conflittualità tra la madre e il padre. Se ci sono eccessive tensioni tra i genitori o la presenza di comportamenti contraddittori, difficili da decifrare, i figli adolescenti manifesteranno un disagio, per esempio, attraverso:
- Un cattivo rendimento scolastico o un iper-investimento scolastico;
- Eccessive insicurezze o fragilità a scuola;
- Disturbi alimentari (nausea o vomito prima di andare a scuola o prima delle verifiche);
- Frequenti ritardi o assenze ingiustificate;
- Fatica a sopportare frustrazioni in classe (richiami, brutti voti, ecc.).
Qualsiasi sia l’età dei figli, è importante che ci sia una presenza calorosa dei genitori. Questo non significa viziarli o concedere loro tutto, ma disponibilità all’ascolto, interesse a discutere su ciò che accade in famiglia e a scuola, aiuto nel dare un nome alle emozioni che i figli vivono nelle diverse situazioni. E quindi rassicurarli spiegando loro cosa succederà in futuro e come potranno comportarsi. Quando invece i genitori si rendono conto di non riuscire a sostenere da soli il figlio e si è magari in presenza di una sintomatologia conclamata, è importante ricorrere all’aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta.
Cosa può fare invece la scuola per questi allievi e le loro famiglie? Se un insegnante riesce a conquistare la stima dei propri allievi, può avere un’influenza molto positiva sul loro benessere psicologico. Se i docenti sono a conoscenza dei problemi familiari dell’alunno, è opportuno che non si comportino in modo freddo o distaccato, ma aperto e amichevole, pur mantenendo il ruolo di insegnante. Un altro errore sarebbe quello di compatire troppo questi allievi, accentuando i loro sentimenti di inadeguatezza.
La scuola dovrebbe poi seguire alcune “buone prassi” con le famiglie separate. La legge prescrive che il genitore non affidatario, purché in possesso della potestà genitoriale, ha il diritto di essere informato sul rendimento scolastico e su ogni decisione riguardanti i figli. E’ quindi fondamentale che i genitori avvertano la scuola della loro situazione, affinché vengano annotati i
recapiti di entrambi. In questo modo sia la madre che il padre saranno informati su avvisi, delibere scolastiche e su eventuali problemi specifici del figlio.
Il personale scolastico dovrebbe poi essere pronto a tutelarsi da eventuali manipolazioni che frequentemente vengono messe in atto da un genitore separato se è in forte conflitto con l’altro. Pertanto è opportuno non rilasciare pagelle, nulla osta per un cambio di scuola o altri documenti ufficiali ad un genitore senza che anche l’altro non sia stato informato. Da qui possiamo comprendere quanto anche una buona formazione del personale scolastico sulla separazione familiare nei suoi aspetti legali, psicologici e relazionali possa essere di grande aiuto per prevenire o arginare il disagio di molti bambini e adolescenti.
Dott. Paolo Bozzato
Psicologo dell’età evolutiva – Psicoterapeuta dell’Associazione Figli Per Sempre Onlus
Per info : segreteria@figlipersempreonlus.org
0331 28 13 80
Segreteria@figlipersempreonlus.org
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