LECCO – Si inaugura sabato l’evento più importante dell’estate culturale lecchese: la mostra “Giorgio de Chirico: una gita a Lecco. Esperienze sensoriali e multimediali da un racconto del maestro della metafisica” ospitata a Palazzo Paure.
La mostra comprenderà alcuni capolavori originali e opere significative di Giorgio de Chirico e ricostruirà materialmente ed iconograficamente il “viaggio” compiuto da de Chirico da Milano verso Lecco, passando dalla Brianza, a partire dallo scritto del 1940 di Giorgio de Chirico pubblicato su “Aria d’Italia” con titolo “Una gita a Lecco”.
In quel testo l’artista, attraverso il suo originale punto di vista, racconta alcune specificità territoriali e gastronomiche della terra lecchese, in modo particolare le lumache che sarebbero state uno dei motivi della visita di de Chirico nel lecchese (“si reca su quel ramo del lago con il pretestuoso scopo di mangiar lumache” spiegano gli organizzatori della mostra).
Così il mollusco è diventato uno dei protagonisti di questa mostra, finendo non solo stilizzato sulla locandina dell’evento ma anche nei menù di degustazione dei vicini ristoranti e locali, proposti appositamente per la mostra.
Tutto ciò non è affatto piaciuto agli animalisti di Freccia 45: “Con tutta l’ammirazione che si possa avere per l’artista in questione e con tutta la comprensione che si possa avere per il suo pretestuoso scopo di mangiar lumache, mi chiedo che cosa abbia spinto gli organizzatori a proporre il menù degustazione lumache, magari invitando i bambini e le bambine ad assaggiare questa ‘specialità’” scrive Paola Re, responsabile delle petizioni di Freccia 45.
“So che le lumache si mangiano, come si mangiano tante altre disgraziate specie animali ma credo che quei menù, più che essere una degustazione, siano un disgusto e un’idea anacronistica che gli organizzatori avrebbero potuto escludere da questo evento – prosegue – Migliaia di minuscoli animali saranno sacrificati nei prossimi tre mesi per soddisfare un “pretestuoso scopo” dando un esempio di arretratezza culturale e degrado specista”.

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