Mostra benefica: le “spose bambine” negli scatti di Sara Munari

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Anna Maria Corti - Sabina Melesi - Prashanth Cattaneo - Sara Munari
Anna Maria Corti – Sabina Melesi – Prashanth Cattaneo – Sara Munari

 

LECCO – Un viaggio in Bangladesh durante il quale si sarebbe dovuta concentrare esclusivamente sul tema dell’acqua, ma quando la macchina fotografica di Sara Munari ha incrociato lo sguardo di quelle bambine e di quelle giovani madri, la fotografa lecchese ha capito che la sua missione era un’altra e i suoi scatti, che vogliono rappresentare la condizione femminile nel paese asiatico, saranno presto esposti in una mostra ospitata presso la hall di Confcommercio.

La fotografa Sara Munari
La fotografa Sara Munari

E’ l’iniziativa benefica che l’associazione dei commercianti e il COE hanno voluto realizzare per dare il proprio aiuto alle adolescenti bangladesi costrette a sposarsi e ad avere figli ancor prima di aver compiuto 14 anni.

“Si tratta di ragazzine, poco più che bimbe, destinate a sposarsi con uomini anche 30 anni più grandi di loro. Hanno rapporti sessuali ancor prima del loro primo ciclo mestruale e spesso restano vedove giovani, finendo per diventare schiave della famiglia del marito. E’ invece compito della famiglia della bambina dover offrire la dote allo sposo. Spero con questo lavoro di poterle aiutare”.

Sara Munari è partita nel gennaio del 2014 per il Bangladesh, un viaggio di otto giorni per documentare i progetti del COE in 11 villaggi del Paese asiatico nei distretti di Khulna, Jessore e Satkhira.

“Ci sono diverse iniziative in atto per dare sostegno a queste giovani – conferma Prashanth Cattaneo, vicepresidente del COE – corsi di formazione e sussidi per pagare vitto e alloggio, cercando di allontanarle da una strada per molte di loro già segnata. Raccoglieremo quindi fondi a sostegno di questi progetti e per sensibilizzare le persone sulle loro condizioni”.

Dei circa 60 scatti realizzati saranno esposti una decina a partire dal giovedì 5 marzo (ore 18.30), giorno di inaugurazione della mostra, e la vendita delle fotografie ( a partire da un’offerta di 60 euro l’una) è finalizzata a garantire continuità al progetto del COE.

I braccialetti simbolo dello status di donna sposata delle donne bangladesi
I braccialetti simbolo dello status di donna sposata delle donne bangladesi

Alle immagini realizzate dalla fotografa lecchese si affiancherà la vendita anche dei braccialetti (a partire da 25 euro), realizzati in conchiglia, che ognuna di queste ragazzine deve indossare come simbolo dell’unione coniugale. “Si tratta di ornamenti autentici e non di bigiotteria, realizzati dagli artigiani bangladesi, gli unici a poter toccare una donna al di fuori dei loro promessi sposi – sottolinea Sabina Melesi, fondatrice della Galleria Melesi – di questi oggetti se ne ha traccia già a partire dal 2500 a.C. e sono resistiti fino al giorno d’oggi per evidenziare lo stato sociale di donna sposata”.

Oggetti che rappresentano la fedeltà verso il marito me che per molte di queste donne significano anche la prigione di una vita sacrificata alle convenzioni culturali. “Indossiamoli noi per non farli indossare a loro, è questo il significato dell’iniziativa – ha spiegato Anna Maria Corti, rappresentate del Gruppo Terziario Donna di Confcommercio Lecco – è anche il nostro modo per celebrare la Festa della Donna accendendo i riflettori sulla drammaticità della situazione vissuta sulla pelle di queste giovani”.