LECCO – Non è un 25 Aprile senza polemiche a Lecco: ad agitare la celebrazione del 69° anniversario dalla Liberazione, uno striscione esposto dagli esponenti di Qui Lecco Libera e la reazione di alcuni membri dell’amministrazione comunale che si sono messi di fronte al telo “oscurandolo”. Il tutto mentre dal palchetto allestito nella corte del palazzo comunale interveniva il sindaco Virginio Brivio.
Al passaggio centrale del discorso del primo cittadino relativo alla difesa del bene comune dai “nuovi invasori”, identificati dal sindaco negli “interessi corporativi, l’esasperazione dell’individualismo, l’illegalità diffusa e le mafie nelle multiformi presenze che esse si sono date si stanno dando” – un chiaro riferimento ai recenti fatti giudiziari che hanno toccato anche l’amministrazione lecchese (con l’arresto del consigliere comunale Ernesto Palermo) – Qui Lecco Libera ha sollevato il proprio striscione.
“Non mentire, non essere complici, non restare ciechi. Questo il messaggio che abbiamo voluto rivolgere a noi stessi, alla città e al ceto politico locale nella giornata della Liberazione dal nazifascismo – spiegano dall’associazione che nelle ultime settimane ha seguito con grande attenzione gli sviluppi dell’inchiesta Metastasi – L’abbiamo fatto riprendendo Simone Weil, che aveva così ben riassunto il necessario impegno civile in capo ad ogni individuo, esponendo pacificamente e democraticamente, come altri hanno fatto con bandiere, uno striscione nel cortile di Palazzo Bovara”.
In breve sono intervenuti il vicesindaco Campione insieme all’assessore Elisa Corti e ad un consigliere comunale che si sono parati dinnanzi al telo.
“Non è stata prestata attenzione al contenuto di quelle parole , quanto mai pertinente in una giornata come quella del 25 aprile – hanno commentato da Qui Lecco Libera – È indicativo il fatto che questo gesto antidemocratico, che tradisce peraltro un’imbarazzante coda di paglia, abbia avuto luogo proprio mentre veniva ricordata l’importanza della libertà di espressione conquistata durante la Resistenza e la sua tutela quotidiana. A questi improvvisati soldatini della prevaricazione ricordiamo la Costituzione. Nel ponte delle feste potrebbero, forse, rileggerla”.
A replicare è l’assessore Corti: “Condividiamo quelle parole ma non il modo strumentale con cui sono state usate – spiega – a parte il fatto che per esporre lo striscione abbiano fatto spostare delle signore, l’accordo con tutti era che non ci sarebbero state bandiere né durante la S. Messa né durante la celebrazione in Comune, perché doveva essere un momento di ricordo e riconciliazione; nemmeno i sindacati le hanno esposte. Potevano farlo in qualsiasi altro momento”.
“Non è possibile l’idea che se non la pensi come loro sei antidemocratico – si è sfogato l’assessore – La nostra è stata una reazione a caldo contro un gesto che sentivamo come provocatorio”.

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